Presentata l'indagine Nomisma Winemonitor: tempo di innovazione a 360 gradi. La digitalizzazione passa per ogni canale, dal B2B al B2C. Ecco la fotografia scattata al Wine2Wine digital

“Il wine business nell’era post Covid-19” ci dà una certezza: la parola chiave è innovazione. La pandemia ha dato un’accelerata e il piede, usando una metafora, è il caso di spingerlo ora per affrontare e superare un momento storico che sì, trascina e trascinerà con sé tante problematiche da risolvere, ma che allo stesso tempo porta nel suo bagaglio un grande numero di opportunità che devono essere colte: ora!

E’ quanto emerso dall’indagine presentata a Veronafiere dall’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor nel corso del Summit internazionale di avvio dell’evento online wine2wine digital. E sì, siamo d’accordo, l’innovazione è la chiave per rivedere, rivedersi, reinventarsi e iniziare un percorso nuovo che si fonda sulle radici storiche di una realtà, quella enologica, di cui l’Italia è una delle voci più importanti al mondo…da sempre!

 

Wine Business: l’indagine Nomisma ci dice che ora è il momento di superare lo shock e accettare il fatto che essere competitivi significa innovare

L’indagine ha coinvolto 164 aziende che rappresentano 4 miliardi di euro di fatturato, di cui 2,5 miliardi relativi all’export. E il 2020, per tutti, è stato ed è un anno che segna un cambiamento importante. Molte certezze, radicatesi nel corso di decenni, sono state cancellate nell’arco di pochi mesi. Lo shock iniziale è normale, ma la reazione deve essere altrettanto potente.

E l’indagine conferma: la presenza sui social resta importante, ma ancor di più lo è il bisogno di attivare strumenti crossmediali, intensificare il rapporto diretto, prestare maggiori servizi all’utente e profilare i nuovi consumatori. Parole che, per noi di Enolò, sono pane quotidiano perché proprio la crossmedialità, l’eliminazione degli intermediari nel mondo B2B, e la fornitura di servizi innovativi a favore di cantine e dealer, sonole parole chiave della nostra attività, cui si aggiunge quella della logistica, aspetto che il cambiamento lo chiede da tanto, troppo tempo e che ora, più che mai, ha bisogno di un cambio di passo importante per restare competitivi su un mercato che si presenta, sotto molti aspetti, totalmente rivoluzionato.

“Abbiamo voluto indagare – ha detto il direttore generale di Veronafiere Giovanni Mantovani lo stato dell’arte attraverso la voce delle aziende. L’obiettivo, oltre a fissare il reale impatto economico della pandemia, è quello di condividere gli scenari evolutivi determinati dalla crisi. Ne è emerso un settore in sofferenza sui mercati, ma allo stesso tempo fortemente impegnato a innovare. La congiuntura sta accelerando cambiamenti che in realtà erano già latenti – sottolinea -. Il risultato è un’autentica rivoluzione del modo di fare business del vino, a partire dalla comunicazione, dal marketing e dalle nove direttrici commerciali”.

 

Wine Business: aumentano i wine club, le degustazioni virtuali spopolano e l’e-commerce vola. Ma anche nel B2B occorre rivedere e rivedersi

Partiamo da quei cambiamenti che forse qualcuno non si aspettava arrivassero in così breve tempo. Il proliferare dei wine club. Realtà da sempre ritenute di nicchia, si stima che tra qualche mese cresceranno del 57%. Stessa cosa vale per le degustazioni a distanza un tema su cui Enolò puntò i riflettori già nel 2016 chiedendosi se sarebbe stata o meno una vera grande opportunità. La risposta, a quattro anni di distanza, è arrivata. Secondo l’indagine Nomisma Wine Monitor queste passeranno dal 16% all’84% aprendo nuove interessanti possibilità per cantine e attività legate al mondo del vino.

Inutile dire che sul fronte e-commerce tutti sono pronti a mettersi online con una crescita stimata che farà passare il settore dal 55% all’87% in quanto a presenza. Su questo ci sentiamo di fare un punto anche sul cambiamento epocale rappresentato dalla Platform Economy, realtà su cui Enolò ha strutturato la sua attività, e che rappresenta per il mondo del Business (B2B) proprio quell’eliminazione di intermediari, con un notevole abbattimento dei costi in quanto alla gestione della propria cantina, che può fare la diffrenza e che ancora una volta invitiamo a scoprire. Un invito rivolto a tutti i protagonisti della filiera enologica.

La vera svolta, sottolinea l’indagine sul wine business post-Covid è anche nelle nuove consapevolezze che si dovranno acquisire per combattere la crisi congiunturale. E queste passano per le vendite multicanale (74,1%), nella maggior diversificazione dell’export (74,1%), nella brand awarness, nella maggior condivisione di importatori e distributori, nell’accelerazione delle strategie e di engagment sui social. Strumento quest’ultimo presente nella piattaforma integrata di Enolò che permettendo la gestione di una sezione news sul suo magazine, è in grado di veicolarne i contenuti su tutti i canali social propri e dei suoi clienti.

 

Niente sarà più come prima dopo il Covid: ne sono ceri gli addetti ai lavori. Tra tendenze e possibilità, le istituzioni devono fare la loro parte

Tra le strategie, dunque, il giusto mix di presenze alle fiere internazionali, l’ulteriore potenziamento dei canali online e dell’enoturismo, ma anche l’ingresso nel canale gdo e le masterclass online, che si confermano uno strumento potente. L’indagine lo ha rilevato in modo incontrovertibile: nell’arco di due o tre anni tutto cambierà e nulla tornerà come prima. Cosa quest’ultima che crede solo l’1% degli intervistati.

Per il resto gli addetti ai lavori prevedono riduzioni, in Italia e all’estero, del numero di locali e dei consumi fuori casa, a cui contrapporre l’impatto positivo dato dall’incremento delle vendite online e dall’aumento della domanda di vini autoctoni, biologici e sostenibili.

E che sulla territorialità ci sia una grande attenzione, così come sulle grandi certezze, lo conferma lo studio sulle Carte dei vini condotta sempre da Nomisma-Wine Monitor.

Ecco che allora, in questo quadro, gli aiuti per il settore diventano fondamentali a cominciare dagli Ocm. Fondi per i quali qualche tempo fa il Consorzio Chianti ha chiesto certezze per evitare che si rivelino inutili. Per gli intervistati è necessario che si possano usare non soltanto nei Paesi extra-Ue, ma anche nei mercati europei. Una richiesta fatta dal 65% delle cantine oggetto dell’indagine. Una istanza questa, sottolinea Nomisma, a sostegno dei mercati di prossimità, che stanno soffrendo più di altri. E se da una parte c’è la comunicazione della singola realtà, questa ha bisogno di campagne istituzionali importanti, ma anche di incentivi alla digitalizzazione e di appoggio per il rilancio degli eventi fieristici.

 

E il ministro Bellanova annuncia un nuovo Piano di sviluppo dell’intera filiera

Parola allora al ministro Teresa Bellanova che ha annunciato l’idea di un nuovo Piano di sviluppo dell’intera filiera. Il primo passo sarà, ha annunciato, un Tavolo con il ministero dell’Agricoltura, ministero degli Esteri, Ice e rappresentanti di tutta la filiera. Quello che ha in mente la Bellanova,  ha spiegato lei stessa, “è un progetto organico capace di mettere a sistema le tante buone pratiche attivate negli anni, e a valore tutta l’esperienza maturata, punti di criticità inclusi, soprattutto per rafforzare l’ambito internazionale dove il Made in Italy è molto apprezzato e dove però non riusciamo ad essere presenti e forti come potremmo“.

Insomma, tante realtà, un’unica testa per un wine business che parli una lingua comune. Uno dei passi da compiere, ha annunciato, è la certificazione della sostenibilità. Certificazione che, assicura Bellanova, ci sarà nel 2021. “in questa direzione – ha detto ancora – orienteremo tutti gli strumenti di intervento a disposizione che verranno dalla nuova Pac e dal Next generation Eu”.

L’obiettivo è chiaro: mettere in sicurezza settore, imprese, lavoratrici e lavoratori.