Il 'manifesto' letto agli Incontri Rotaliani e riportato da Il Dolomiti ci parla di una voglia di cambiamento dei giovani produttori che della Doc vogliono fare un'eccellenza riconosciuta, lontana dalle mere logiche del mercato e che parli dei valori estrinsechi dei suoi vigneti

E’ il vino ‘principe’ del Trentino e quando l’associazione TeroldeGo Evolution (o se preferite come amano anche farsi chiamare TeroldeGo Revolution) è nata, i 9 giovanissimi produttori che l’hanno fondata lo avevano annunciato chiaramente: il loro obiettivo è portare quello che è uno dei vitigni simbolo della Piana Rotaliana al top in Italia. Era il 27 maggio 2018. Oggi nasce il loro “manifesto” per dire no ai vini da 3 euro sullo scaffale. Grave per loro il fatto che il 40% della produzione venga “declassata” e “venduta sfusa”. Ecco allora il nuovo altrettanto chiaro obiettivo: cambiare.

Ph: i produttori dell’associazione TeroldeGo Evolution (foto pagina Fb dell’associazione)

TeroldeGo Evolution: i giovani produttori puntano ad una ‘rivoluzione’ che punti sulla qualità

A dare la notizia è stato Il Dolomiti. Il manifesto è stato “lanciato” in occasione dell’incontro tra il Campo Rotaliano e quello della regione spagonola della Rioja nell’ambito degli Incontri Rotaliani. Un connubio che avvicina le due realtà che un tratto comune, nonostante la distanza chilometrica, ce l’hanno: la caparbietà dei loro produttori, quella per cui vogliono affermare con forza la loro capacità non solo nel produrre eccellenza, ma anche nel tutelare l’ambiente.

E d’altra parte i vini di questi due territori sono vini potenti che ti restano dentro. Ed è proprio un solco che li separi dal passato, quello che i produttori della TeroldeGo Evolution cui quella ‘r’ di Revolution dona parecchio. Sia chiaro, non dal passato che ha fatto di questa Doc una grande eccellenza, ma al contrario da quello che non ha saputo esaltarne il valore scendendo a compromessi che non le hanno permesso di dimostrare il grande valore che ha.

La svolta, dunque, è tutta nella direzione della qualità. E non potrebbe essere altrimenti non solo per logica, ma anche per esigenza visto che i mercati si muovono sempre più nella direzione della qualità. Lo hanno dimostrato i consumatori durante e dopo la pandemia scegliendo di spendere di più proprio per il vino. Lo dimostra l’indice Liv-Ex che continua a premiare i vini italiani di pregio, dimostrando che non è la quantità a fare la differenza. Ed era ora che questo concetto diventasse chiaro.

 

TeroldeGo Evolution: basta prezzo basso e declassamento della produzione venduta al 40% sfusa. Rischiamo il crollo

Il prezzo basso deve sparire. Il loro proclama per l’occasione lo hanno proprio letto senza però voler sollevare alcuna polemica, ma piuttosto per aprire una riflessione e un dibattito che faccia bene a questo vino “principe” che aspira a diventare “re”. “Mettiamo a nudo noi stesso, i dati del nostro territorio – hanno detto i giovani produttori come leggiamo sul magazine che riporta la notizia -. Comprenderemo esattamente i punti di debolezza del sistema e, dopo 50 anni di doc Teroldego Rotaliano, è giunto il momento per farlo in maniera decisa. Il fatto che oltre il 40% della produzione venga declassato e venduto sfuso dovrebbe far riflettere sulle intenzioni e sulle sorti che vogliamo attribuire a questo territorio. Se uniamo questo ad un’analisi socio-economica otterremo un risultato del tutto aberrante”.

Il messaggio di fondo è questo: guardare ai valori estrinsechi dei vigneti del territorio che non si legano alle logiche economiche. E i numeri, ancora una volta, vengono in soccorso per comprendere bene quanto, questi giovani produttori hanno le idee chiare.

“I valori, che nel tempo hanno ampiamente superato i prezzi di 1 milione di euro ad ettari – si legge ancora nel proclama – non sono assolutamente commmisurati alla reddeitività per ettaro (netto inferiore all’1%). Ciò comporta che, con il passare degli anni, il costante innalzamento intellettuale e culturale del mondo contadino, porterà con sé l’inevitabile conseguenza che, partendo da conoscenze base di economia aziendale, i giovani che andranno ad ereditare i sempre più parcellizzati appezzamenti, non saranno più disposti ad immobilizzare capitali non remunerativi.

Tutto questo, dunque, porterebbe a un crollo del prezzo e questo, i giovani produttori, non vogliono neanche immaginarlo.

 

La TeroldeGo Revolution è un radicale cambiamento. Partire da ciò che non si vuole per rilanciare la Doc, con un nuovo nome e un disciplinare da rivedere tout court

La soluzione? Cambiare. E per farlo il primo passo, sostiene la TeroldeGo Evolution è partire da ciò che non si vuole. E quello che loro non vogliono è che si arrivi alla realtà appena illustrata. Non vogliono che si produca il doppio di quello che sarebbe “l’ideale” qualitativo per declassare e vendere metà del prodotto sfuso. Il Teroldego per loro va proprio “ripensato” e lo scambio nato con la Rioja, fatto anche di degustazioni comparative, può essere il punto di partenza.

“Non vogliamo un teroldego rotaliano da 3 euro sullo scaffale“, hanno quindi detto quello della TeroldeGo Evolution. Così come non si vogliono trovare a declassare e vendere il 50% della produzione sfusa. “Possiamo pertanto pensare – si è concluso così il proclama come riferisce Il Dolomiti – ad una valorizzazione del nome Teroldego per chi vuole muoversi su una legittima politica del prezzo. E guardare al Rotaliano con un occhio diverso, un occhio qualitativo. Ma nel mezzo, non possiamo mantenere un nome che ingenera confusione come Teroldego Rotaliano. Per tale ragione, il disciplinare di produzione deve essere rivisto tout court. Solo dopo si potranno innestare logiche future.

Parole davvero forti, a ben pensare, che sanno di…voglia di rivoluzione!