Loro il vino lo hanno già conquistato, ma si fatica a riconoscergli il ruolo che hanno. Lo studio di wine intelligence parla chiaro: solo negli Usa sono 6 milioni le consumatrici da fare innamorare

Mercati asiatici sì, e anche millennials, ma le donne per la crescita del consumo di vino dove le mettiamo? Decisamente in altissima classifica. E se sono statunitensi anche meglio visto che quello degli Usa è, per l’Italia un mercato di punta dove le nostre eccellenze conquistano e si acquistano.

 

Consumo di vino: negli Usa per le donne è un must e sanno bene cosa vogliono. Ma i mercati non lo hanno proprio capito!

Lo dice chiaro l’ultima analisi di Wine Intelligence promossa con l’associazione americana Woman of The Wine & Spirits: le donne qui sono ancora da conquistare. E che l’interesse nei loro confronti cresca, lo dimostra anche la professionalità del settore. Non ultima, infatti, quella che abbiamo definito la “democratizzazione del vino” ovvero le creatrici di Wine Empowered che permette proprio alle donne, a quelle che appartengono alle cosiddette “minoranze” di accedere ad una vera e valida formazione senza dover per forza affrontare le spese cospicue che fanno ancora oggi del mondo del vino, un universo maschile e prevalentemente bianco.

E’ così anche negli acquisti. Le donne americane sono sotto rappresentante nell’acquisto dei vini Premium, quelli, per intenderci, con un prezzo superiore ai 15 dollari. Eppure la passione a loro non manca e sul cosa comprare le idee le hanno chiare. Amano i vini biologici, sostenibili ed equi. Esattamente quelli su cui i mercati fanno regiregistrare le crescite maggiori. Soprattutto, spendono. Ma sembra che chi di dovere lo ignori. I dati lo confermano: il 35% delle winelover americane spende oltre 20 dollari per un buon vino.

Eppure se si guarda agli acquisti nel complesso dei vini pregiati sono sempre gli uomini a spadroneggiare. Loro il 64% del mercato come conferma il report Us Premium Winde Drinkers 2018.

 

Se si parla di consumo di vino, cosa guardano le donne? E quali sono i fattori su cui bisogna entrare in relazione con loro?

Se ne parla poco e le si coinvolge troppo poco, ma le premesse parlano chiaramente di un mondo, quello femminile, che va stuzzicato, coinvolto e conquistato. Facile non è perché le donne, si sa, hanno una visione ben diversa dell’economia domestica rispetto ad un uomo. Sono più attente a spendere e non per una questione sessista, ma ci verrebbe da dire, organizzativa.

E poi sono più “fiduciarie” e meno propense alla scoperta a meno che non ci sia una ragione per cambiare e allora sì che sanno come mettere il piede sull’acceleratore. Senza considerare l’ancora troppo e discutibile abitudine di consegnare sempre la Carta dei Vini ai maschietti. Un gesto di galateo forse, ma che potrebbe tranquillamente essere superato perché le donne, di vino, oggi se ne intendono. Il risultato? Sei milioni di potenziali acquirenti persi solo negli Stati Uniti. Eppure c’è chi in America lo aveva capito e guarda caso, ci era capitato di parlarvene.

 

Un’occasione da non farsi scappare: il neuromarketing per conquistarle può dare una mano

Sarebbe interessante condurre una ricerca simile anche in Italia visto che il Bel Paese in quanto a differenziazione di genere, con il mito del machismo, è ancora spesso legato allo stereotipo dell’uomo che sceglie il vino, al supermercato e al ristorante. Gli ultimi dati Istat la dicono lunga. Il 40% delle donne beve vino con il 67% degli acquisti nelle Gdo fatto proprio dalle donne. Crescono costantemente anche le produttrici: oltre il 30% quelle alla guida di un’azienda vitivinicola. E le sommelier hanno superato il 40%.

E allora come può succedere che addirittura negli Usa il loro valore e potenziale venga sottovalutato? Sarebbe il caso di farsi un’analisi di coscienza e rivedere qualcosa nel marketing. Rispolveriamo un paio di studi di neuromarketing che potrebbero fare al caso nostro. Quando le donne comprano il vino le donne guardano agli elementi relazionali e sono definite “comprehensive processo”, cioè più sensibili ai  molteplici dettagli che compongono una scena visiva, come può essere, ad esempio, un’etichetta o il momento di una degustazione.

Rispetto agli uomini sono anche più attente alle sfumature del significato del messaggio e prestano più attenzione nella ricerca di informazioni su un determinato prodotto. Che dire. Non resta che studiare, applicarsi, e far sì che le donne diventino le protagoniste che meritano in un settore che, ormai, non può più fare alcuna differenziazione, ma anzi fare delle differenze un vero e proprio valore aggiunto.