E' tempo di ripartire. E il mondo del vino, nell'ambito dell'Horeca, lo farà a giorni nel Vinitaly Special Edition. Intanto, però, scopriamo come i social 'funzionino' nel mondo del food e quanto questo, anche per il wine, possa essere una grande opportunità

Oggi parliamo di Horeca, partendo dagli chef per arrivare al vino. Sì perché quello dell’Horeca è un universo dove ognuno fa la sua parte. La ristorazione è un settore ampio e anche per il mondo del vino, conoscerne aspetti che ad esso si affiancano sebbene corrano su un binario differente, in questo caso la cucina, è sempre cosa buona e giusta.

Partiamo quindi dall’indagine condotta dall’Osservatorio dell’agenzia Soluzione Group e Apci che scatta una fotografia (positiva) di come gli chef si relazionano ai social media. Restiamo convinti che le nuove forme di comunicazione siano la chiave attraverso la quale guardare il futuro e anche il momento drammatico della pandemia, sembra averci dato ragione.

Dagli chef al Vinitaly Special Edition perché è proprio da qui che l’Horeca e il suo rapporto con il vino, ha intenzione di ripartire.

Iniziamo dunque dall’indagine del settore Horeca che ha coinvolto gli chef, i se preferite i professionisti del Food Service. Loro, nel mondo digitale, impazzano. E per esserci ci vuole originalità, ispirazione e capacità di mettersi in gioco. Quello che sono andati ad analizzare Soluzione Group e dunque, cosa postano gli chef? Quali canali frequentano? Come si relazionano alle aziende? Ottanta professionisti del mondo della ristorazione hanno risposto alle loro domande ed ecco cosa è emerso.

 

Horeca: gli chef sono tanto social, amano ispirarsi, non concepiscono la competizione, ma solo la sana competitività. E’ la foto si Soluzione Group e Apci

Il 97% degli intervistati (praticamente tutti), ha affermato di usare costantemente i social network. Su tutti, per loro, c’è Instagram, utilizzato dall’88% dei professionisti. La conferma che questo è il social più trendy. Segue, a stretto giro, Facebook che fa registrare un utilizzo pari all’87% (solo l’1% in meno rispetto al social più fotografico di sempre). A stupire di più, però, è l’età dei professionisti del Food che lo utilizzano: hanno più di 40 anni nella gran parte dei casi. Un dato controtendenza se si considerano i due social insieme. Solitamente, infatti, tale sovrapposizione interessa la fascia 25-35 anni.

 

Instragram il preferito, ma Facebook incalza. L’originalità piace. Conta emozionarsi ed emozionare

Altra cosa importante. Gli chef si aggiornano. O almeno lo fa il 56% degli intervistati (una percentuale che, a nostro parere dovrebbe anche aumentare). Questi leggono aggiornamenti e novità, mentre il 66% interagisce con like, commenti e condividendo contenuti di altri, partecipando anche a gruppi. Bello quel 72% che sui social pubblica contenuti originali, svelando i segreti dei propri piatti e offrendo ai follower, oltre alla competenza tecnica, anche la passione che mettono in ciò che fanno. Una risposta efficace a quella che è ben più di una tendenza da parte dei consumatori: sperimentare, emozionarsi e vivere, in prima persona, esperienze che diano una percezione diversa e significativa del vissuto. Cosa di cui, nel vino, abbiamo parlato migliaia di volte. 

Come ben sottolinea l’indagine questi sono dati che, per le imprese del Food Service, si traducono in opportunità di costruire strategicamente una community brand ambassador spontanea con cui instaurare un dialogo vero e autentico.

 

Da soli non si va da nessuna parte…dalle aziende i professionisti del Food Service si aspettano una vera partnership!

Se gli chef ci mettono del loro. La domanda successiva è: cosa si aspettano loro dalle aziende? Beh innanzitutto il 57% di loro segue le sue aziende su Facebook e il 37% su Instagram. L’obiettivo, dunque, dovrebbe essere quello di creare campagne di comunicazione mirate o contenuti da veicolare in partenership con le pagine social dei fornitori.

E qui, ci pare, il discorso vino si inserisce pienamente. Quale piatto, infatti, non ha un vino con cui va degustato? Uno o più di uno. Per un’azienda, avere una partenership con chi ha un ruolo di influencer può essere una chiave di volta o importante. O ancora, diventare l’azienda vitivinicola stessa quell’influencer capace di veicolare i propri prodotti grazie al sostegno di uno chef di cui è fornitore. Insomma: si parla sempre di rete, ma riusciamo a crearla questa rete? Se tutti comprendono il valore della comunicazione social e magari scelgono di affidarsi a professionisti del settore (ed è proprio ciò su cui lavoriamo ormai da anni noi di Enolò), una chiave di volta è più che possibile.

 

Ispirarsi ad altri? Perché no…competitività è una cosa…inutile competizione un’altra! Viva la contaminazione

Tornando quindi al rapporto chef-aziende sui social network, l’altra domanda cui l’indagine ha cercato di rispondere è: quale tipologia di contenuti ti interesserebbe di più ricevere? Il 79% ha risposto novità di un prodotto, mentre solo il 31% è interessato a suggerimenti di ricette o tutorial. Eppure sui social siamo pieni di ricettari e campagne che si rivolgono ai giovani per portarli…tra i fornelli. Resta, di positivo, quanto già rilevato e che in questo caso si conferma: le novità non spaventano, anzi…attraggono!

E al bando l’egoismo. Altra nota positiva quella secondo cui i Food Service credono in una competitività di ‘qualità’, oseremmo dire, non in quella dell’io sono meglio di te punto e basta. Ispirarsi ad altri, che magari hanno messo a segno punti vincenti, è una cosa vista con positività e la contaminazione è una parola d’ordine imprescindibile.

E’ così che si cresce. E’ così che una categoria fa di se stessa un brand, tirandosi dietro quegli altri brand che girano attorno al loro mondo.

Ispiriamoci tutti!

 

Horeca e wine: il settore pronto a ripartire con la Fipe al Vinitaly Special Edition in programma dal 17 al 19 ottobre

Abbiamo parlato degli chef, abbiamo accennato al fatto di quanto questi, in realtà, vivano in stretta relazione con il mondo del vino. Tante volte, in questi mesi, abbiamo parlato di come, il vino, si sia dovuto reinventare in tempo di pandemia. Ora parliamo di come l’Horeca, per quanto concerne il settore, vino, si prepara a ripartire.

E i riflettori sono tutti puntati sull’imminente Vinitaly Special Edition, in programma dal 17 al 19 ottobre al Veronafiere. Si parla proprio di wine business, anche con l’avvio di una collaborazione strategica con la Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi). Una realtà, questa, che rappresenta oltre 300mila aziende in Italia, per un settore che conta oltre 1 milione di addetti e ha un valore aggiunto di 46 miliardi.

Martedì 19, dunque, la giornata di iniziative e walkaround tasting specifici per ristoratori e operatori dell’intrattenimento e il turismo. Nata proprio per valorizzare e stimolare le sinergie tra mondo del vino e ristorazione, l’iniziativa consente ai protagonisti dell’Horeca di scoprire, approfondire, e degustare i migliori vini e intercettare le nuove proposte del comparto produttivo.

Tutto alla luce dei dati Uiv del 2019 che ci dicono come l’Horeca è il motore della ripresa e il primo canale di sbocco per i vini made in Italy con una fetta pari al 36% delle vendite interne, per un controvalore di oltre 2 miliardi di euro.

 

 

Il vicepresidente Fipe-Confcommercio: vino e ristorazione? hanno bisogno l’uno dell’altro.

“La ristorazione e l’industria del vino sono certamente tra gli attori principali della filiera agroalimentare italiana – ha dichiarato il vicepresidente Matteo Musacci, vicepresidente Fipe-Confcommercio, commentando l’iniziativa wine business legata a Vinitaly -. L’uno ha bisogno dell’altro. Da un lato i pubblici esercizi devono puntare sull’offerta di vini di qualità per essere sempre più attrattivi. Dall’altro le case vinicole trovano in bar e ristoranti uno sbocco fondamentale per portare sul mercato i propri prodotti. In particolare – ha sottolineato – quelli di fascia più alta, i più penalizzati nel periodo in cui a causa della pandemia i locali sono rimasti chiusi”.

“La collaborazione tra Vinitaly e Fipe-Confcommercio – ha aggiunto Musacci – è fondamentale per valorizzare l’offerta enogastronomica in un momento cruciale per la ripresa delle attività e dei consumi. Oltre a questo, so pone un tema altrettanto importante, quello della tutela del made in Italy dai pericoli generati dall’Italian Sounding”. Se vi state chiedendo così vi diciamo solo…Prosek! Un problema che in realtà, ha detto ancora, riguarda sempre più la cucina italiana “attraverso una fitta rete di falsi ristoranti italiani che con l’autenticità delle ricette e dei prodotti italiani non hanno nulla a che vedere. Fare fronte comune serve non solo a difendere le nostre eccellenze, ma anche l cucina e lo stile di vita che ci caratterizza nel mondo”.

 

Da non perdere

Nell’ambito della Special Edition, da non perdere è certamente la “Veneto food excellence 2021”. Sul palco ci saranno i 40 ristoranti che hanno ricevuto valutazioni e recensioni all’interno delle tre guide enogastronomiche più note e diffuse: Michelin, Gambero Rosso ed Espresso.