Istituito anche il fondo per la promozione della denominazione. Ma la situazione è critica

Moscato d’Asti. Si era parlato di crisi fallimentare e uscirne non è così semplice. Ma almeno sul fronte della produzione, l’accordo, dopo un braccio di ferro durato mesi, si è raggiunto. La buona notizia, diffusa da Coldiretti, è che l’accordo è arrivato prima della vendemmia. 

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Moscato d’Asti: l’accordo sulle rese c’è. Soddisfatta l’associazione.

A salvarlo, il moscato d’Asti ci si sta provando. Ma la strada è ancora decisamente molto lunga. Per ora ci si accontenta dell’accordo sulle rese che per il 2016 ne prevede 78 quintali per ettaro per l’Asti Docg e 95 quintali per il Moscato d’Asti. “Tenendo conto della situazione in cui versa il mercato attuale possiamo dirci soddisfatti”. Così commenta Roberto Cabiale, vicepresidente Coldiretti Piemonte con delega al settore vitivinicolo. “Un risultato che ci soddisfa – ha aggiunto – frutto di una battaglia portata avanti con convinzione”.

Moscato d’Asti: istituito il fondo per la promozione della denominazione.

E’ proprio la differenza di resa ad aver reso possibile l’istituzione del fondo per la promozione della denominazione. Un fondo bipartisan nella gestione così che gli interventi siano mirati, il denaro non vada sprecato e, soprattutto, il moscato salvato. “Tale strumento – ha infatti spiegato Cabiale – sarà gestito sua dalla parte agricola che quella industriale. Il suo obiettivo è dare sostegno all’aggressione del mercato”. “La filiera del Moscato ha una grande importanza economica per la nostra regione e ha un’enorme capacità di penetrazione sui mercati internazionali”, aggiunge Delia Revelli, presidente di Coldiretti Piemonte. “Continuiamo ad impegnarci affinché i nostri produttori possano vedere giustamente remunerato il loro prodotto, apprezzato in tutto il mondo e simbolo del Made in Italy”.

Moscato d’Asti: questi i numeri della crisi.

Un passo in avanti quello fatto con l’accordo sulle rese e l’istituzione del fondo. Ma basteranno? Difficile. Di soluzioni e interventi se ne dovranno pensare molti di più. Basta guardare i numeri per capirlo. L’export è crollato del 33%. Le giacenze sono arrivate a 500mila ettolitri e negli ultimi quattro anni sono state circa 25mila in meno le bottiglie in meno di Asti Docg prodotte. Numeri che, poche settimane fa, avevano fatto dire al presidente dell’Associazione produttori Moscato che quella che si stava vivendo era, a tutti gli effetti, una crisi fallimentare