Pubblicato in gazzetta ufficiale il decreto del ministero dell'agricoltura con cui si rende facoltativa la possibilità di averla per le bottiglie Igt. Per le associazioni serviva altro e si rischia la confusione, ma per il ministero era l'unico modo per garantire la tracciabilità

Da oggi anche gli Igt potranno avere la “fascetta” ovvero il contrassegno della Zecca di Stato. Una scelta facoltativa che però sembra non piaccia a tutti, quanto meno non alle associazioni da quanto riportato da diversi articoli di stampa. Per il ministero dell’Agricoltura invece, si tratterebbe dell’unico modo per garantire la tracciabilità.

 

Bottiglie di vino – foto Pixabay

 

Una scelta che non soddisfa le associazioni che per le Igt chiedevano un sistema digitale e snello, ma per il ministero è l’unico modo per rendere tutto tracciabile

 

Fino ad ora la “fascetta” era obbligatoria per le Doc e facoltativa per le Docg. Ora facoltativa lo sarà quindi anche per i vini Igt. A deciderlo il decreto del ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida. Un decreto del 19 dicembre 2023, ma che in gazzetta ufficiale è arrivato il 20 gennaio decretandone quindi l’operatività. La scelta sul se utilizzarlo o no sarà quindi dei Consorzi o, in sua assenza, della Regione.

Un sistema di controllo che deriverebbe dalla necessità di avere maggior tracciabilità anche per i vini Igt e dunque sapere quante bottiglie vengono immesse sul mercato e combattere anche l’annoso problema della contraffazione.

Per le associazioni però questa novità potrebbe creare confusione di fronte agli scaffali e dunque disorientare il consumatore con proprio il fatto di aver messo tutto nelle mani dell’Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, ad essere oggetto di perplessità. Un sistema di tracciabilità in sostanza, come anche previsto dal Testo Unico redatto quando ministro era Teresa Bellanova, ci se lo aspettava, ma la scelta del monopolio no.

Leggendo l’articolo sul tema pubblicato dal Gambero Rosso si apprende come per l’Uiv (Unione Italiana Vini) la scelta non sia proprio condivisa e che il fatto che la si sia presa con un decreto e in sostanza senza alcun percorso condiviso, avrebbe lasciato tutti un po’ spiazzati. A questo punto, questo ipotizza, si dovrebbe modificare il Testo Unico che prevedeva appunto l’applicazione di un sistema diverso da individuare.

Che vi fosse necessità di tutela per una denominazione, l’Igt che rappresenta circa un terzo dell’imbottigliato italiano, era un pensiero comune dunque, ma l’auspicio era che si fosse optato per un sistema digitale più snello e concorrenziale.

Per quanto riguarda il consumatore a parlare con il Gambero Rosso è la Federdoc. Il timore è che molti possano andare in confusione non sapendo magari fare una vera distinzione tra Docg, Doc e Igt. Cosa su cui il ministero ha rassicurato affermando che sarebbe stato studiato un sistema graficamente riconoscibile proprio per evitare che ci si possa confondere. Il tempo darà qualche risposta in più.