Il virtual wine tasting all'estero una quotidianità. In Italia un'eccezionalità: il buon esempio del Consorzio di Montefalco

Degustazione virtuale. Provate ad andare su Google e digitate virtual wine tasting: 777mila risultati. Ora provate a fare la stessa cosa selezionando però solo i risultati in Italiano. Le pagine sono tante, ma la parola “virutal” sparisce già alla prima pagina (o quasi).

L’argomento ha destato il nostro interesse lo ammettiamo. A farci venire la voglia di saperne di più sulla degustazione virtuale è stata una notizia apparsa sui media, a dire il vero su pochissimi canali, del secondo Virtual wine tasting organizzato dal Consorzio Tutela Vini di Montefalco tra i pochi italiani ad aver osato varcare il confine di questa nuova esperienza social. Nuova, abbiamo poi scoperto, solo in Italia dove, a leggere Google, la nuova frontiera della comunicazione è stata varcata da pochissimi. Oltre al Consorzio infatti solo un altro produttore ha attratto la nostra attenzione: Frescobaldi che questa esperienza l’ha fatta nel 2015.

Virtual wine tasting

I dati di gusto digitale qualche tempo fa lo avevano detto: in Italia migliora l’uso dei social network da parte delle aziende vinicole, ma la strada è ancora lunga. E lunga, se si considera che questa nuova frontiera è una realtà quotidiana in molti Paesi tanto che qualcuno ha messo su delle vere e proprie scuole di degustazione online con numeri di visualizzazioni su YouTube significative, lo è davvero.

E’ per questo che l’esperienza del Consorzio di Montefalco ci ha colpito ancor più perché promossa proprio da un’associazione che forse, osiamo pensare, ha colto un’opportunità che è quella propria di chi ha compreso che la visione “social” del mondo, in questo caso di quello dell’enologia, deve saper volgere lo sguardo a 360 gradi. E’ stato il Sagrantino protagonista della degustazione 2016 tenutasi la sera del 9 giugno con tanto di connessione streaming per appassionati e curiosi.

Non si può dire sia stato un successo (solo 63 le visualizzazioni), ma è nel complesso che, crediamo, si debba analizzare il fenomeno. I virtual wine tasting vengono infatti organizzati dai produttori per dialogare con la stampa estera in particolar modo, e capiremo poi perché, con quella statunitense così come avvenuto con Frescobaldi nel 2015.

 

virtual wine tasting

A vederla così sembrerebbe l’occasione di una sera. Un modo per far conoscere i propri vini evitando le esose spese dei wine tour che si organizzano nelle aziende con l’all inclusive di tutte le spese per portare in Italia blogger, giornalisti e comunicatori che del vino parlano quotidianamente.

Ma la sensazione è che invece qualla del Consorzio di Montefalco potrebbe essere annoverata come una best practice per aver saputo cogliere una sfumatura non da poco che trova conferma nell’enoturismo: un virtual tasting per far parlare dei propri vini così da destare la curiosità di chi legge, ascolta o osserva così tanto da spingerli a scoprire i territori da cui arriva.

Funziona? Non si può certo dire che il merito si debba a questa singola e singolare (almeno nel mercato italiano) iniziativa, ma certo è che il potenziale c’è e che se i numeri dell’enoturismo proprio nella zona del Montefalco dal 2012 continuano a crescere una ragione c’è e il saper investire nel marketing e nel brand anche attraverso iniziative come queste sicuramente ha il suo riscontro.

Laddove il mercato interno, per una serie di problematiche burocratiche e non, fatica ad emergere e con un export in continua crescita iniziative del genere non possono che far bene e se ben strutturate il potenziale, per il brand Italia, sarebbe enorme considerando la risonanza che i media tradizionale e ancor di più i social possono dare.

virtual wine tasting

Perché funziona? Non possiamo dare una risposta tecnica, ma una numerica sicuramente. Solo nel 2015, e guarda caso dopo il primo virtual wine tasting fatto dal Consorzio di Tutela del Montefalco con la stampa estera (e statunitense in particolare) una delle sue cantine, la Lungarotti, si è guadagnata una menzione in un recentissimo articolo de Il Gambero Rosso per aver fatto registrare 9mila visite in cantina con un 40% di presenza, udite udite, proprio americane.

Social media, marketing e buona comunicazione. In un mondo che tramite i media ci ha abituati ad immaginare i sapori (pensiamo solo ai tanti programmi e canali web dedicati alla cucina) ancor prima di averli realmente assaporati, il potenziale di “vendere” il gusto di un vino attraverso una degustazione virtuale in cui entrambi gli interlocutori hanno davanti la loro bottiglia e il loro calice, o, come spesso avviene registrando dei video di degustazione nella propria cantina e diffondendoli poi online, potrebbe essere una chiave di volta interessante per ampliare i mercati e incrementare l’enoturismo: quel settore che, ad oggi, ci vede letteralmente schiacciati dal dominio francese. A questo punto non resta che digitare degustation virtuelle!

 

Crediti fotografici: prima foto interna Influenzia – Flickr CC; ultima foto interna UmbriaLovers – Flickr CC.