Vinitaly-Nomisma diffonde i dati: l'Italia surclassa i competitor negli States durante il lockdown. Cambiano i modi di consumare il vino. Il cambiamento è nel B2C e investe, ovviamente, anche il B2B. Siamo pronti a cogliere la sfida

Per il vino italiano il mercato Usa è, da sempre, una certezza. Il Covid-19 ha per forza di cose mescolato le carte, ma sul fronte consumi la pandemia non ha avuto contraccolpi. E questa è certamente una buona notizia. Ma, se proprio vogliamo dirla tutta, la buona notizia, a nostro parere, è anche un’altra: la presa di coscienza determinata dal periodo emergenziale, che del digitale, anche e forse soprattutto oltreoceano è diventata imprescindibile.

I dazi ci hanno certamente aiutato. Rispetto ai competitor francesi, spagnoli e tedeschi, l’Italia ha decisamente avuto la meglio. Una fortuna, ma anche una grande opportunità. Per non perdere la sfida c’è solo una parola d’ordine: web!

A dimostrare che questa è la strada i dati diffusi da Vinitaly-Nomisma nell’ambito del webinar organizzato da Vinitaly in vista della Wine2Wine Exhibition, in collaborazione con Colangelo Partners.

 

Mercato Usa: durante il Covid l’Italia resiste e supera tutti. E’ il tempo di pensare il modo di conquistare nuovi spazi. Come? Con il digitale

I numeri diffusi confermano il crollo della Francia e la tenuta dell’Italia che, nei primi 8 mesi del 2020 ha recuperato oltre 370 milioni sui cugini d’Oltralpe. L’export, negli Usa, ha chiuso l’estate con 1,16 miliardi di euro di vendita, pari ad un +2,3% rispetto allo stesso periodo del 2019. La Francia, invece, non è mai andata così giù con i suoi 998 milioni. Un calo che si è registrato anche in Francia e Germania. “Nel primo semestre del 2020 l’export del vino nel mercato Usa – ha ribadito il direttore generale di Veronafiere Giovanni Mantovaniha sfiorato il valore di un miliardo di euro. Gli Usa si confermano un mercato di riferimento per il vino italiano e il webinar che abbiamo pensato insieme a Gino Colangelo vuole essere uno strumento per capire come sta reagendo il settore Oltreoceano e quali azioni possono essere messe in campo per conquistare nuovi spazi”

E i nuovi spazi, è evidente, si conquistano su un terreno nuovo: quello digitale. Ecco perché alla Wine2Wine Exhibition che si terrà dal 22 al 24 novembre, si terranno masterclass di collegamento digitale con le ambasciate italiane a Washington e Tokyo. L’obiettivo, ha sottolineato il dg Veronafiere, è quello di “agevolare i contatti tra due mercati strategici per il vino italiano”.

Ci è capitato di parlarne di recente e la tendenza non fa altro che confermarsi: è il rapporto diretto, oramai, a fare la differenza. Ed Enolò lo ha ben capito da tempo. E di questo non possiamo che essere orgogliosi. Un aspetto di cui spesso di parla per il B2C, ma che ormai è imprescindibile anche per il B2B, settore in cui opera la nostra Start Up. Orgogliosi di aver guadagnato un posto nel primo inserto dedicato alla logistica dal Corriere Vinicolo, la conferma che il mondo del vino corre sempre più veloce sul filo del web, arriva proprio dagli States, come emerge dai contributi arrivati al webinar Vinitaly.

 

Mercato Usa: non solo i vini “famosi”. Il Covid per gli americani è stata l’occasione per scoprire l’Italia tutta. I modi del consumo cambiano e la sfida va colta ora!

La buona notizia, a livello pratico, l’ha data Colangelo quando ha sottolineato come “l’apprezzamento del vino italiano (in tempo di pandemia) è rimasto elevato”. Il gradimento, ha quindi aggiunto, si è orientato non su alcuni territori, ma su tutte le regioni vinicole italiane tanto che “dopo la pandemia è cresciuta la vendita di vini di qualità, in particolare quelli del Bel Paese”.

Sul fronte dei vini che hanno fatto “boom” con una media di spesa aumentata fino ai 28 dollari, ci sono i rossi toscani, l’Amarone e il Brunello. Tra le novità i vini siciliani. La curiosità, insomma, non manca, e stimolarla è un dovere. Il modo migliore per farlo? Un buon marketing e un’ottima comunicazione. Insomma siamo sempre lì: la presenza, professionale, nell’infinito panorama digitale.

Parola agli esperti

Il modo di consumare vino è cambiato. E’ cambiato nel rapporto produttore-consumatore e inevitabilmente cambia anche nel rapporto produttore-dealer. La conferma è arrivata, ad esempio, da Aaron Sherman, titolare di SevenFifty uno dei più grandi distributori di vini degli States che conta una rete di oltre 300mila professionisti del trade, 120mila buyer registrati e oltre 50milioni di prodotti cercati nel 2019. “Il consumo off-premise, cioè al di fuori dei locali, è salito del 44%, con una crescita costante fra marzo e agosto superiore di media al 20%, mentre quello interno ai locali è calato del 33%. Anche nella fase Covid-19 – ha detto – il vino italiano ha mantenuto la propria quota di mercato, stabile intorno al 16%”.

Altro esempio positivo che traccia chiaramente la strada imboccata è quello portato da Michael Osborn, fondatore e vicepresidente esecutivo di Wine.com. Le vendite online, ha raccontato, sono passate dal 24% all’88%. Un boom di vendite così esponenziale che la sua società ha dovuto assumere 500 persone nella fase più acuta del Covid per gestire gli ordini. Altra cosa che ha fatto? Triplicare gli investimenti del marketing su Google, Facebook, Instagram e Youtube.

In questo scenario facciamo nostre le parole pronunciate da Kristine Kelly di Gallo Winery: “il digitale è il new normal. Logicamente – ha detto – anche la comunicazione dovrà adattarsi a una nuova piattaforma, allo storytelling online, a Instagram o altre formule di racconto digitale. E’ un’opportunità di valorizzare il prodotto, di organizzare degustazioni e far conoscere il prodotto a un numero molto alto di appassionati e consumatori, magari abbinando cibo e vino”.

 

Mercato Usa, nazionale o Europeo? Non importa…quel che conta è rivedere e rivedersi anche nel modo di approcciare al B2B. Enolò punta sulla trasversalità!

Ecco che allora in questo scenario, che riguarda sì il mercato dell’export in Usa, ma che in realtà fotografa l’intero settore vino a livello globale, ci sentiamo tirati in causa. Sì perché siamo convinti che la rivoluzione digitale, non riguarda solo il rapporto produttore-consumatore. E le parole di molti dei partecipanti al webinar lo dicono, così come lo conferma l’inserto del Corriere Vinicolo che ha inserito Enolò tra quelle realtà capaci di cogliere al meglio questo cambiamento.

La pandemia ha accelerato il cambiamento. La necessità di abbattere i costi, senza per questo rinunciare a qualità e opportunità, ma anzi ampliandole, ha dimostrato che se mutano le modalità di acquisto tra le mura di casa, diverso non è e non può essere per le cantine che si approcciano ai dealer.

Quella di Enolò è una realtà trasversale, capace di intersecare il B2B con il B2C grazie a due strumenti: un marketplace originale che permette di gestire la propria cantina in modo flessibile risponendo alle esigenze del mercato, e un magazine dove le aziende possono promuovere se stesse attraverso proprio quegli strumenti che la Kelly ha ben definito. Insomma che si tratti dell’export nel mercato Usa, o anche solo della crescita della propria realtà dentro confini più vicini, il cambiamento è in atto e noi vogliamo accompagnarlo.