In un solo anno incremento pari a 200 millioni di euro. L'export vale 6,2 miliardi e a fare la differenza sono le denominazioni con le bollicine che non conoscono crisi

Export del vino: è boom. E questa volta c’è da esultare davvero! Per l’Italia, infatti, è record. Lo dicono i dati Istat sulle esportazioni e lo conferma il rapporto Iri sulle vendite nella grande distribuzione che finalmente torna a crescere.

In un anno la crescita per il vino italiano nei mercati internazionali è stata del 3,3% superando quota 6,2 miliardi di euro per un incremento, in un solo anno, di 200 milioni di euro. Un successo che dà ragione alla politica del Made in Italy, quella di puntare su valori, prezzi e qualità che fa sì diminuire le quantità commercializzate, ma rafforza il brand nazionale. Ma quali sono i vini che fanno più numeri? Istat e Iri ci raccontano le storie di eccellenza.

 

Export da record per il vino italiano che conquista anche i competitor. Le denominazioni fanno la differenza

Partiamo dai mercati dove il vino italiano fa i numeri maggiori. Forte è stata la crescita in Germania e Usa: +4% la crescita in termini di valore. Ma a far giustamente sorridere di soddisfazione è la crescita registrata nei Paesi considerati tra i nostri competitors quando si parla di vino. In Francia, infatti, il vino Made in Italy ha registrato una crescita del 10,1%. In Australia, Paese emergente nel panorama internazionale della viticoltura, la crescita è stata addirittura del 18,5%.

 

L’importanza degli investimenti nella promozione del vino italiano nei Paesi Terzi

Se ancora servisse una prova questa è quella che dimostra definitivamente quanto importanti siano gli investimenti fatti all’estero per la promozione del vino italiano che, per l’Italia, si traducono in 100 milioni l’anno di fondi comunitari. Fondi che, non sempre, sono arrivati nei tempi stabiliti rallentando persino le azioni delle aziende all’estero. Quest’anno gli Ocm sono stati sbloccati nei tempi previsti e questo può solo far ben sperare per il futuro tanto da poter ritenere che, quest’anno, si crescerà ancora di più.

 

Mercati inattesi dove si cresce e molto, ma in altri la frenata è fin troppo brusca

Numeri importanti il vino italiano li fa registrare anche in mercati meno noti e in mercati d’espansione. In Polonia, ad esempio, le esportazioni del vino italiano sono aumentate del 23,3%. In Corea del Sud l’aumento è stato del 14,6%. Da rivedere la promozione del vino in uno dei mercati più floridi degli ultimi anni, la Cina, e uno di quelli che, da sempre, era una roccaforte del vino Made in Italy: Cina e Russia. In entrambi i Paesi, infatti, il calo è stato del 2,4%.

 

Curbastro: “viticoltori baluardo dei vini a denominazione d’origine”

A commentare i numeri dell’export è stato, in occasione della presentazione dei dati, il presidente della Federdoc Riccardo Ricci Curbastro: “I dati – ha detto – ci restituiscono risultati ai quali stiamo lavorando da anni. La crescita in valore delle esportazioni indica che c’è un aumento nella remunerazione del vino made in Italy che interessa tutta la filiera a partire dai viticoltori: il primo baluardo del sistema dei vini a denominazione d’origine”. Denominazioni che, come dimostra il report Qualivita, hanno scoperto finalmente l’importanza del web e dell’essere dunque presenti nel mondo digitale.

 

Export da record per il vino italiano: le vendite tornano finalmente a crescere anche nella Gdo

Se l’Istat ci parla di un record, quello dell’export, altro sospiro di sollievo e motivo di soddisfazione è certamente rappresentato dai dati Iri sulle vendite del vino nella grande distribuzione. Il report completo non è ancora stato diffuso, ma le anticipazioni parlano, finalmente, di una ripresa. Nel 2018, infatti, il calo nelle vendite era stato del 4,4% seppur con un giro d’affari di 1,9 miliardi di euro che rispetto all’anno precedente aveva fatto registrare un +2.9%. I primi tre mesi del 2019 fanno ben sperare. Le quantità di vino sugli scaffali sono aumentate dell’1,7% e ancora una volta a fare la differenza sono le denominazioni. Doc e Dogc si sono prese infatti una bella rivincita negli scaffali dei supermercati aumentando la loro presenza del 5.3%.

 

La qualità si paga e per la qualità si è disposti a pagare

Un dato positivo che diventa più che positivo se si guarda al prezzo. Niente svendita, il vino italiano inizia ad avere un prezzo che ne riconosca il valore. Crescita complessiva del 7,7% per tutto il comparto che comprende anche quello delle sole bottiglie che registrano un +4,8%. La qualità si paga e che per questa si sia disposti a spendere di più è oramai una certezza.

“Da anni cantine e catene distributive portano avanti la scommessa sul valore”, ha detto come riportato da IlSole24Ore il business insight Director di Iri Virgilio Romano. “Il modo migliore per dare la giusta rilevanza alla grande offerta di uve presenti in Italia. Questo significa – conferma – lavorare più sulla qualità, sui disciplinari e le denominazioni, ridurre promozioni e definire prezzi più abbordabili”.

 

Export del vino da record sì, ma le bollicine, da sole fanno la gran parte del lavoro

Inutile dire il ruolo fondamentale delle bollicine nell’aver centrato il record nell’export così come il boom del bio. Grande crescita, infatti, l’hanno registrata vini e spumanti biologici. Crescite pari rispettivamente al 18 e l’11,8%. Se parliamo di spumante in senso generale il balzo è dell’11%rispetto all’anno scorso. un boom che si traduce in 1,51 miliardi di euro: un record anche questo.

A dare i numeri delle bollicine è Coldiretti sempre basandosi sui dati Istat 2018. “Le esportazioni di vino, se non si considerano gli spumanti rimangono – dice l’associazione – pressoché stanganti (+1%), Mentre per le bollicine la classifica è guidata dal Regno Unito con circa 435 milioni di euro e un incremento del 6% nel 2018. Rilevanti gli Stati Uniti con circa 334 milioni di euro e un aumento del 13% in valore”.

Quali sono le bollicine italiane più amate all’estero? Qui si vince facile: Prosecco, Asti e Franciacorta che ormai sono in aperta concorrenza con il mitico Champagne. A dimostrarlo le vendite delle nostre bollicine proprio nella patria dei flute: +18%. Per gli inglesi il Prosecco Dop resta un must. Solo qui le stime Coldiretti parlano di un valore dell’export di 348 milioni di euro.Va detto però che, in casa, negli scaffali della Gdo il Prosecco stando ai dati Iri ha subito la sua prima frenata dopo anni di crescita sfrenata.

 

Export da record del vino italiano: ecco quali sono i più ricercati e apprezzati

Tornando al discorso denominazioni se sono loro a fare la differenza e a loro si deve il record ottenuto non resta che chiedersi quali sono quelle che tirano di più. I dati Iri ci dicono che il vino più venduto nella grande distribuzione resta il Lambrusco, seguito da Chianti e Montepulciano d’Abruzzo.

Al quarto posto un bianco internazionale, lo Chardonnay. Seguono Barbera, Bonarda e Vermentino. Se guardiamo a quelle che hanno fatto registrare le performance migliori al primo posto c’è il bianco gardesano di Lugana che ha registrato un +22,1% nelle vendite e un +24,2% in valore”.