Secondo alcuni esperti ascoltati da Wine Enthusiast sì: esistono già degustazioni a tema e c'è chi ha scelto i suoni per dare conoscenza, ma anche fare business

Musica e vino lo sappiamo sono un binomio che si sposa bene da sempre. Siamo però più abituati ad immaginarlo che a viverlo.

E’ quasi più un’immagine cinematografica quella che ci viene in mente quando pensiamo a qualcuno che, seduto nel suo studio rigorosamente arredato con pregiatissimo mogano e quel divano un po’ retrò alla vista tanto comoda, degusta un vino d’annata con un giradischi (rende più il senso del mito) che suona al cento per cento musica classica.

In realtà la relazione suono-vino e musica-vino è oggetto di studi da decenni e la percezione dei suoni e della musica, probabilmente, influenzano davvero la nostra percezione del nettare di Bacco. Ci è capitato di parlarne riguardo il tappo di sughero il cui “pop” in qualche modo ci rassicura.

La musica (e i suoni) come elementi di esaltazione del vino: è una possibilità?

Se il dibattito su materiali e imballaggi nell’ottica della sostenibilità imperversa, fermiamoci al suono e la musica e chiediamoci se, in quella ormai chiara voglia di esperenzialità che chi ama il vino cerca, non possano questi diventare elementi fondamentali anche in termini di business.

Una prima risposta a questa apparentemente banale domanda l’abbiamo trovata su Wine Enthusias in un interessante articolo in cui alcuni enologi raccontano il loro rapporto con la musica e il vino e di come la prima sia importantissima per loro durante il lavoro. Ma anche un articolo in cui scopriamo che oltreoceano esiste almeno una realtà che dei suoni, quelli della vigna, ha fatto un vero elemento di forza in termini di enoturismo. Un’idea semplice, ma, a quanto pare, piuttosto efficace.

In Napa Valley c’è un’azienda che del suono ha fatto uno strumento di conoscenza e business e la scelta sembra funzionare

Siamo nella Medlock Ames Winery del Bell Mountain Ranch nella contea di Sonoma. Qui, scopriamo grazie a questo articolo, si può vivere una vera esperienza immersiva nel suono per accompagnare il vino. Come spiga uno dei responsabili della vigna l’idea è venuta durante il covid. Periodo che a quanto pare si conferma pieno di creatività.

I lockdown ce li ricordiamo. Poter uscire all’aria aperta e godere dei suoni della natura non era possibile e così quest’azienda ha portato i suoni della natura (la “sua”) alla gente. E lo ha fatto in modo estremamente professionale.

Sì perché per portare avanti il progetto è stato ingaggiato un musicista e artista locale che ha registrato tutti i suoni naturali in vigna e tutti quelli che interessano il processo di vinificazione. Quei suoni sono diventati una sorta di moderna melodia che ora chi va a vivere un’esperienza da queste parti può ascoltare tramite un iPod e l’auricolare.

Mentre si passeggia in azienda il dispositivo di localizzazione immerge nei suoni del posto in cui ci si trova alternando gli stessi con le informazioni sul dove, come, quando e perché. Cioè dando informazioni dettagliate sul momento che si sta vivendo. Ben 2mila ore di suoni registrati di giorno e di notte e in tutte le stagioni.

Il risultato del progetto

Funziona? A quanto pare sì perché i proprietari fanno sapere che alla fine di questa particolare visita chi partecipa ha una maggiore consapevolezza del vissuto e di ciò che l’azienda fa. Tanto che al momento della degustazione dei vini che segue l’esperienza sono tutti più in sintonia con la natura e più inclini a commentare con sottili sfumature i vini che si stanno provando.

Una frontiera di conoscenza, ma anche di business su cui si può davvero aprire una riflessione.

Se solo il suono di un tappo di sughero migliora la nostra percezione del vino, quanto può la musica?

I suoni dunque sembrano davvero influenzare la nostra esperienza con il vino, ma per la musica è lo stesso? Beh noi tanto ma tanto tempo fa una carta dei vini musicale, un po’ per gioco, l’abbiamo fatta. Potremmo rispolverarla e vedere se degustando un vino specifico con ogni musica scelta la nostra percezione dello stesso cambi. Una prova su se stessi senza però poter smentire l’ipotesi di un condizionamento.

Scherzi a parte le testimonianze degli esperti ascoltati da Wine Enthusiast sembrano confermare questa ipotesi. Tra loro anche Charles Spence capo del Crossmodal research laboratory dell’università di Oxford e precursore della cosiddetta “psicologia del vino” che nel 2017 condusse uno studio sul tappo di sughero dimostrando che già solo quel suono aumentava del 15 per cento le valutazioni che il cervello ha fatto dei vini e del 20 al momento della degustazione. Un suono appunto. Se tanto può quello quanto può la musica?

Musica e vino l’abbinamento perfetto per lavorare in cantina: per qualcuno è liberazione e spinta alla creatività

La ricerca è impegnata sul campo, ma intanto alcuni professionisti la loro sono pronti a dirla. E’ il caso di Chris Carpenter enologo per alcune aziende della Napa Valley e anche per un’azienda vinicola australiana. Amante della musica confessa che in quello che è forse il momento del processo della vinificazione e cioè quando sta mescolando, si chiude in una stanza e mette su buona musica e i suoi vini alla fine, metaforicamente, “cantano”. E’ come se qualcosa si smuovesse nel suo cervello dandogli la spinta per agire in piena libertà.

Per lui però in quel preciso momento solo musica classica perché, dice a Wine Enthusiast “il suo modello di suono, la sua complessità e atemporalità lavorano nel mio cervello come se fosse in grado di suscitare lo stesso risultato nel sapore dei miei vini”.

Per lui un elemento importante anche nella degustazione a seconda dell’effetto che si vuol dare.

Musica e vino sono l’abbinamento perfetto anche per guidare una degustazione, ma per ogni vino ci vuole la canzone giusta!

C’è chi poi la musica non se la porta solo a lavoro, ma la porta anche nella sala degustazione. E’ il caso dell’enologo Banshee Alicia Sylvester che la musica la ascolta anche quando lavora, ma che la musica la mette anche durante le esperienze del gusto offerte ai clienti.

In Georgia si va anche oltre. Qualcuno ha anche una canzone per ogni vino. A promuovere l’iniziativa è Katie Vaughan, direttrice delle settore vino nell’Englheim Vineyard di Ellijay. Nello specifico c’è una canzone per l’Engel Weiss della cantina, ovvero Put your record on di Corinne Bailey Rae: una canzone leggera per un vino leggero proposta ai clienti che nel mix, spiega, ritrovano l’estate (parola loro!). Certo di abbinamenti ce ne sono anche altri con musica che spazia un po’ in tutte le direzioni senza dimenticare un mito come Frank Sinatra.

E si lavora già ad un evento ad hoc insieme ad un sommelier: in cantina una canzone per ogni vino. Un’idea che si potrebbe rilanciare anche in qualche nostra realtà. Tentar non nuoce.

Anche in Texas c’è chi non fa a meno della musica ed è il direttore della sala degustazione della Lost Draw Cellars di Fredercksburg che cura proprio una playlist per i suoi vini. Si spazia dalla musica country al folk per arrivare all’acustica. Tutti generi che, a suo parere, sanno ben raccontare i vini del territorio. Per lui e per tutti gli altri, ci pare di capire, la musica con il vino ci sta sempre bene.

Non sappiamo se scientificamente arriverà mai una conferma definitiva, ma a noi quest’idea piace e crediamo che davvero vino e musica siano un abbinamento…perfetto!