Si investe sempre di più sulla rete e soprattutto sui social. L'analisi di Qualivita lo dimostra. Eppure ci sono cose su cui si può e si deve assolutamente migliorare per essere ancor più competitivi. Intanto scopriamo quanto, nel mondo web, si parla di vino e cibo italiano!

Un progetto che delinea il rapporto tra digitale e enogastronomia italiana: è Web Dop! Per la prima volta, grazie a Qulivita, si è potuto stilare un rapporto sulla presenza e la reputazione delle Dop Igp nella rete e livello globale.

Monitoraggio, ricerca e analisi sul “mondo digitale” legato alle Indicazione geografiche italiane che ci dice quanto questo rapporto sia in evoluzione, ma anche quanto si deve ancora fare. Qual è la nostra brand reputation? Quanto si parla di cibo e vino italiano online? Ma soprattutto quanto le aziende investono in innovazione? Ecco la fotografia scattata dalla prima “Analisi della presenza e reputazione Web delle Ig italiane”.

 

Web Dop: i prodotti Ig italiani sempre più “connessi” e dediti alla “socialità”

Partiamo dal dato che fa be sperare: per i consorzi sui social è boom. Attualmente il 62% delle aziende a denominazione ha un suo sito internet con una crescita del 23% rispetto a due anni fa. Oggi, infatti, ad avere un sito internet sono 506 prodotti Ig a fronte dei 412 del 2018. All’appello mancano i 416 degli 822 complessivi. Se restiamo sul “sito” a fare meglio è il food che ne vanta il 69% a fronte del 57% del settore wine. E’ infatto il comparto vino a risentire della fetta di denominazione “inattive” sia come produzione che in rete e ad abbassare la sua presenza sul web rispetto al settore food.

Non è diverso se guardiamo ai profili social che sono, anche in questo caso, in grande espansione. Il 53% dei prodotti Igp vanta un suo profilo social facendo registrare un aumento del 63% negli ultimi due anni. Anche in questo caso però, a fare meglio, è il food che nel 56% il profilo social ce l’ha a fronte del 51% del settore wine.

E se Facebook si conferma il canale “mainstream”, Instragram è la vera fivoluzione: è questo ad imporsi come il social privilegiato per le conversazione sul tema Food&Wine.

 

Web Dop: si investe di più in rete, ma a fronte della crescita si punta ancora poco sulle professionalità

Veniamo al tasto dolente: gli investimenti. A dire il vero la crescita c’è e questo è un dato più che positivo. I consorzi hanno compreso l’importanza di avere un sito web da curare e rinnovare, ma è sui social media che stanno puntando. Nascono come funghi i nuovi account, alimentati non solo da iniziative promozionali spot, ma anche utilizzati con un’attenta programmazione annuale. Digital marketing e web advertising sono entrati nel loro vocabolario e ancor più hanno fatto gli influencer, ma su alcuni temi restiamo comunque indietro.

Un esempio viene dal fatto che a fronte degli investimenti decisi proprio sui social media il 70% ha sì riguardato l’apertura di nuovi profili, ma solo il 22% dei produttori ha deciso di affidarsi alla professionalità nella sua gestione rivolgendosi ad un social media manager.

Se guardiamo anche agli investimenti nel digital marketing vediamo come il 69% sceglie la pubblicità, il 48% gli influencer (e questa è cosa buona e giusta), ma solo il 10% l’e-commerce. Un dato che conferma quanto ancora poco si sia compreso in Italia di un fenomeno così importante che è diventato così ampio da trasformare l’e-commerce in un settore ben più complesso testimoniato dall’avanzare dei Marketplace come quello di Enolò.

 

Digital Marketing: va bene il B2C, ma le aziende iniziano a capire anche l’importanza del B2B

Il web è un canale di informazione e diffusione di carattere globale e questo i Consorzi, ma anche i piccoli produttori lo hanno capito benissimo. Tanto è vero che le loro azioni sono sì destinate in gran parte ai consumatori (64%), ma si orientano sempre più anche verso operatori, aziende, distributori e horeca (46%). La dimostrazione che, quella del marketplace B2B è davvero la nuova frontiera del settore food&wine.

La buona notizia è che sui siti web e azioni di marketing nel prossimo futuro sembrano tutti interessati ad investire. Va da sè che investimento deve andare di pari passo con professionalità. Ad oggi tre consorzi su quattro dedicano al web meno del 10% del budget destinato alla promozione, ma il 28% aumenterà gli investimenti nel giro di un anno.

 

Web Dop: quanto riscontro per gli investimenti? Quanto si parla di wine&food italiano e con che sentiment si racconta?

Se da una parte ci sono gli investimenti nell’ottica business, dall’altra ci deve essere il riscontro di tali investimenti. Dunque, qual è per le dop e igp del food&wine italiano? La fotografia ce la danno i Big Data sulle conversazioni online fatte su di loro nel mondo. Un’analisi condotta da giungo 2018 a febbraio 2019 che ha riguardato 100 prodotti (50 food e 50 wine) selezionati tra quelli con più follower sui profili social ufficiali. Sono state quindi monitorate le menzioni e cioè le volte in cui una parola chiave è menzionata su diverse fonti online; gli autori unici ovvero gli utenti che hanno attivato e condiviso le conversazioni; l’engagment, cioè l’interesse ottenuto da un contenuto relativo ad una specifica parola chiave considerando condivisioni, lice e commenti. Infine il sentiment, cioè la reazione positiva o negativa ai contenuti inerenti una parola chiave.

 

Le parole sul web: i tag cloud dop igp

Partiamo prorio da queste. Sono tantissime le parole chiave nella nuvola cloud legate ai prodotti Dop e Igp e il lessico è anche molto complesso essendo un flusso di collegamenti nel mondo nelle indicazioni geografiche.

Anche le parole, nell’ambito del food&wine, però, con il web evolvono. Se qualità, tradizione e territorio restano degli intramontabili, ad essi nei nove mesi di analisi del rapporto Web Dop si sono aggiunte parole come turismo, cultura, sostenibilità, ambiente e salute. Insomma, nel mondo, parlare ci cibo e vino italiano non vuol dire parlare solo di un bene di consumo, ma di un vero e proprio valore che ne contiene una molteplicità. Sono questi i valori che ne aumentano la brand reputation e quelli su cui continuare a lavorare e puntare nel mondo digitale per far sì che i mercati, anche grazie a fenomeni come quelli dell’enoturismo, trovi sempre nuove chiavi di lettura che ne determinino una crescita costante.

 

I numeri sul web: menzioni e engagment dei prodotti Ig

Ma quindi, è questa la domanda che spontaneamente viene da porsi, quanto si parla del food&wine italiano nel mondo. Nei nove mesi d’analisi sono risultate 1,8 milioni le menzioni riferite ai prodotti italiani veicolati da quasi un milione di autori sul web. Le filiere inattive fanno pagare lo scotto al wine rispetto al food, ma nonostante il gap tutto il comparto enogastronomico ad Indicazione geografica può vantare 6.500 contenuti al giorno veicolati su blog, forum, siti di notizie e social di tutto il mondo. Circa 100mila, dunque, gli utenti che quotidianamente parlano dell’argomento. 

Andando nello specifico il food fa registrare 28 milioni di engagment con 877 mila menzioni e 473 mila autori. Il settore wine di engagment ne incassa 23 milioni con più menzioni però (916 mila) e più autori (495mila). Pensate quanto potrebbero aumentare riattivando le filiere inattive!

 

Mondo web Ig: canali e Paesi, ecco chi parla di noi!

Paradosso dei paradossi, ma se volete anche un valore importante seppur da guardare nell’ottica di migliorare i numeri in casa propria, è all’estero che si parla di più del wine&food italiano. Rappresentano il 55% del totale con gli Usa che sbaragliano tutti. Se parliamo solo di wine, negli Stati Uniti si producono quasi mille contenuti al giorno che contengono riferimenti a vini italiani Ig. Va però detto che a fronte del 29% degli americani che parlano di noi, ci sono lo scarso 7% degli inglesi e oseremmo dire, lo scarsissimo (e siamo sempre nel settore wine) numero di canadesi, spagnoli e cinesi tutti all’1%. 

Qui, insomma, la comunicazione va migliorata se è vero che si vuole competere sui mercati internazionali e ancor più in quelli asiatici a detta di tutti la nuova frontiera da conquistare.

 

Dire tanto – dire bene: l’analisi del sentiment!

Infine il sentiment che i nostri prodotti provocano negli utenti. Non c’è che dire: piacciamo. Il numero dei contenuti con un sentimenti positivo, infatti, è quindici volte più alto di quello con sentiment negativo. Parliamo del 46% contro il 3% del totale delle menzioni dei prodotti food&wine a indicazione geografica. E ancora una volta è Instagram il più “sentimentale” di tutti. Tra i suoi hastagh più diffusi ci sono #foodie #foodporn #instantfood #delicoius, #winelover, #winetasting #instawine e #winetime.

Instagram e i blog sono dunque i canali privilegiati degli enoappassionati, mentre Twitter e i canali news registrano quel piccolo dato di sentiment negativo dovuto alla condivisione, su questi tipi di piattaforme, anche delle notizie di attualità che spesso riportano anche avvenimenti negativi legati al settore.

 

Web Dop: in nove mesi la crescita è stata ampia, cosa accadrebbe se ci si credesse di più?

Tirando le somme il dato che emerge è che sulla rete la performance delle Ig è in grande crescita: nei nove mesi oggetti di analisi le menzioni sono infatti passate da meno di 170 mila a 230 mila. Un aumento del 37%. Se questi sono i numeri di meno di un anno di attività c’è solo da aspettarsi un aumento ulteriore e costante.

E’ importante però che si colgano quelle sfumature che sono emerse dal rapporto Web Dop soprattutto nella parte in cui si parla degli investimenti. Bello sapere che se ne fanno sempre di più, ma ancor più bello sarebbe sapere che sempre più aziende e consorzi si affidino ai professionisti per ampliare i loro mercati e la loro brand reputation.

  1.