E' ai candidati alle europee che hanno consegnato il loro manifesto: 5 punti che chiedono siano al centro delle nuove politiche per dare un futuro a un settore che per l'Italia e tutti gli altri Paesi dell'Unione, è imprescindibile

Arriva fino in Europa o almeno sperano che ci arrivi perché al suo contenuto corrispondano azioni concrete, il “Manifesto dei vignaioli indipendenti” messo nero su bianco da Fivi e Cevi con cui si rivolgono ai candidati alle prossime europee perché diano risposte certe al settore vitivinicolo spesso protagonista degli scontri con Bruxelles.

Un manifesto che si sviluppa in cinque punti e con cui, in sostanza, si rimarca l’importanza di legiferare in modo efficace, coerente e armonioso perché il futuro di tutto il settore enologico a livello europee, sia garantito.

I cinque punti del “Manifesto dei vignaioli indipendenti”


Innanzitutto Fivi e Cevi chiedono il riconoscimento del vino come prodotto agricolo, riformando la Pac in modo più inclusivo per i piccoli produttori. In quanto a sostenibilità economica, il manifesto rimarca l’importanza di attuare misure che riducano i costi di produzione, semplifichino le vendite e rendano più semplice, efficiente e competitiva la conduzione delle piccole imprese vitivinicole.

Quindi la sostenibilità ambientale per cui si chiede il sostegno alla transizione agro-ecologica e la ricerca di nuove tecniche agronomiche, non puntando tutte le carte solo sulle tecnologie di evoluzione assistita.
In tema sostenibilità sociale l’obiettivo per i vignaioli indipendenti deve essere il raccordo tra aziende agricole e territorio, valorizzando le esternalità positive delle imprese verticali.

Ultimo punto del manifesto e non per importanza, è quello in cui si chiede di non imporre nuove misure restrittive sul consumo moderato e consapevole di vino, sostenendo con forza l’obiettivo di combattere l’abuso e il consumo dannoso.

Il presidente Fivi Lorenzo Cesconi: “Senza viticoltura non c’è territorio”


Il vino non è semplicemente una bevanda alcolica, ma è innanzitutto un prodotto agricolo – dichiara quindi Lorenzo Cesconi, vignaiolo in Trentino e presidente Fivi –. Questo è il caposaldo non solo del nostro Manifesto, ma di tutto l’impegno che mettiamo e metteremo in campo per tutelare la viticoltura italiana ed europea”.

“I vignaioli sono protagonisti di un modello produttivo sostenibile in ogni fase della filiera: in campagna, in cantina, sul mercato – continua – . Senza viticoltura non c’è paesaggio rurale storico, non c’è tutela territoriale contro il dissesto idrogeologico, c’è abbandono della terra e spopolamento delle aree interne”.

Senza vignaioli – prosegue Cesconi – il mercato del vino sarebbe appannaggio di prodotti industriali avulsi dal territorio. Alle istituzioni europee diciamo: non chiediamo semplicemente sussidi, ma il riconoscimento del nostro ruolo e una strategia coerente che punti a una riforma strutturale del sistema vitivinicolo europeo, all’altezza dei grandi cambiamenti in atto, climatici, geopolitici e di consumo”.

Cesconi annuncia quindi che nelle prossime settimane Fivi e Cevi incongreranno i candidati alle europee e a loro sottolineeranno come “il futuro del sistema vitivinicolo europeo non riguarda solo i quasi 3 milioni di addetti che lavorano direttamente o indirettamente nel settore, ma tutta la società europea e le comunità territoriali, generando 130 miliardi di euro di Pil, 52 miliardi di euro di entrate fiscali e attirando oltre 36 milioni di turisti del vino: chi avrà l’onore e l’onere di sedere in Parlamento europeo – conclude – , è importante che ne sia consapevole e conosca a fondo un settore così importante per il futuro dell’Europa”.