E' l'allarme lanciato da Miguel Torres, fondatore della Conferenza internazionale sul climate change. Oggi parliamo di "emergenza climatica", ha detto. Bisogna cambiare passo e in fretta. il tempo stringe e la viticoltura è a rischio. Il cambio deve essere di mentalità

Il cambiamento climatico è peggio della fillossera. Non lo diciamo noi, ma è quello che ha detto Miguel Torres alla Conferenza Internazionale sui cambiamenti climatici (International Winaries Climate Action – Iwca), di cui è socio fondatore. Un evento tenutosi la scorsa settimana che ha lo scopo non solo di fare il punto della situazione, ma anche di “diffondere la voce” per far sì che quante più aziende vinicole si organizzino per rispondere al bisogno di lottare il cambiamento climatico.

 

Torres: il Covid forse passerà, il cambiamento climatico no, rimarrà e peggiorerà!

Tante le testate che hanno parlato di quanto accaduto in occasione della Conferenza. “Non parliamo più di cambiamento climatico – ha detto Torresma di emergenza climatica. Abbiamo solo pochi anni davanti a noi per cambiare ciò che accade. Probabilmente il Covid passerà – ha aggiunto –, ma il cambiamento climatico non se ne andrà, rimarrà e peggiorerà sempre di più”.

Parole dure e difficili da digerire per chi comprende l’importanza del problema perché, come ha detto sempre Torres “non possiamo più permetterci un atteggiamento ‘stand by and watch’ nei confronti del cambiamento climatico. E’ necessaria un’azione immediata da parte di tutti e ovunque”.

Per chi la percezione del problema non ce l’ha, ad illustrarla il viticoltore Rob Symington, membro dell’Iwca, che ha spiegato come nel Douro, la regione vinicola più importante del Portogallo, ogni anno si registrano temperature mai registrate prima…sempre in crescita. “Continua a succedere – ha dichiarato – e per me è terrificante. E’ un problema reale per tutti noi e non abbiamo molto tempo per risolverlo”.

 

Symington all’Iwca: senza un cambio di mentalità non ci salveremo. E bisogna fare in fretta

Il tempo stringe dunque. E se l’obiettivo della decarbonizzazione sembra lontano, il 2050 è dietro l’angolo e gli anni che da esso ci separano sono meno di quanto sembri e accelerare è un obbligo sociale. Symington nel suo intervento ha sottolineato come le aziende non siano abituate a dover parlare in modo concreto dei cambiamenti climatici. “Siamo abituati a perdite e profitti – ha infatti aggiunto da viticoltore -, strategie di marketing e vendita e piani strategici”. Il problema del climate change “ci sta portando fuori dalla nostra zona di comfort nel commercio del vino”, ha sottolineato.

Queste dunque per l’Iwca le parole chiave per avere un futuro di sostenibilità: rigore, misurazione, azioni per ridurre le emissioni, azioni non parole e leadership. E pare poco, verrebbe da dire. Perché davvero si lavori in questa direzione, ci pare evidente, c’è bisogno, prima di tutto, di un importante cambiamento culturale che sposti le priorità. Chi guarda solo al business, senza considerare che questo dipende anche dalla salute del pianeta, dovrebbe considerare che questa cecità potrebbe portare alla fine del business stesso.

 

La sostenibilità non è solo il fare qualcosa di buono per andare sul giornale, è impegnarsi concretamente per un futuro senza Co2

Lo ha detto anche Symington. Serve un cambio di mentalità. Un cambio “obbligato” che, ha ammesso, così è stato per la sua azienda. “Siamo passati dal considerare la sostenibilità come un esercizio di pubbliche relazioni, a considerarla un pilastro fondamentale della gestione del rischio nella nostra attività, come catalizzatore per la trasformazione e come un modo per dimostrare in futuro ciò che stiamo facendo”.

Eh sì, non è facile perché, come ha ben sottolineato, “l’istinto delle imprese  la responsabilità sociale delle imprese: basta fare alcune cose buone in un silo e poi cercare di ottenere una buona visibilità sulla stampa”.

Ecco quindi lo scopo della conferenza: non dare lezioni, ma condividere le best practice. Insieme si può dare maggiore respiro alle iniziative riuscite, farle conoscere, confrontarsi con tutti i protagonisti della filiera, e avviare dunque quel percorso che porti davvero ad un cambiamento di mentalità. Ad oggi le cantine dell’Iwca conta 24 cantine associate in sette Paesi di cinque continenti che lavorano costantemente alla riduzione dl Co2.

Resta quindi un problema: 24 devono riuscire a convincere il mondo del vino che bisogna fare in fretta. Questo richiede un atto di fiducia di chi, ad oggi, non ha ancora compreso quanto grave sia la situazione.

 

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