Finalmente non ci sono più distinzioni. Le donne si liberano di un'antico pregiudizio. Bevono tanto e come gli uomini e va bene così. Ma per ottenere questa libertà ci sono voluti non secoli, bensì millenni.

Non ci sono voluti secoli, ma millenni. Ma se è vero che chi l’ha dura la vince beh, le donne ce l’hanno fatta. Entrare in un winebar o in un ristorante e vederle sorseggiare, e magari ordinare con tanta consapevolezza, un calice di vino è ormai la normalità. A dirla tutta il gesto è carico di fascino visto che a cena sono sempre più spesso loro a decidere la bottiglia da ordinare. D’altra parte per loro l’uomo che non beve vino e non ne caspice nulla è addirittura noioso. Nel vino la parità è ormai carta fatta. Nonostante le differenze di gusto, infatti, il vino si può definire unisex.

La certezza arriva da un’analisi condotto da Maxfone sui cosiddetti Millennial, cioè i giovani compresi tra i 18 e i 35 anni (2 miliardi in tutto il mondo). Un’indagine voluta da Pasqua Vigneti e Cantine e realizzata attraverso i big data raccolti, in tempo reale, dalla piattaforma SocialMeter Analysis. Tre mesi di rilevazioni, tra giugno e settembre, che hanno scattato una fotografia nuova al rapporto dei giovani con vino. Soprattutto alle donne che, questa libertà, se la sono guadagnata con millenni di pregiudizi, condanne e illazioni.

 

Vino unisex: nella scelta le donne sono più determinate e determinanti

 

vino unisex donne e vino

 

La scelta del vino non è determinata dal sesso. Anzi, negli acquisti, oggi, sono le donne a scegliere. Il Paese dove tale libertà è ormai una realtà indiscutibile? Gli Stati Uniti ovviamente dove nell’83% dei casi sono proprio le donne a scegliere quale vino acquistare. Segue l’Uk dove la percentuale è dell’80%, Francia 70%, Svizzera 60& e Australia 57%. Non solo, nel 51% dei casi sono sempre loro a comprare il vino online.

“Siamo attenti osservatori degli stili di consumo del vino che interessano i diversi Paesi – ha affermato Riccardo Pasqua, amministratore delegato dell’omonima azienda vitivinicola. In particolare crediamo che i Millennial stiano guidando il cambiamento e alcuni trend emergenti. Sono una generazione in continua evoluzione che ama abbattere i cliché e che ha stili di vita sempre mutevoli. Questa è un’opportunità e una minaccia, perché è sempre più difficile individuare quali trend id consumo si consolideranno e quali, invece, svaniranno”.

 

Quanto i millennials influenzano il marketing del vino

E che i Millennials siano il target verso cui si punta di più o che comunque sono queli cui tutti volgono lo sguardo, lo confermano tanti altri studi e molteplici iniziative. Ad esempio quella del #rosè il cui hashtag ha sostanzialmente determinato un vero e proprio trend. Uno stile si potrebbe dire, che ha fatto di Instagram, ad esempio, il tempio “rosa” degli amanti del vino. Interessante anche la scelta, tutta italiana, di formare dei Millennials blogger cinesi per far raccontare il nostro vino proprio in Cina. Altro esempio quello di Aldi’s che l’anno scorso, in vista del Natale, lanciò una linea di vino in formato birra per attirare proprio i giovanissimi.

Non solo. A loro, l’Argentina, ha rivolto un’intera campagna di marketing per cercare di far risalire i consumi di vino. L’esempio più lampante è stato quello di immettere nel mercato bottiglie di vino da #140 caratteri. L’elemento “social” è sempre più importante perché la condivisione deve produrre anche  una certa unicità. Ragion per cui, a casa nostra, i millennials sono tornati ad amare, e molto, le bollicine, purché gli spumanti si presentino in un certo senso “alternativi”.

Eh sì, perché dire Millennials non vuol dire inglobare tutti i 2 milioni di giovani che rientrano nella categoria. Capirli significa studiarne i comportamenti in ogni singola realtà e costruire intorno a loro la giusta strategia di marketing. Ci sono, insomma, Millennials e Millennials come già aveva dimostrato una ricerca della Pasqua Vigneti e cantine.

 

Vino unisex: per le donne ottenere tale libertà è costato millenni di scontati pregiudizi

 

vino unisex nicolas poussin baccanale

Ph Nicolas Poussin – The Triumph of Pan

Il vino, insomma, è unisex. Donne e uomini lo bevono ed entrambi lo amano. Ma per le prime raggiungere questo status ha significato millenni di emarginazione e pregiudizi. Essere donna, insomma, facile non è mai stato e nell’antichità di certo non si poteva bere per dimenticare. Se oggi le donne nel mondo del vino sono una realtà a 360 gradi al di là di alcuni comportamenti ancora tendenzialmente sessisti, così non era fino a non molto tempo fa.

Le nostre Donne del Vino, oggi, sono produttrici capaci di farsi riconoscere a livello internazionale, sono sempre di più sommelier e manager. Un tempo, però, il vino per loro era un vero e proprio tabù. E quando non lo era, rappresentava lo strumento giusto per gettare su di loro ingiustificati pregiudizi.

Tanto per intenderci nell’antica Roma, all’imbecillus sexus (tradizione facilissima) il vino era proibito “de iure e de facto”. Si rischiava addirittura la vita se soprese a sorseggiare. Cosa consentia, seppur in minime quantità, soltanto in occasione di feste religiose e durante la cena quando gli era consentito bere bevande dolci e aromatizzate, che fosser, in sostanza, meno alcoliche del vino puro. Questo, a loro, era completamente negato e concesso soltanto in caso di prescirzione medica per la cura di gravi malattie.

Eppure i baccanali, già in epoca grecia, avevano una forte connotazione femminile. Fatto sta che, se partecipi, nella migliore delle ipotesi si veniva additate come prostitute per il resto della vita, ma ubriacarsi ed essere una donna di rango elevato, voleva dire era compito del pater familias decidere la sua punizione. Quale? “l’invisibilità della morte femminile”, ovvero la clausura tra le mure domestiche fino a sopraggiunta morte.

 

Dall’antica aroma alla modernità: storia di un rapporto che sembrava impossibile e che oggi è la normalità

 

Se l’epoca pagana afferma un così arcaico pensiero, non meglio va nei secoli a seguire e con il cristianesimo. A cominciare dal periodo Medioevale quando alle donne, in piccole quantità il vino era anche concesso, ma l’ubriachezza vista come il male. Eppure, e questo fa oggi sorridere, c’era un caso in cui alle donne il vino veniva consigliato: quando erano troppo magre. Insomma, il vino era concesso solo per metter su le forme giuste per trovar marito.

Per quanto assurdo e comunque fuori dal tempo è incredibile come, in realtà, il Medioevo sia stato quanto meno più “libertino” rispetto all’antichità. Certo è che l’ebbrezza non era concessa. Una donna ubriaca era, anche in questo tempo, paragonata ad una donna di facili costumi o, nella migliore delle ipotesi, ad una di quelle donne che parlano troppo perché il vino si sa, un po’ disinibisce.

Un’idea, quella della donna che doveva restar lontana dal vino, che ci ha accompagnati fino al secolo scorso. Si potrebbe dire che il rapporto della donna col vino ha iniziato a mutare a metà del ‘900 seppur mantenedo quell’idea ancestrale che la identificava sempre come una poco di buono. Con il boom economico le cose hanno iniziato a cambiare, ma certo, se pensiamo alla Hollywood del tempo ci rendiamo conto di come, in fondo, le donne non ordinavano mai, al massimo a loro veniva offerta una coppa di champagne. Oggi, finalmente, non è più così. Le donne bevono, lo fanno con gusto e con conoscenza. Sanno, insomma, quello che vogliono. E visto che le tendenze mutano l’assurdo, semmai, è che oggi sono proprio le donne a scegliere più degli uomini cosa si verserà nel calice durante, magari, una cena romantica!