I dati coldiretti sui primi mesi del 2020 parlano di un +2,9% che fanno dei prodotti made in Italy a prima ricchezza del Paese con un valore di filiera che supera i 538 miliardi. Ma le aziende vanno sostenute

Il futuro del Paese passa per l’agroalimentare. Per Coldiretti è nel settore il motore per ripartire e a determinarlo sono i dati dell’export. L’agroalimentare, insieme ai prodotti farmaceutici, è l’unico a crescere nei primi 9 mesi del 2020.

Un patrimonio inestimabile che, di fronte alla crisi mondiale, riesce a resistere e affrontare a testa alta uno dei momenti più complicati che il mondo intero si sia mai trovato ad affrontare.

L’Agroalimentare affronta a testa alta l’era della pandemia e, nonostante il lockdown, nell’export continua a crescere: per Coldiretti è su di lei che si deve puntare

La crescita dell’agroalimentare nell’export nei primi 9 mesi del 2020, mesi che includono quindi anche il primo lockdown, è stata del 2,9%. I prodotti farmaceutici che, per ovvie ragioni, hanno avuto una vera impennata con un +8,6%. Quella dei prodotti eccezionali del Made In Italy si sta rivelando, sottolinea Coldiretti “la prima ricchezza del Paese”. Il suo valore di filiera, infatti,  supera i 538 miliardi. Dentro c’è tutto, dal vino ai prodotti della terra. Prodotti si traducono in numeri importanti anche in termini di posti di lavoro (3,6 milioni) e di Pil: ne rappresenta il 25%.

Che fosse questo il patrimonio italiano inestimabile lo si è sempre detto e, in fondo, lo si è sempre saputo. Basti pensare ai numeri delle aziende agricole (740 mila), delle industrie alimentari (70 mila), delle realtà di ristorazione (330 mila) e dei punti vendita al dettaglio (230 mila). Aziende agricole che, ricordiamolo in Italia sono soprattutto medio piccole, con big di peso nei mercati internazionali e che sono ambasciatori di quel Made in Italy che oggi più che mai va protetto, tutelato e valorizzato.

A soffrire di più sono purtroppo altri settori secondo quanto emerge dal report Coldiretti. Settori anch’essi considerati da sempre asset importantissimi dell’economia italiana: il tessile e i mezzi di trasporto. Per questo, sottolinea l’associazione per voce del suo presidente Ettore Prandini, “l’agroalimentare può essere elemento di traino di un piano strategico di internazionalizzazione per far crescere la presenza del made in Italy sui mercati stranieri”.

 

L’export cresce sì, ma senza i giusti sostegni lo sforzo può risultare inutile…

C’è però un elemento che non va sottovalutato. Per resistere e superare la crisi con numeri ancora in crescita, le imprese vanno aiutate. Coldiretti lo dice chiaramente. E’ necessario innanzitutto “crare nuovi canali commerciali”. Per farlo serve anche “una massiccia campagna di comunicazione superando l’attuale frammentazione e dispersione delle risorse puntando, in primo luogo, ad una regia nazionale”.

Quello che si chiede è dunque la nascita di “un’agenzia unica che accompagni le imprese in giro per il mondo, valorizzando il ruolo strategico dell’Ice e con il sostegno delle ambasciate”.

“L’Italia può contare su una risorsa da primato mondiale“, dice ancora Prandini. Ma, avverte, bisogna investire. E’ questo l’unico modo “per superare le fragilità presenti, difendere la sovranità alimentare e ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali”.Tensioni che, ammettiamolo, non escludono quella guerra dei dazi a cui i produttori di vino in particolare hanno chiesto di mettere fine.