I wine writers inglesi tornano a chiedere "addio al vetro" e intanto i contenitori alternativi nel mercato prendono il volo

Quella partita dalla Gran Bretagna per l’alleggerimento del packaging è una vera crociata. Se qualcuno ha pensato che l’appello lanciato da wine writers si sarebbe esaurito in una semplice richiesta si è sbagliato.

Quella intrapresa è una vera battaglia della sostenibilità e a guidarla sono i giornalisti di “prima linea” del settore: Jancis Robinson e Hugh Johnson che sono tornati a lanciare non solo appelli, ma anche a proporre azioni concrete perché si agisca e presto. Ancor più oggi che il problema degli imballaggi, estremamente legato ai trasporti, è diventato un problema impellente vista la mancanza di materia prima e i prezzi che questa ha raggiunto.

Piaccia o non piaccia per loro è il momento di dire addio al vetro, ma non tutti la pensano così. Il dibattito è però molto interessante perché anche in Italia la riflessione è aperta. Dai due ora arriva una lettera aperta riportata da Decanter e si riapre la discussione sul cosa e come cambiarla.

Continua la battaglia dei wine writers: per il packaging del vino è tempo di lasciare il vetro e imboccare strade alternative

La Wine Traders for Alternative Formats (Wtaf) presenta dati chiari: l’impatto ambientale della produzione e il riciclaggio del vetro pesa. Passare a formati alternativi vorrebbe dire, spiega la realtà d’oltremanica, risparmiare oltre un terzo dell’impronta di carbonio del vino consumata nel Regno Unito. Sarebbe come togliere, per semplificare, 350 mila auro dalla strada.


Ma quali sono i packaging alternativi? Beh quelli di cui ci si è trovati spesso a parlare con alcuni di questi che anche in Italia hanno preso piede, vedi il bag-in-box. Ma su lattine e bottiglie di carta il Bel Paese storce il naso, sebbene sperimentazioni ce ne siano sempre di più. Quella che parte dalla Gran Bretagna è la volontà di una rivoluzione culturale. Giusta o sbagliata? Non sta a noi giudicarlo, ma di certo il dibattito è aperto tra pro e contro.

La proposta in Gran Bretagna: incentivi fiscali a chi compra vino con un packaging alternativo

Secondo Oliver Lea della Bib Wine e tra i fondatori del Wtaf, il vino dovrebbe ridurre entro il decennio il 43 per cento delle sue emissioni e per farlo bisogna dire addio al vetro. Sulle lattine assicura che non c’è nessuna percezione differente nel gusto e la qualità e lo conferma la stessa Robinson che dice anche alcuni dei vini dell’azienda li porterebbe anche a tavola.

Quindi la proposta lanciata al governo: introdurre incentivi fiscali per i consumatori che scelgono gli imballaggi rispettosi dell’ambiente. Un modo, dunque, per incentivarne l’acquisto e in qualche modo “costringere” anche chi non vuole, a reinventarsi per non perdere consumatori questi sempre più attenti, tiene a sottolinea Lea, alla sostenibilità.

Addio al vetro? Non tutti sono d’accordo, anche il vetro può avere una vita sostenibile

Non tutti però seguono la scia. Tra quelli citati da Decanter c’è il produttore catalano Miguel Torres. Un produttore sostenibile per il quale il vetro non va cestinato, ma potenziato. La sua proposta è quella di alleggerirle le bottiglie e far sì che siano gli stessi clienti a riportarle indietro perché possano essere riutilizzate evitando così di pesare in termini di emissioni con il riciclo a tutti i costi.

Ma quanto vale il mercato del packaging sostenibile: sempre di più e soprattutto nel food l’innovazione è ormai regina incontrastata

Parlando di packaging alternativo un interessante focus lo ha fatto Milano Finanza partendo da un dato chiaro: nel 2022 il mercato globale degli imballaggi riciclabili raggiungerà i 28,3 miliardi di dollari con il green che avanza tra alghe marine, plastica di mais, laser 3D e persino letame di mucca. Numeri e tendenze che emergono da The Business Research e che si traducono in una prospettiva di crescita del 7,2 per cento rispetto al 2021 toccando nel 2026 i 34,2 miliardi di dollari.

Parliamo di packaging biodegradibile, riutilizzabile, non tossico e fatto con materiali riciclati. Ecompatibilità insomma è una parola d’ordine e in altri Paesi si è già affermata. Su tutti gli Usa, mercato che l’Italia del vino ha particolarmente a cuore.

Un americano su due infatti è disposto a pagare di più per un imballaggio sostenibile (il 47 per cento) e ben il 64 per cento ci guarda al sé il packaging sia o meno riciclabile. Percentuale quest’ultima che sale al 69 per cento se si parla della fascia 18-29 anni.
Un trend che avanza anche in Italia dove secondo l’Osservatorio Gs1 in un solo anni sono cresciuti del 5 per cento i prodotti che esplicitamente in etichetta spiegano come gestire le confezioni dopo il consumo in nome della sostenibilità.

Sul vino si parla di packaging alternativo, ma nel frattempo nel food è boom di varietà

E così mentre il vino riflette e in Gran Bretagna chi di vino scrive spinge verso una rivoluzione, il settore soprattutto nel food la sua di rivoluzione la sta già portando avanti. Riportiamo gli esempi fatti da Milano Finanza e riportati come le più curiose dieci tendenze del settore green packaging e sfidiamo voi a dirci quante volte, in Italia, vi siete imbattuti in queste realtà.

Le incredibili tendenze

Ci sono le alghe marine ingrediente naturale e sostenibile utilizzato per gli imballaggi monouso commestibili e biodegradabili al 100 per cento (vedi mai che non sei sazio!). Ci sono poi quelli idrosolubili realizzati in alcol polivinicolo che si dissolvono a contatto con l’acqua calda sparendo letteralmente. Quindi la stampa 3D che a fronte di queste novità ci sembra quasi “vecchia” e che permette di stampare il contenitore intorno al prodotto evitando inutili sprechi. La cellulosa non manca mai, ma c’è anche la fibra stampata che permette di personalizzare le scatole senza però intaccarne la riciclabilità.


Avete mai sentito del cartone d’erba? No? Beh esistono anche loro e sono alternativi alla plastica: compostabili al 100 per cento non hanno nessuna sostanza chimica al loro interno. Scopriamo quindi anche il packaging piantabile in cui la carta da sempre completamente biodegradabile viene creata utilizzando carta riciclata e semi selvatici; quando l’imballaggio raggiunge la fine del suo ciclo di vita, può essere piantato per far crescere nuova vita.


Siete rimati alle prime righe e vi state chiedendo se davvero esiste un packaging realizzato con letame di mucca? Ebbene sì è proprio così. Inutile dire che è totalmente biodegradabile. Infine la carta d’ostrica realizzata con prodotti di scarto della produzione della pelle riciclati e la plastica di mais, anche questa completamente biodegradabile e ottimo sostituto della plastica.


Insomma l’invettiva non manca e la ricerca è tanta. Per il vino forse non servirà dire addio al vetro, ma ridurne la presenza potrebbe essere una soluzione e packaging alternativi ce ne sono già. Sarà la strada giusta?