L'indagine commissionata da Le Donne del Vino delle Marche scatta una fotografia importante per il territorio e per tutte le aziende del Paese: bio e moderazione sono un must

Un’indagine tra i wine & food lovers under 40 condotta dal professor Gabriele Micozzi della Luiss Business School realizzata su richiesta dell’Associazione Le Donne del Vino.

Ai giovani il vino piace biologico e a bassa gradazione con il bere moderato che è praticamente normalità e le idee chiare su cosa le aziende dovrebbero fare per assicurarsi la loro fiducia.

E’ decisamente interessante l’indagine condotta tra i wine&food lovers sotti i 40 anni dal professor Gabriele Micozzi, presidente di Marketing associati e docente di marketing alla Luiss Business School e all’università delle Marche.

A commissionarglielo lo studio sono state Le Donne del Vino marchigiane e quelli che emergono sono ottimi suggerimenti per chi il vino lo fa, soprattutto quello bio.

 

Per gli under 40 chi produce vino deve avere una dimensione “etica” fatta di sostenibilità, innovazione e trasparenza: e i giovani vanno coinvolti


Tutto è discutibile, ma i dati vanno sempre considerati e le indagini sono utili alle aziende per pensare e ripensare le loro azioni di marketing. Quello contemporaneo per chi ama il vino e non solo deve essere “etico”. Etiche, insomma, devono esserlo le aziende. Lo sottolinea proprio Micozzi commentando il risultato dell’indagine da lui condotta.

Oltre che etico deve saper veicolare temi specifici e cioè sostenibilità, innovazione, trasparenza, salute e coinvolgimento. Tutto attraverso azioni sinergiche che vanno dalla vigna al calice.

Secondo il professore chi saprà cogliere questi messaggi e soprattutto interpretarli nella comunicazione e la promozione, godrà nei prossimi anni di “vantaggi competitivi significativi”.

Per chi l’indagine l’ha richiesta, cioè Le Donne Del Vino delle Marche, l’occasione per fare il punto su ciò che si cerca e dunque offrire alle aziende e i territori alcune indicazioni su quel che va e quel che non va.

Questa dunque la premessa. Ma su cosa si basa questa affermazione? Scopriamolo analizzando i numeri emersi dall’indagine.

 

Il low-alcol agli under 40 piace e i buoni consigli li prendono da chi il vino lo fa o è formato per raccontarlo, ma nell’offerta enoturistica le cose vanno riviste


Che il vino piaccia green lo ha detto il 71 per cento degli intervistati che per una soluzione sostenibile ha detto di essere disposto a spendere anche il 30 per cento in più per una bottiglia.

Farà un po’ storcere il naso visto che si chiede di non fare confusione, ma il low-alcol agli under 40 piace, sebbene si parli di gradazione sotto i 13 gradi e dunque non di acol zero. Una scelta questa che fa gola al 70 per cento degli interpellati.

I buoni consigli

A chi dunque rivolgersi per non sbagliare? Anche in questo i giovani amanti del nettare di Bacco hanno le loro preferenze e su tutti restano agricoltori, vignaioli e sommelier. Un dato importantissimo questo alla luce del fatto che, a quanto pare, blogger e pubblicità televisive non hanno altrettanto appeal. Bene che ci si rivolga alla fonte primaria, ma sulla comunicazione esterna sembra emergere il bisogno di ripensarsi per far sì che si possa essere “identificati” anche al di fuori delle mura della propria azienda o dalla cantina del proprio locale.

Dove compare un buon vino e le regioni preferite

Sebbene l’e-commerce sia cresciuto, l’acquisto anche resta molto legato alla tradizione e di certo il fatto di potersi far dare tante informazioni, di poter porre domande a chi il vino lo fa o lo vende ha un peso importantissimo. Tema questo che dimostra quanto formazione e preparazione siano importanti. Fatto sta che per il 45,79 per cento degli intervistati sono proprio le cantine il luogo migliore cove comprare una bottiglia. Seguono le enoteche con il 38,84 per cento delle preferenze.

Altro elemento la “regionalità” che è importantissima. A piacere di più sono Toscana, Piemonte e Sicilia seguite da Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli, Puglia e Abruzzo.

Rivediamo l’offerta esperienziale

Se c’è una lamentela e anche su questi appunti vanno presi, è il fatto che molti abbiano sottolineato che tra gli aspetti da potenziare vi sia l’offerta di percorsi enogastronomici collegati con itinerari culturali ed ambientali oltre all’organizzazione di eventi originali e di qualità. Insomma innovazione è anche inventiva e di quella a quanto pare c’è bisogno.

 

Il vino per i giovani winelover è soprattutto convivalità ecco perché a loro bisogna offrire esperienze condivise

Cosa quindi rappresenta il vino per gli under 40? Innanzitutto convivialità e lo dice il 41 per cento di loro. Per il 27 per cento un’esperienza per scoprire un territorio e per il 13 quella di conoscere un’opera d’arte. Ecco il perché di quella richiesta di avere eventi originali e percorsi più articolati e ampi.

Andando quindi nel dettaglio tale richiesta si concretizza per il 25,44 per cento nella capacità da parte delle aziende di valorizzare il turismo enogastronomico a quello culturale e ambientale, nel creare eventi originali e di qualità chiesti dal 16,67 per cento di loro, di saperli coinvolgere (lo chiede il 10,09 per cento degli intervistat9, ma anche di avere operatori commerciali e della ristorazione formati e dunque preparati. Una necessità questa riscontrata nell’8,33 per cento dei winelover sotto i 40 anni.

Anche i pacchetti a misura di enoappassionati agevolati e destinati ai clienti affezionati non dispiacerebbero (5,70 per cento) così come vedere pubblicità creative del territorio (5,26 per cento). Piace anche l’idea che le aziende facciano rete (4,39 per cento) con i consumatori che sembrano aver colto forse più degli addetti ai lavori il bisogno di creare un brand territoriale. Qualcuno guarda anche oltre con quel 3,95 per cento che vorrebbe vedere i prodotti della propria regione maggior valorizzati sui nuovi mercati mondiali.

 

L’idea di cambiare vita attrae sempre, ma sono tanti quelli che ripartirebbero dalla terra


Altre particolarità emerse dall’indagine sono ad esempio il fatto che il il 72 per cento dei wine&food lovers valuterebbe o sarebbe disposto a fare l’imprenditore agricolo e crearsi una vita di campagna con il 71 per cento, come detto, che la scelta la fa solo bio.

Solo per il 30 per cento l’etichetta di un vino deve essere tradizionale, per il 44 per cento l’etichetta deve essere fresca e creativa e per il 25 per cento moderna ed innovativa.

Tra le aziende o i marchi più stimati troviamo Ferrero, Barilla ma anche Alce Nero, De Cecco, il brand Sud Tirol e il Consorzio del Parmigiano Reggiano, mentre guardando alle cantine in vetta alla lista ci sono, Antinori, Donnafugata, Gaja.

Questi invece i personaggi del wine&food considerati più autorevoli: Antonino Cannavacciuolo, Alessandro Borghese, Bruno Barbieri, Carlo Cracco, Joe Bastianich, Antonella Clerici.

 

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