Nel mondo del lavoro la differenza uomo-donna persiste a volte anche con conseguenze catastrofiche. Nella coppia, però, il vino è una questione femminile. L'Associazione scatta la foto all'enologia rosa

Donne del Vino. Brave, capaci, impegnate e multitasking. Le donne, quando ci si mettono, riescono sempre a mostrare doti eccezionali. Accade, da anni, anche nel mondo del vino. Imprenditrici, enotecarie, vere e proprie vignaiole, sommelier, giornaliste specializzate, Pr, consulenti, esperte e addette al marketing. Nel grande mondo del vino sono le sfumature più in vista. Quelle che davvero hanno colorato di rosa questo mondo fino a poco tempo fa targettizzato come maschile. Nonostante l’impegno e soprattutto il successo però, le donne che lavorano nell’ambito del vino, subiscono ancora discriminazione

La subiscono non nei comportamenti, ma certamente nel suo quotidiano viverlo. Dall’essere mamma al salario, insomma, siamo sempre lì: essere donna continua ad essere penalizzante. Questo, almeno, quanto emerso dall’indagine sondaggio dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino presentata a Roma nei giorni scorsi. 

 

Donne del Vino: la fotografia di una donna che sa quel che vuole.

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Il sessismo è superiore alle aspettative. Lo ha affermato la presidente nazionale dell’Associazione Donatella Cinelli Colombini, nota produttrice. Le donne impegnate in ogni settore dell’enologia hanno nella stragrande maggioranza dei casi caratteristiche simili. Sono laureate, fanno figli dopo i 30 anni, ma guadagnano spesso meno degli uomini. Nonostante nel mondo del vino, rispetto ad altri settori, le disuguaglianze sembrano essere decisamente inferiori a quelle di altri settori, le problematiche non mancano. Ovviamente parliamo dell’Italia.

Altro dato da valutare è il comportamento delle stesse. “Le donne – ha infatti affermato Cinelli Colombini – prendono esempio da altre donne assumendole come modelli”. Cosa che fanno nell’82% dei casi. Una percentuale che, a quanto pare, si praticamente ribalta nelle indagine di Wine Economics sulle donne del vino italiane. Queste, a quanto pare, tendono a conformarsi a comportamenti profesisonali e sociali maschili adattandosi ad un ambito che le vede in netta minoranza”

Qual è il comportamento giusto? Ci verrebbe da dire che, il migliore, sarebbe ispirarsi semplicemente a chi riteniamo davvero capace al di là dell’appartenenza di genere. Ai fini della ricerca sarà certamente interessante valutare il dato una volta che anche l’indagine de le nostre Donne del Vino confluirà nella ricerca mondiale di  Wine Business International.

Uomini e donne: la differenza è nella testa.

Per cercare di districare questa matassa nei comportamenti femminili cioè tra quelle che si ispirano ad altre donne e quelle che, invece si conformano ai comportamenti maschili, è in corso anche uno studio della Luiss Business School. Lo ha anticipato il docente Gabriele Micozzi. “Sto analizzando la zona di confort del cervello che differenzia il modo di pensare della donna dall’uomo. La capacità di provocazione della mente, le attività in cui viene coinvolta una donna e quelle in cui viene coinvolto un uomo. Le intelligenze diverse: radar per la donna, tunnel per gli uomini, la velocità del pensiero che oggi è molto più sviluppata nelle donne”. Il risultato? Lo sapremo solo al prossimo VInitaly.

 

Donne del vino: l’indagine sulle produttrici ci dice che…

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Sono laureate, ma mamme il più tardi possibile

I primi risultati presentati riguardano le produttrici, la loro percezione e l’effettivo modo di vivere il mondo del vino. Il problema più grande per loro? Avere figli. Eh già. Noi che immaginiamo la vita di chi è a continuo contatto con la natura come una vita a misura d’uomo, dobbiamo ricrederci. I ritmi professionali e gli impegni rendono difficoltosa la procreazione e così accade che la gran parte delle socie de Le Donne del Vino tra i 40 e i 50 anni ha ancora figli minorenni.

Certo è che, culturalmente, sono parecchio impegnate. Il 45% ha almeno la laurea, il 15% anche il diploma post universitario. 

Sono instancabili (anche troppo) e dinamiche lavoratrici

Nessuna delle produttrici intervistate è pensionata. Eppure il 19% di loro ha oltre 60 anni. Fare impresa vuol dire anche questo a quanto pare. E il gentil sesso non fa eccezione. Le Donne del vino produttrici sono all’88% titolari o contitolari della cantina per cui lavorano. Nella gran parte dei casi (42%) parliamo di piccole cantine con un fatturato inferiore al mezzo milione. Solo il 17% supera questa soglia.  Piccole o grandi che siano le imprese a quanto pare le donne in quanto ad export non hanno nulla da imparare dai maschietti. Sarà perché ci sono posti dove il loro ruolo è riconosciuti al pari di quello di un uomo? Non lo sappiamo. Certo è che il 52% di loro ricava oltre la metà del suo business nei mercati esteri. 

La qualità per le donne è un altro elemento determinante. Qualità che passa per la denominazione (il 69% produce vino che ne ha), la coltivazione biologica o biodinamica (27%) e per lo sviluppo della propria attività. Un’azienda, per loro, non è solo una vigna e la sua cantina. E’ anche ristorazione (21%), pernottamento (30%), vendita dirette (91%).

Sono superimpegnate, ma con pagamenti e atteggiamenti come siamo messi?

Per le produttrici, sebbene circa il 30% abbia dichiarato di non sentirsi equiparata, lo stipendio è nel 96% uguale a quello dei maschi. Parola loro. Almeno di quelle donne che, delle aziende, sono proprietarie. Quel 30%, infatti, riguarda le produttrici associate o in qualche modo dipendenti in un’azienda a target maschile. Se le prime ritengono infatti di non aver mai subito atteggiamenti sessisti (85%), tra le altre ci sono quelle che affermano di essere state “insultate per non essermi sottomessa al boss” o che constatano come “le donne continuano a faticare il doppio per affermarsi anche nelle aziende familiari dove sono contitolari con uomini”. Più problematica la situazione nelle fiere dove il 21% delle produttrici ha dovuto difendersi dagli attacchi maschili o almeno contrastare un atteggiamento sessista.

 

Donne del vino: l’indagine su enotecarie, sommelier e ristoratrici ci dice che…

Donne del Vino - donna sommelier

Nei primi due casi di sta meglio se si è produttrici. Eh già. Essere produttrici, al di là di quelle piccole discriminazioni, fa sentire le donne tutto sommato al livello degli uomini. Diciamo che, a fronte di un settore in cui si dovrebbe solo limare ce ne sono altri dove, al contrario, ci sarebbe bisogno di un cambiamento radicale.

Enotecarie e sommelier sono nella gran parte dei casi laureate o con diploma post laurea. Culturalmente, insomma, i titoli di studio sono più frequenti rispetto a quanti se ne possono trovare tra le produttrici. Il 75% delle donne che infatti lavora in enoteca o fa la sommelier ha un alto titolo di studio. Anche in questo caso avere figli è complicato. La media è di 39 anni e il 50% di queste di figli non ne ha. Conciliare la carriera e la famiglia è ancora più complesso. Per gli impegni sì, ma anche per gli stipendi. 

Il 63% delle enotecarie e le sommelier, infatti, sostiene di guadagnare molto meno dei maschietti. 

Altro discorso per le ristoratrici. Queste sono, a quanto pare, le più “fortunate”. Meno scolarizzate (il 33% con laurea o diploma post laurea) nascono, praticamente, imprenditrici. Sono nella gran parte dei casi ultracinquantenni ed essendo titolari della loro attività praticamente in ogni singolo caso per loro la differenza di genere neanche esiste. Un dato confortante che, soprattutto, dimostra come, lavorando bene, il genere davvero non abbia ragione di essere tirato in causa.

 

Donne del vino: l’indagine su giornaliste, addette Pr e marketing, esperte e consulenti ci dice che…

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Là dove ci sono gli uomini i problemi rimangono. Sebbene il dubbio si insinui dal punto di vista della retribuzione (il 62% non sa se guadagna più o meno), la maternità per loro è un vero e proprio dramma. Avere un figlio, a qualsiasi età, può portare alla conseguenza peggiore: il licenziamento. Nella gran parte laureate o con un titolo post laurea (66% dei casi), la gran parte di loro ha dichiarato che avere un figlio “non era concesso”. Averlo, per il 25% di loro ha significato perdere il posto.

Ben il 39% ha inoltre affermato che ha dovuto difendersi da atteggiamenti sessisti. Dalla battuta del tipo “meno rossetto e meno Armani gioverebbe alla tua carriera” ad atteggiamenti arroganti con “i miei capi famosissimi che mi prendevano sempre per la cameriera” fino alla richiesta vera e propria di prestazioni sessuali in cambio dello stipendio.

Sul fronte opposto le giornaliste, PR e addette al marketing, consulenti ed esperte. La fascia di età delle intervistate si concentra fra i 40 e i 59 anni (63%) e il livello di istruzione è molto alto con un 66% che possiede una laurea o un diploma post universitario, mentre aumenta il dubbio o la certezza di venire retribuita meno dei colleghi uomini (62%).

Di qui la scelta, soprattutto per giornaliste e Pr, di mettersi in proprio: il 73% di loro ha deciso così. Meglio un’impresa piccola con un piccolo fatturato, che subire angherie di qualunque genere. Questo il pensiero. 

 

Donne del vino: l’indagine sulle consumatrici ci dice che…

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A casa le donne hanno voce in capitolo. Ebbene sì. La coppia è quella dove la donna può dire la sua. Un po’ troppo legata al nome noto non le è negata la possibilità di scegliere il vino da acquistare. Normalmente, udite udite, lo fa anche al ristorante. Le winelovers iniziano davvero a prendere un luogo da protagoniste. E pensare che, nell’antica Roma, se sorprese a bere vino venivano punite in modo a dir poco severo.

il 47% di loro, oggi, vuole esplorare il mondo del vino. Il 66% delle donne dichiara interesse per il territorio di origine e per i vitigni autoctoni. In sintesi, le donne scelgono il vino in base alla storia dell’azienda produttrice o del singolo produttore. A loro piace la territorialità e piace affermare la loro capacità di scelta.

Un po’ diverso con gli amici. In quel caso decide qualche maschietto sul vino da ordinare. Insomma, nel rapporto a due il vino è diventato un affare in rosa. Speriamo che i maschietti apprezzino bianchi e bollicine: lei, nella stragrande maggioranza dei casi, ordinerà una di queste due bottiglie! Vi conviene bere perché a quanto pare, se non lo fate, potrebbero scaricarvi per qualcun altro.