Donne, rivoluzionari e paritarie sfidano un mondo di uomini, bianchi ed economicamente 'prestanti'. Parte da qui l'idea del programma di formazione che apre alle donne di colore e tutti coloro che fanno parte di una minoranza

Donne, rivoluzionarie e paritarie: sono le creatrici di Wine Empowered e sono loro le promotrici di un’iniziativa che vuole sconvolgere un mondo fatto soprattutto di uomini, bianchi e dal portafogli generoso.

Si chiamano Vicotoria James, Amy Zhou e Cynthia Cheng e a dicembre partirà il loro programma di educazione al vino senza scopo di lucro pensato per le donne e le minoranze che vogliono entrare a pieno titolo a lavorare in un settore che, dati alla mano, sembra essere ancora riservato a un unverso ben definito seppur, probabilmente, con una certa inconsapevolezza.

 

Wine Empowered: il mondo del vino? Nella Grande Mela (e non solo) parla la lingua degli uomini, soprattutto bianchi…è ora di cambiare!

Wine Empowered co-founders Amy Zhou, Victoria James, and Cynthia Cheng aim to transform the predominantly white, male wine industry. Credit: Gary He

Siamo, ovviamente, negli Stati Uniti, ma il progetto è uno di quelli che può fare letteralmente scuola. L’idea è nata dall’osservazione attenta del mondo dei sommelier. Di quelli che contano! Dei 172 Master sommelier certificati negli Usa, infatti, soltanto 28 sono donne. Il dato razziale ed etnico non esiste, ma la James ha esaminato i ristoranti con le stelle Michelin di New York e quello che ha rilevato è che l’83% dei player più importanti nel mondo del vino da queste parti è uomo con una prevalenza di bianchi che rappresentano il 71%.

A questo si aggiungono gli onerosi costi dei corsi per arrivare ad essere sommelier. Prezzi che possono arrivare fino ai 3.348 dollari per chi intraprende il percorso Wine and Spirits Education Trust (Wset) il cui corso base costa 382 dollari, per salire mano a mano che ci si specializza. Una vera e propria “esclusione” delle minoranze che danneggia le carriere, ma anche l’istruzione. Ne sono convinte le fondatrici di Wine Empowered che del loro progetto hanno parlato su Wine Pair e Forbes. Danni nella carriera dettati dal fatto che difficilmente si troveranno ad essere notati, nonostante le competenze, da chi fa parte di un mondo ancora troppo ristretto ed elitario. Ma danni anche sulla conoscenza. La condivisione di uno spazio demografico altrettanto ristretto, infatti, non permtte di allargare gli orizzonti lasciando punti ciechi in un mondo, quello del vino, che ha molto ancora da dare.

Lo spiegano bene su Wine Pair le tre fondatrici. “Siamo tagliati fuori dalla verità. Quando i player del vino nei migliori ristoranti sono per lo più uomini bianchi, i programmi iniziano a sembrare uguali e riflettono i valori della loro realtà. Questo significa meno vino da viticoltori magari di colore e donne”. Il loro ingresso, o comunque quello delle minoranze in generale, potrebbe in sostanza ampliare le possibilità delle Carte dei Vini portando una maggiore innovazione.

 

Wine Empowered: chi ha le capacità deve avere le possibilità. Il programma che apre le porte a chiunque faccia parte di una minoranza, donne in primis!

Parte da qui, dunque, la “democratizzazione del vino” e la speranza delle tre giovani fondatrici è che i loro studenti siano pionieri nello sradicamento di quello che definiscono “snobbismo del settore”. Le iscrizioni apriranno a dicembre e il corso inaugurale sarà aperto agli studenti dell’area di New York. Ad indicarli potranno essere datori di lavoro, dai colleghi o dai loro tutor. Il via alle lezioni è previsto sarà nei primi mesi del 2020. Un corso di 12 settimane quello organizzato e sostenuto da GuildSomm, leader nella formazione professionale del vino, in cui si approfondirà la conoscenza delle regioni vinicole del mondo, dei produttori classici, delle varietà, delle pratiche di vinificazione per arrivare agli abbinamenti enogastronomici. Quiz, esami intermedi ed esemi finali faranno il resto per ottenere il certificato finale.

Non solo degustazioni dunque, ma un vero e proprio percorso di studio. Ma chi potrà fare domanda? Tutte le donne, di qualsiasi razza o origine etnica, e gli uomini appartenenti a un gruppo di minoranza come indicato dalle linee guida EEOC. E come già detto a segnalarli, dando loro un’opportunità, dovranno essere i titolari di ristoranti, hotel, compagnie aeree, negozi e così via che sanno di avere un potenziale sommelier di alto livello tra i loro dipendenti. Insomma non una cosa per improvvisati, ma per chi già lavora nel settore, ma non trova il giusto spazio per far emergere le proprie capacità.

 

Se lei ce l’ha fatta, posso farcela anche io…è questo il ‘must’ di un progetto rivoluzionario

E che non sia utopica la possibilità di coronare questo “sogno americano” (almeno per ora) lo dimostra anche il parterre degli insegnanti. Sono tutte donne o persone appartenenti alle più svariate minoranze che ce l’hanno fatta. Tra questi Raj Vayuda, capo sommelier dei ristoranti di Daniel Boulud, Christy Canterbury (MW), Cha Mc Coy, ingegnere civile diventato imprenditore del vino e Julia Coney,  scrittrice ed educatrice del vino.

Quello di New York per le tre donne è solo l’inizio di questo viaggio dell’inclusione. Un viaggio possibile e necessario che vuole espandersi portando il programma nei mercati di tutti gli Stati Uniti.

I muri invisibili esistono. A volte si tratta di muri di cui si ignora l’esistenza perché così radicati da non accorgersi neanche più che esistono. Qualcuno però, li nota, perché si trova a doverli varcare nel corso della propria vita e farlo non è semplice. In pochi ci riescono. Abbattendoli tutti possono raggiungere con la stessa facilità gli stessi obiettivi. E’ questo lo scopo di questo programma e, crediamo, sia il caso di fare un’analisi anche a casa nostra e capire se anche qui ci siano muri che è ora di buttare giù!