Sarà uno dei temi de "La vite è donna", l'evento organizzato da Le Donne del Vino del FVG. Appuntamento l'8 luglio tra dibattito, opportunità e degustazioni. Oltre 150 le etichette tutte rigorosamente..."in rosa"!

Il 30% dei sommelier, in Italia, è donna. E la percentuale continua a crescere. Il fenomeno non è soltanto nazionale, ma in Italia le difficoltà nel guadagnarsi ruoli prestigiosi è maggiore che in altri Paesi. Gli Usa, New York in particolare, sono certamente quelli più all’avanguardia, ma vi stupirebbe sapere che anche nel resto d’Europa, e in Paesi insospettabili, le donne sommelier godono di grande prestigio.

Sarà uno dei temi che riguarderà l’evento organizzato da Le Donne del Vino del Friuli Venezia Giulia sabato 8 luglio a Porticciolo Sistina. Uno spaccato dell’italia enologica al femminile che vedrà 77 produttrici provenienti da ogni regione portare in degustazione le loro oltre 150 etichette. Un viaggio da nord a sud per degustare sì, ma anche per dibattere con il mondo femminile del vino. D’altra parte, etimologicamente, “La vite è donna”.

 

Donne sommelier: discutere, aprire nuovi scenari godendosi una giornata con calici d’eccezione!

 

Donne sommelier portopiccolo-sistina

Ph: foto del sito web del Comune di Portopiccolo Sistina

 

L’appuntamento con “La vite è donna” è a Portopiccolo Sistina, magica località che si affaccia su uno specchio di mare del Golfo di Trieste tr i castelli di Miramare e di Duino. Saranno 77 le produttrici che si incontreranno in questo scenario unico portando con loro oltre 150 etichette “al femminile” che spazieranno dal Barolo al Nero d’Avola in un immaginifico viaggio da Nord a Sud. La degustazione aprirà al pubblico alle 19 con la presenza di una madrina d’eccezione: la scrittrice Sveva Casati Modignani. Ogni produttrice presenterà i propri vini accompagnandole con specialità culinarie della propria regione. Saranno invece gli chef locali ad offrire al pubblico il finger food.

Altro spazio degustativo quello del “Libero Point” di Electrolux Professional dove ci sarà la chef Marina Ramasso. La titolare dell’Osteria del aluch di Baldissero Torinese offrirà a tutti i presenti piatti crati al momento e ispirati alla giornata al femminile organizzata dall’associazione.

 

Donne Sommelier: sempre più presenti, ma quanta fatica per raggiungere i vertici!

 

donne sommelier scacchi

 

Le donne, nel mondo del vino, sono sempre più numerose e spesso ricoprono anche ruoli molto importanti. Eppure se negli ambiti aziendali, di produzione o meno, alcuni ostacoli permangano, nel regno del sommelier le donne soffrono ancor di più. Lavoro ce n’è, ma l’affermazione professionale, almeno in Italia, sembra ancora una chimera.

Sul ruolo sempre più importante del sommelier si dibatterà nel corso della giornata con “Gli amici di sala, sommelier per amico” che vedrà la presenza di alcune Donne del Vino che nello scenario contano parecchio. Parliamo di Donatella Cinelli Colombini (produttrice e presidente de Le Donne del Vino), Donata Berlucchi e Alessandra Fedeli. Si collegherà direttamente dagli Stati Uniti Lidia Bastianich.

Se l’occasione sarà quella per fare il punto sull’evoluzione di una professione sempre più 4.0 con Rossana Bettini Illy impegnata a spiegare la psicologia e i lati nascosti che si devono avere per essere un ottimo sommelier, e Gianluca Castello (sommelier di professione) si occuperà invece di emozionalità dell’abbinamento, quello sul ruolo delle donne sarà un tema centrale della giornata.

In Italia, il 30% dei sommelier è donna, ma nonostante alcuni personaggi di spicco che hanno certamente aperto la strada ad una maggiore accettazione della femminilità nel ruolo resta un tabù: sono pochissime le “main chef sommelier”, cioè le ragazze cui si affida il managment delle grandi strutture. Perché? Per un retaggio culturale non c’è dubbio. Perché nel resto del mondo (o almeno in parte di esso) di certo non è così.

 

Donne Sommelier: gli States insegnano, ma anche l’Europa ama sempre più le sommelier in gonnella!

 

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Impossibile non ricordare, in Italia, la pioneristica impresa di Laura Pesce. E’ stata lei la prima laureata sommelier d’Italia. Correva l’anno 1972. La prima campionessa italiana è arrivata nel 1987 quando a trionfare tra tanti maschietti è stata Lucia Pintore. A dirla tutta un’altra vincitrice c’era stata nel 1975: Franca Rosso di Tavagnacco che arrivà parimerito con un collega. Dobbiamo arrivare al 2003 per trovare il primo direttore di una testata dei sommelier. Si tratta di Marzia Morganti. Addirittura al 2015 per vedere la prima donna presidente di un’associazione di categoria: Graziella Cescon alla guida della Fisar.

Successi che la dicono lunga sulle capacità e la volontà di affermarsi in questo ruolo. Eppure, rispetto a molti altri Paesi, restiamo decisamente indietro e la sommelier donna viene ancora percepita come “diversa” probabilmente da già chi dovrebbe decidere di affidarvicisi.

Abbiamo fatto qualche ricerca et voilà: a New York le donne sommelier sono spesso a capo di grandi strutture. E sulle donne sommelier in continuo aumento ha scritto persino il Wall Street Journal.

 

Wall Street Journal: il nuovo sommelier è informale, giovane e sempre più spesso una donna

Dimenticate per un attimo la figura classica del sommelier. Oggi, scrive il noto quotidiano, i sommelier sono giovanissimi. Hanno al massimo trent’anni e si presentano sempre più spesso in abiti informali, anche jeans e maglietta. La vostra Carta dei Vini, insomma, al tavolo può arrivare con una ventata di freschezza e, molto probabilmente, tenuta tra le mani di una donna. I vecchi tabù, insomma, vanno rotto. O meglio, si sono già rotti, bisogna solo farsene una ragione (soprattutto in Italia).

Scopriamo così che all’Union Square Hospitalit Group di Danny Meyer, che comprende ben 12 ristoranti, le donne sono più della metà dei circa 30 sommelier della società. Tra questi c’è una vera celebrità: Juliette Pope che manager lo è di due ristoranti del gruppo. Al rinomato Eleven Madison Park di Manhattan c’è ivece la giovanissima Jane Lopes che racconta come essere donna non ha mai rappresentato un problema. E anche se gli uomini sono ancora la maggior parte, soprattutto nei ruoli centrali, le cose sono cambiate e anche parecchio. “Penso che le donne – ha infatti dichiarato – anche solo di cinque o dieci anni più grandi di me abbiano incontrato molti più problemi”.

Della stessa opinione Madeline Triffon, la prima donna americana a guadagnare il prestigioso titolo di Master Sommelier nel 1987. Sempre a New York, poi, c’è Laure Patry, una sorta di enfante prodige che a 25 anni già dirigeva il settore vini di un importante ristorante. E poi non dimentichiamolo: anche in Argentina la miglior sommelier è una donna!

 

L’Europa delle Sommelier: non bisogna andare troppo lontano per scoprire che in altri Paesi il ruolo delle donne è centrale

Forse è la cosa che ci lascia maggiormente senza parole. In Svezia Austria ed Estonia le donne sommelier sono viste semplicemente come brave sommelier. Nella Repubblica Baltica il loro ruolo è stato addirittura determinante. Una vera e propria forza trainante per il settore che si evolve continuamente. Nei ristoranti, infatti, il ruolo dei sommelier è ormai a 360 gradi e molti ne hanno uno soltanto per la gestione della Carta dei Vini. Il che fa capire l’importanza dello strumento e di chi deve prendersene cura.

Nella Repubblica Baltica l’associazione sommelier è nata solo nel 2000 e tante sono state sin da subito le donne con Kristel Nommik già presidente Esa (Estonian Sommelier Association) e Evelin Hansson attuale manager della Pernod Ricard.

Guardiamo all’internazionalità e scopriremo quanta Europa c’è. Per la prima volta tre anni fa sul podio del concorso mondiale dei sommelier Asi è salita una donna: la candese Veronique Rivést. Pochi giorni fa è accaduto ancora con Julie Doupouy, nata in Francia ma in gara per l’Irlanda.

L’Inghilterra non è da meno con, ad esempio, Julia Oudill, cresciuta all’ombra del famoso chef Gordon Ramsey. Potremmo andare avanti per ore e fare molta fatica a trovare sommelier italiane che hanno avuto le stesse opportunità. Eppure le doti sono innegabili. 

La speranza è sempre l’ultima a morire e chissà, magari anche nel Bel Paese, in poco tempo, si inizierà a guardare il mondo dei sommelier da una prospettiva che abbia anche le giuste sfumature rosa. Se non dovesse accadere oltre ai cervelli in fuga, avremo anche i palati. Sì perché Bexit o non Brexit Londra sembra essere la città dove crescono le opportunità. Ai ristoranti d’Oltremanica piace avere sommelier di diversa nazionalità. Una garanzia di qualità in cantina e tra i tavoli!