L'indagine Sgw condotta per Carrefour e presentata alla Milano Wine Week ci apre un nuovo scenario su Generazione Z e Millennials...avviciniamoci!

Lo avevamo visto con le Carte dei vini e ora arriva un’altra conferma: qualità e territorio fanno al differenza nella scelta del calice. La fanno per i più giovani ovvero la Generazione Z e i Millennials.

Tempo di eventi e tempo di indagini e ancora una volta a scattare una fotografia forse inattesa, dato che soprattutto i giovanissimi rappresentano quella fetta di mercato tanto difficile da conquistare, è la Milano Wine Week nel corso della quale è stata presentata l‘indagine Swg per Carrefour Italia “Annata 2.0: il vino per i nativi digitali”.

 

Ai giovani il vino piace sebbene ammettano di saperne cose: facciamoglielo conoscere!

E se ci fosse una certe reverenza da parte dei giovani nei confronti del vino? In fondo, forse, c’è un po’ di verità in questa affermazione che ci permettiamo di fare. Se è vero che i giovani sembrano difficili da conquistare, se vero è quanto emerge dall’indagine Swg, allora forse si potrebbe rispolverare quel discorso sulla necessità di avere con loro un linguaggio diverso per comunicarlo.

Sì perché, tornando allo studio, ai giovani il vino piace, non ne sanno molto e nel loro immaginario è simbolo di eccellenza e cultura. Cosa peraltro vera, ma la cultura non è solo élite, deve saper arrivare a tutti: anche a loro.

I numeri sull’apprezzamento del vino che per tutti è più di una bevanda ci dicono che forse, in realtà, non sono poi così distanti dal nettare di Bacco. L’88 per cento dei millennials lo apprezza particolarmente con i giovanissimi, quella della generazione Z, per cui è secondo solo alla birra (60 per cento).

In quanto però a sapere di vino fanno tutti “ma culpa”: il 40 per cento della prima categoria e il 44 per cento della seconda ammette candidamente di non saperne granché. Una dichiarazione che per il settore e nella grande distribuzione e nel settore horeca, apre a nuove possibilità se ci si ferma un attimo a pensare. I giovani, per indole, sono curiosi quindi stimolare la loro curiosità e, lo ribadiamo, accedere al loro linguaggio può davvero fare la differenza.

 

Per i giovani il vino è simbolo di eccellenza, storia, cultura e tradizione ed è impossibile dargli torto ecco perché dargli accessibilità è importante

A conferma del fatto che sia un qualcosa che apprezzano, ma che forse, come detto, un po’ temono per quell’idea di “superiorità”, chiamiamola così, che trasmette è la considerazione che ne hanno. Oltre l’80 per cento di millennials e generazione Z lo reputa un’eccellenza italiana (e non ci sentiamo di contraddirli anzi) e l’87 per cento ci vede dentro storia, cultura e tradizione. Tutte grandi verità che, tra l’altro, spingono il 60 per cento dei giovanissimi e il 67 per cento dei giovani, a volerlo consumare con consapevolezza facendo anche acquisti ponderati e mirati. Sono interessati ad acquistarlo, insomma, prestando attenzione prima di tutto a caratteristiche organolettiche, al legame con il territorio e alla tradizione che si porta dietro.

Stupirà qualcuno sapere che queste sono le priorità e non l’estetica e la notorietà dalla bottiglia che sono proprio in fondo alla classifica. Che dire? Sono un vero e proprio libro bianco su cui scrivere pagine nuove.

Accade anche che quando vanno al supermercato i ragazzi cercano informazioni su ciò che stanno per comprare, ma anche che il 37 per cento di quelli della generazione Z e il 53 per cento dei millennials comprano direttamente dai produttori. Un altro dato questo che ci lascia piacevolmente colpiti così come quello, un po’ inatteso, della loro scelta digitale: solo il 18 per cento acquista online.

 

Territorialità e qualità contano più di tutto il resto e sulle loro scelte le parole dei produttori hanno un peso importantissimo

Un’attenzione davvero alta e inaspettata verso quelle caratteristiche ricercate tanto che il 73 per cento dei giovani dichiara di non trovare nei supermercati prodotti di aziende artigianali e di piccoli produttori (il 51 per cento) e vini a km zero (il 50 per cento). La territorialità si conferma dunque una discriminante importantissima. Tra l’altro, sebbene come visto ammettano di non sapere molto di vino, è pur vero che la conoscenza la cercano tanto che il 20 per cento degli intervistati ha dichiarato di preferire un confronto diretto con i venditori per fare l’acquisto giusto e questo ci riporta ad un altro tema importantissimo: la professionalità che oggi è richiesta ovunque, persino in un supermercato.

Insomma dovremmo smettere di dire che i giovani il vino non lo apprezzano, che i giovani di vino non sanno nulla. Anche se non sanno vogliono sapere, ma dobbiamo imparare a parlare con loro.

 

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