Nelle tavole degli italiani sempre più prodotti biologico. Ma è tra i produttori che cresce il trand. E le vigne sono sempre di più

Baby Bio-Boom .Ci piace bio. Un po’ a tutti gli italiani, ma è tra i giovani che c’è la vera esplosione. E’ emerso al Sana, ma il dato, nel comparto del vino, era già noto e questa è stata la conferma. In tutti i settori sono i giovani a prediligere prodotti “naturali”. Non solo nell’acquisto, ma anche nella produzione. Tantissimi quelli che avviano attività agricole all’insegna del “naturale”. Questa la loro scommessa: dedicare il 50% delle superfici coltivabili italiane alla coltura bio entro il 2020 per raggiungere un valore di produzione del 30%. Facciamo il punto sul mercato, sulle scelte e sul vino per capire quanto questo fenomeno che qualcuno dava per morto, sia in realtà in piena salute.

 

Baby Bio-Boom: il biologico impazza tra i giovani produttori.

Baby Bio-Boom - grano biologico

Si è sempre detto. Tornare alla terra. Tornare alla natura. Tornare, insomma, ad una politica di tutela del patrimonio naturalistico senza per questo rinunciare ai vantaggi dell’ampliamento dei mercati. Certo, va detto subito, sono pochi i produttori biologici che esportano. Per loro, ad oggi, sono troppe le difficoltà e troppo elevati i costi. Ancor più per chi decide di investire nel vino biologico dove da sempre la filiera ha i suoi non pochi problemi. Eppure, anche le grandi aziende, hanno iniziato a fare la differenza. Prova ne è Masi che si è di recente aggiudicato il Poderi BellOvile Bio Awards per il suo Rosso di Toscana Igt Biologico.

Ma l’Italia si sa, è costellata di piccole realtà. E il fatto che il 25% dei produttori agricoli italiani sotto i 40 anni produce in regime biologico o sta comunque riconvertendo le sue terre la dice lunga. Ancor più se si considera che guardando alle StartUp il dato sui giovani raggiunge il 50%. Un’intuizione per i primi e una conferma per chi li ha seguiti che si ritrova perfettamente nei consumi. Il 75% dei consumatori tra i 20 e i 50 anni, infatti, sceglie il bio.

 

Baby Bio-Boom: il Sud capofila. E la differenza viene dalla comunicazione.

Un altro su cui riflettere è proprio questo: è il Sud a scegliere la produzione bio. Se si ragiona per ettari di qualsiasi tipo di prodotto, uve incluse, in Italia un ettaro ogni 10 è coltivato con metodo biologico. Ed è nelle regioni meridionali che il dato trova la sua forza. In Calabria infatti a bio è dedicato un ettaro su tre. In Puglia uno su quattro. Ed è sempre al sud che si concentrano la metà delle aziende che producono esclusivamente biologico. 

Cresce l’attenzione per la messa in sistema e per l’ottimizzazione delle filiere. Soprattutto, però, si ragiona di commercializzazione, marketing, promozione e comunicazione del prodotto. L’obiettivo di tanto impegno è portare l’export a 5 miliardi di vendite entro dieci anni.

 

Baby Bio-Boom: la superficie vitata cresce del 128%.

Baby Bio-Boom - grappolo uva

Eh già. Proprio le vigne diventano sempre più Bio. Lo aveva detto Nomisma qualche mese fa. In dieci anni gli ettari sono aumentati del 128%. Meglio di noi solo la Spagna. Possiamo dunque essere fieri dei nostri 66.578 ettari coltivati biologicamente. E di nuovo, anche per il vino, è il Sud a far meglio con la Sicilia da primato. Da sola detiene il 38% delle superfici biologiche vitate. 

Dal Nord ottime notizie arrivano dall’Alto Adige. Sono stati anche loro tra i pionieri della produzione bio ed oggi sul territorio si contano 30 cantine certificate su un totale di 130. E non parliamo solo di piccole aziende. Qui, sul bio, ci hanno puntato anche i big. Alcuni esempi? Lageder, Mincor e Stachluburg. E nella classifica non ci sono quelli senza certificato che però, piano piano, stanno modificando le loro pratiche di viticoltura. 

 

Baby Bio-Boom: e anche i consumi nel carrello impennano.  

Se parliamo di prodotti bio in generale è sempre al Sana che possiamo fare riferimento. Chi compra bio? Soprattutto coloro che hanno un alto titolo di studio quando vanno a fare la spesa. Parliamo dell’81% dei consumatori. Va da sé che la capacità di spesa fa la sua parte. Più si è stabili più si compra. I figli minori sono poi una spinta ulteriore per il 77% degli italiani. Con l’aumento di vegani e vegetariani l’indice è salito ulteriormente. 

Per quanto riguarda la scelta il 32% dei consumatori si orienta sul Made in Italy e il 14% sta attento al marchio: Dop e Igp è meglio. La marca del supemercato influenza il 15% dei consumatori, quella del produttore il 9%. La grande distribuzione resta al vertice degli acquisti, ma i negozi specializzati si prendono il 28% della fetta di mercato. 

 

Baby Bio-Boom: e il vino bio raddoppia.

Baby Bio-Boom - crescno i consumi

I dati sono fermi a fine 2015, ma la tendenza è chiara: il vino bio ha toccato 10,6 milioni in quanto a consumo. Le vendite hanno toccato i 205 milioni con l’export di vino bio cresciuto del 38% rispetto al 2014. E anche qui abbiamo l’identikit del bevitore che, guarda caso, è sempre giovanissimo. Il 21% degli italiani ha dichiarato di aver bevuto almeno una volta vino bio nell’ultimo anno con una crescita dal 2013 al 2014 dell’11%. E se è bio il consumatore è disposto anche a spendere di più con i giovani che si orientano sempre più verso la versione vegana: l’8,7 dei Millennials lo considera il trend del futuro. 

 

Baby Bio-Boom: gli eventi enologici impazzano

Baby Bio-Boom - vigne sicilia

Chiudiamo questo racconto con un bell’esempio. Quello del vino biologico da terre sequestrate. Far ripartire il territorio vuol dire ricostruire la sua storia spazzando via il male che l’ha piegata. E’ accaduto in Sicilia, nel trapanese. E’ qui che è nato il vino Terranova. Un nome che non nasconde la volontà, anzi la dichiara apertamente, di ricordare il giudice Cesare Terranova assassinato dalla mafia nel settembre 1979. E’ qui, per la precisione a Castelvetrano, che è nato il primo vino biologico da uve coltivate su terreni sequestrati alla mafia. L’esempio di come, se lo si vuole, il cambiamento è possibile. 

Crediti fotografici: ultima foto rossolavico – flickr CC.