Lo dice una ricerca Wine Intelligence che è andata ad indagare sul se il genere influisse sulle scelte dei consumi. Le donne hanno le idee chiare, ma dovrebbero migliorare in autostima

Ci sono gli uomini, ci sono i millennials e, anche tra questi ci sono le donne; la femminilità nel vino ha un peso sempre maggiore e le donne, finalmente, possono dire la loro quando si parla di vino.

E’ un argomento che abbiamo affrontato spesso e sotto molti punti di vista. Abbiamo ad esempio che qualche discriminazione c’è ancora, che sono sempre di più quelle che scelgono di diventare sommelier, ma che per loro è ancora tutto troppo spesso complicato, ma anche che nel mondo dell’agroalimentare alcune sono decisamente rivoluzionarie, che più sono istruite più amano conoscere e far parte di questo mondo, che non vogliono si faccia confusione, ma che ognuno sia forte della sua personalità per cui un uomo che di vino non ne sa o ne sa meno di loro sexy non è, e che, tra i giovanissimi, i cosiddetti millennials, sono proprio loro a determinare le scelte quando si parla di vino!

E’ in questo quadro che si inserisce l’ultimo rapporto di Wine Intelligence “Consumo di vino e genere: avvicina il vino a donne e uomini in modo diverso?” A quanto pare sì e le donne hanno le idee chiare tanto quanto un impensabile grado di diffidenza.

 

Vino al femminile: una ricerca fatta nei mercati dove se si parla di calici tra uomini e donne non ci sono differenze

 

Partiamo dagli assunti da cui la ricerca ha preso le mosse. Sono state 11 le ipotesi sulla differenza di genere nel consumo e nell’atteggiamento verso il vino indagate in sei mercati chiave: Australia, Canada, Cina, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti. Sei mercati dove a consumare vino sono circa 230 milioni di persone che si suddividono equamente tra uomini e donne.

A supporto di Wine Intelligence è intervenuta Women of the Vine & Spirits, la principale organizzazione mondiale dedicata proprio al progresso delle donne nell’universo delle bevande alcoliche. La ricerca ha quindi preso in considerazione uomini e donne con pari conoscenze in tema vino. Ciò vuol dire uomini e donne che hanno lo steso bagaglio culturale quando si parla di regioni vinicole, disciplinari, vitigni e marchi.

 

Vino al femminile: meglio se sostenibile e frutto del lavoro di piccoli produttori preferibilmente donne

 

Cosa è emerso? Che alle donne il vino piace etico e, soprattutto, se fatto da piccoli produttori. La sostenibilità e l’autoctonicità, lo scrupolo del particolare, insomma, sono per loro fattori discriminanti. Più piccola è l’azienda, più le donne la trovano affidabile. Soprattutto in Svezia dove è il 69% delle donne che preferisce acquistare il vino biologico, a fronte del 52% degli uomini. Non solo: se il produttore è donna anche meglio. Solidarietà femminile? Difficile a dirsi, certo è che se il produttore è donna ed è ben evidente sull’etichetta, allora la preferenza del gentil sesso andrà proprio su una loro bottiglia. Stessa cosa se l’enologo è donna.

Cosa che ha particolarmente colpito la Ceo di Women of the Vine & Spirits Deborah Brenner visto che, ha detto “stiamo per lanciare il nostro programma di proprietà e certificazione femminile incentrato sulle donne, dietro i marchi e la diversità dei fornitori”.

 

Quel ma che è sintomo di scarsa sicurezza…

C’è però un aspetto negativo in tutto questo. Saranno vecchi retaggi culturali, ma certo è che gli uomini sono molto più sicuri delle loro conoscenze sul vino rispetto alle donne. Un’alta percentuale di uomini dichiara infatti di “essere la persona che principalmente ordina vino quando si mangia in un ristorante”. Ci piacerebbe pensare che le signore glielo lascino fare perché gli piace così; perché apprezzano un uomo che quando le serve, sappia dare la giusta direzione. Ma la verità che emerge purtroppo è un’altra: davanti alla scelta le donne diventano talvolta insicure. Lo dice l’indagine: la percezione della propria conoscenza sul vino fa sentire le donne non all’altezza anche quando, in realtà, lo sono eccome!

 

Vino al femminile: non esistono più gli stereotipi, le donne, nel vino, contano e sono assi importanti nell’indirizzare i mercati

 

Commentando il rapporto, Lulie Halstead, ceo di Wine Intelligence, ha dichiarato: “Sono state scritte molte cose sulle presunte differenze tra uomini e donne: su come pensano, agiscono e interagiscono tra loro e insieme una serie di teorie affascinanti per lo più aneddotiche, sul comportamento del genere, riguardo al vino. In questo rapporto abbiamo preso alcune delle ipotesi più comunemente utilizzate e abbiamo usato i nostri set di dati comportamentali e attitudinali dei consumatori internazionali, oltre ad alcuni esperimenti di ricerca empirica specificatamente progettati, per verificare se esistono prove a supporto che lo confermano o lo smentiscono”.

La Brenner ha aggiunto: “in un’epoca in cui il ruolo del genere viene prima di tutto, uno studio indipendente statisticamente affidabile e valido è essenziale per il nostro settore e l’innovazione”. Insomma solo un primo passo vero l’approfondimento di altre dinamiche per scoprire quanto il vino, per le donne, sia ormai un mondo d’appartenenza e non un palcoscenico riservato a semplici comparse. Stabilire cioè quanto i loro comportamenti e le loro scelte influenzino i mercati. Quel che è certo è che lo fanno molto più di quanto si possa immaginare e dimostri l’apparenza.