Una vera riscoperta per le bollicine italiane. Il 70% dei giovani lo beve e lo acquista purché Doc o Docg. La fotografia di Wine Monitor presentata al Discover Durello

Innanzitutto esiste una differenza tra vino spumante e prosecco? Per dirla nel modo più semplice possibile esiste esclusivamente per ragioni legate a zona, vitigno, origine e metodo di produzione. Il secondo, infatti, è un vino Doc Spumante prodotto da un vitigno specifico, il Glera. Vitigno autoctono del Friuli Venezia Giulia il cui prosecco è frutto del metodo Charmat. Quando parliamo di spumante parliamo sostanzialmente di qualcosa di estremamente simile con due differenze: si produce anche per metodo classico differenziandosi così tra dolce e brut ed è frutto di varietà diverse di vitigni presenti in diverse zone del Paese.

Che il prosecco sia il re delle bollicine italiane è un dato di fatto. Il nostro export, in gran parte, dipende proprio da lui. Ma dopo anni in sordina lo spumante inizia a prendersi la sua rivincita o quanto meno inizia un lento, ma significativo processo di riscoperta. E a riscoprirlo, secondo Wine Monitor che ha condotto un’indagine per conto del consorzio dei Vini Lessini Durello, sono ancora una volta i giovanissimi winelovers. Ad una condizione però: che sia ‘alternativo’.

 

Vino spumante: per uno autoctono si può pagare il sovrapprezzo.

vino spumante - bicchieri

Sono stati 1.000 i consumatori interpellati da Wine Monitor di un’età compresa tra i 18 e i 65 anni. Il 75% dei millennials ha dichiarato di bere spumante. Ma di berlo seguendo canoni precisi. I giovani, lo sappiamo bene ormai e ce lo ha dimostrato ad esempio il vino bio, sono sempre più attenti nelle loro scelte. Ecco che allora perché uno spumante sia apprezzato deve essere “alternativo“. Tecnicamente “altro”. Con questo si intende un prodotto specifico di una zona circoscritta, che sia Doc-Docg e che provenga da vitigni autoctoni. 

 

Vino spumante: dove si compra quello “alternativo”, come si sceglie e dove lo si consuma.

vino spumante - brindisi

Gdo ed enoteche. Questi sono i luoghi deputati all’acquisto. Una volta arrivati davanti allo scaffale sul peso della decisione conta prima di tutto la freschezza (22% degli intervistati). Seguono il brand aziendale (16%), la regione di produzione (15% dei casi), la leggerezza (13%) e la convivalità (12%). Insomma l’etichetta continua a fare la differenza. A farla, in realtà, è il brand a quanto pare e con lui la provenienza. 

Il dato della convivialità all’acquisto aumenta in modo esponenziale se si parla di consumo di spumante fuori casa. Il 30% del campione intervistato ha infatti dichiarato di sceglierlo per l’aperitivo. Ancora di più quelli che, alle bollicine italiane classiche, ma pur sempre alternative, non rinunciano in occasioni importanti. E’ così per il 35% del campione. A tutto pasto non sono granché apprezzate. Solo il 9% degli intervistati tengono una bottiglia di spumante sulla tavola per tutto il tempo del pasto. 

 

Vino spumante: quelli più conosciuti e quelli che hanno davanti un mercato in continua espansione.

Vino spumante - calice

Se quando parliamo di prosecco viene facile dire Conegliano o Valdobbiadene perché la zona di produzione è circoscritta, quando si parla di spumante si continua a ragionare per brand. E il campione, come visto, lo ha confermato. Accade così che, nonostante la crisi che sta vivendo e le politiche messe in campo per risollevarsi, l’Asti, con gli altri piemontesi, resta lo spumante più conosciuto. 

Due su dieci, spiega l’indagine condotta, sanno poco del Durello. Qualcosina in più del Trentodoc grazie al nome Ferrari che gli si associa. Ma questa mancanza di conoscenza non è necessariamente un male. Anzi. Potrebbe essere la chiave di volta di questi prodotti d’eccellenza italiana. Cosa di cui è certo il presidente del Consorzio Lessini Durello: “si apre uno scenario di mercato favorevole – ha commentato -. Il suo essere vino moderno e al contempo simbolo di una viticoltura eroica perché svolta in ambienti difficili, lo sdogana come vino di tradizione e del futuro”.

 

Vino spumante: l’occasione perfetta per conoscere i vini del Consorzio è adesso a Roma.

vino spumante - uva bianca

E’ in corso e tale sarà fino a fine novembre “Discover Durello”, l’evento romano che ha portato nella Capitale 23 case spumantistiche della Doc veneta. Oltre agli eventi in programma sono 12 i locali alla moda della capitale, oltre che enoteche e ristoranti, che stanno offrendo degustazioni, anchi d’assaggio e masterclass sui calici dei Lessini Durello Doc.

Ambasciatore dell’evento una delle firme più prestigiose dell’enologia: Ian D’Agata che ha ricordato come l’uva Durella è definita dagli stessi viticoltori veneti “rabbiosa” per quella buccia così spessa che le regala quel sapore unico. 

 

Vino spumante: l’Asti, intanto, ha lanciato la sua linea Brut.

vino spumante asti

Che la crisi ci sia è un dato di fatto. Ma lo è altrettanto la volontà di superarla. Raggiunto l’accordo per le rese appena in tempo per la vendemmia, l’Asti Spumante Docg, vino dolce per eccellenza che ha accompagnato almeno uno dei nostri panettoni, ha lanciato la sua sfida al Prosecco con l’Astisecco così da creare un prodotto adatto al cocktail da aperitivo, ad esempio. Quello così tanto amato dai giovanissimi e non solo. Un prodotto 100% Moscato. Non possiamo che aspettare, provare e poi…valutare! Ma le premesse sembrano ottime.

 

Vino spumante: quando ‘alternativo’ vuol dire proprio alternativo.

vino spumante rosato

Per chiudere con un tocco di colore pur se è vero che lo spumante alternativo ha le sue caratteristiche peculiari vogliamo ricordarvene alcuni decisamente particolari. Parliamo ad esempio del Valentino Cuvèe Speciale 165th Door che sarà prodotto in 1.500 bottiglie e 150 magnum da Rodolfo Migliorini che il vino lo lascerà affinare tra le vibrazioni della sinfonia scritta ad hoc dall’amico e grande musicista Enzo Bosso. Sì, avete capito bene. in cantina ci sarà musica a far ballare i lieviti. Come ha spiegato a La Stampa Migliorini è una questione di “vibrazioni”. Quelle che, a quanto pare, danno quel qualcosa in più a questa Cuvèe.

In Alto Adige è nato invece il primo spumante di mele. Sì. Niente uva. E’ accaduto nel maso Sandwiesnhof della famiglia Thuile che lo realizza in quantità limitata con una tecnica che prevede un accurato lavoro manuale a partire dalla selezione dei frutti: esclusivamente Pink Lady, Granny Smith e Brebaurn. Da servire freddo preferibilmente per l’aperitivo. 

Ultimo della miniclassifica consigliata la doppietta de La Rocchetta di Villongo che dopo aver lanciato l’Etoile, lo spumante metodo classico con polvere d’oro, imbottiglia l’Etoile Rosè, uno spumante brut ottenuto dalle uve raccolte nei vigneti che si affacciano sul lago d’Iseo questa volta “conditi” con frammenti d’argento. 

Insomma non c’è che dire: lo spumante ha ancora molte bollicine da offire!

 

 

Crediti fotografici: penultima foto Mon CEil Flickr CC.