se solo ci fosse più...la fotografia scattata dal Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano 2019 parla chiaro: si cresce, ma nell'offerta bisogna cambiare e molto! Ecco cosa cercano i viaggiatori

Quanto ci piace visitare le cantine! E’ proprio il caso di dirlo. E con il decreto enoturismo varato a pochi giorni dalla 53esima edizione del Vinitaly, le prospettive sono ancor più ottimistiche. A scattare la fotografia di un’Italia sempre più invogliata dal visitare cantine e rimanere lì anche per qualche giorno è il Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano 2019 di Roberta Garibaldi.

Si fa meglio del 2017 quando era il 41% degli italiani ad aver dichiarato di aver visitato almeno un’azienda vitivinicola negli ultimi 3 anni con il 35% che dichiarava già di aver partecipato ad un evento a tema. In un anno le percentuali sono passate rispettivamente al 56% e il 44%.

 

Enoturismo: non più una “toccata e fuga”. In cantina i viaggiatori vogliono  pernottare!

Non più solo “toccata e fuga”. Gli italiani in cantina amano dormirci. Lo ha dichiarato il 28% dei turisti enogastronomici che negli ultimi 3 anni ha dichiarato di aver intrapreso almeno un viaggio con pernottamento. Il 26% sceglie di farne anche più di tre di tappe, mentre la media di quelli che almeno una giornata in cantina la passano, ma volendo anche in due nello stesso giorno, è di ben il 74%.

Quel che emerge dunque è il cambio del desiderio nel modo di voler vivere questa esperienza. Vino sì, ma non solo! E’ il territorio ad attrarre. La cultura dei luoghi e del lavoro nelle vigne. Il viaggio deve essere, per gli enoturisti, un vero e proprio arricchimento e anche un momento da vivere immersi nella natura.

 

Enoturismo: per la gran parte dei viaggiatori la tappa in cantina è la più importante e su come la cercano hanno le idee chiarissime

Tra i dati più rilevanti certamente quello secondo cui per il 46% dei viaggiatori che scelgono un itinerario enogastronomico, la visita in cantina è la cosa più importante proprio per la possibilità di godere del territorio circostante.

Sempre più attenti, quindi, al dove si va. Quando si parla di aziende vitivinicole ai più piace soggiornare in una dimora storica preferita dal 77% degli enoturisti. Seguono quelle a conduzione familiare (68%), di prestigio (60%) e, infine, di design (59%). Una categoria quest’ultima che si sta sviluppando negli ultimi anni. Esempi ne sono le cantine toscane d’autore, ma anche esperienze uniche che si possono vivere all’estero come la cantina disegnata da Starck e l’incredibile D’Aremberg Cube australiano.

“Le dimore storiche con aziende agricole – afferma l’autrice del Rapporto – sono un asset di forte interesse sia per gli italiani sia per gli stranieri, che potrebbe essere maggiormente valorizzato in tutto il nostro Paese”. Basti pensare al potenziale del Veneto, tanto per fare il più banale degli esempi. “E’ molto interessante – aggiunge – notare che la visita ad aziende a conduzione familiare supera l’interesse verso le aziende di prestigio, segnate dalla crescente richiesta di voler vivere atmosfere autentiche e locali”. Dunque nel vocabolario dell’enoturista, dopo la parola sensorialità, o se preferite esperenzialità, è il caso di aggiungere quella di autenticità.

 

Enoturismo: tutta luce? Anche no…ci sono molte cose da migliorare per dare una risposta efficace agli enoviaggiatori

Tutto bello. Non proprio. I chiaro-scuri dell’enoturismo erano stati già delineati, ma a conferma che qualcosa in più si può, anzi si deve fare, arriva anche l’analisi del Rapporto pubblicato. Per il 60% degli italiani, infatti, le visite guidate in cantina sono un po’ tutte uguali. Vista una, insomma, viste tutte.

E questo non è un bene perché potrebbe essere un elemento di forte demotivazione. Variare l’offerta, farsi venire idee, coinvolgere professionisti in grado di veicolare al meglio i proprio prodotti attraverso la valorizzazione della propria storia, delle proprie innovazioni e del proprio territorio, è fondamentale.

Quello che gli enoturisti cercano maggiormente sono degustazioni e possibilità di acquisto una volta visitati i luoghi. E anche qui c’è da lavorare. La gran parte degli intervistati ha infatti dichiarato che preferirebbe esperienze più ricche, con l’assaggio di piatti ricercati da accompagnare ai vini aziendali prediligendo le degustazioni al tramonto. Una scelta che farebbe il 78% di loro. Con la bella stagione alle porte le possibilità sono infinite. Non meno quella di far cenare gli enoturisti direttamente tra le vigne. Opportunità che il 68% di loro gradirebbe moltissimo.

Molto apprezzata la partecipazione alla vendemmia e per chi può, l’offerta di trattamenti di benessere e attività sportive, artistiche e di rilassamento psico-fisico. Da non sottovalutare l’esigenza dei genitori di proporre attività ludiche per bambini così che loro possano godere a pieno della vacanza.

 

Enoturismo: la mancanza di una mappatura delle cantine aperte al pubblico è un gap da colmare

Altro grande problema. Come non esiste una vera mappatura delle strade del Vino italiane, allo stesso modo non esiste una mappatura che indichi ai turisti quali e quante sono le aziende vitivinicole aperte al pubblico e, su ognuna, quali siano i servizi offerti.

Per colmare il gap è stata condotta un’indagine su 735 aziende costantemente presenti ne la “Guida Oro i Vini di Veronelli” pubblicate dal 2008 al 2018, ma di certo non è sufficiente. Un punto di partenza comunque che ci dice che il 67% di queste apre le porte agli enoturisti per visite guidate nei fine settimana e dispone anche di una struttura ricettiva per soggiornare. Rispetto al 2018 l’incremento delle aziende che si sono organizzate per soddisfare le esigenze di chi viaggia sono aumentate del 19%.

Dove sono? Soprattutto in Toscana e Veneto che, insieme, rappresentano il 10% del totale. Altro problema da risolvere, l’ultimo, quello della ricettività capace di far sì che ci si possa organizzare per un viaggio enoturistico. Il 61% dei viaggiatori, infatti, dichiara di non trovare alcuna fruibilità se intente prenotare il suo pernottamento in anticipo.