La ricerca arriva dall'Iowa e, per la prima volta, indaga il valore degli alimenti per prevenire malattie degenerative come l'Alzheimer. E il risultato è che la dieta della mente ci dice che un bicchiere di rosso al giorno e un buon formaggio tiene viva l'attività cognitiva!

Tutti, sotto le feste, ci poniamo il dubbio sul quanto stiamo mangiando e se troppo, ma la dieta, delle feste e non, può avere risvolti eccezionali come questo: formaggio e vino? Perfetti per tenere allenata la mente.

Ogni volta che ci imbattiamo in uno studio, che in realtà si fonda sempre su principi importanti per migliorare la qualità della nostra vita, ci sentiamo di gioire (prendendola con la giusta ironia) quando ci si dice che sì…quegli alimenti che ci hanno sempre detto di evitare, in realtà, possono solo che farci bene. Questa volta a darci la lieta novella è la Iowa State University che porta avanti uno studio in realtà importantissimo: capire in che modo i cibi che mangiamo possono avere un impatto diretto sulla nostra acuità cognitiva, cioè quanto aiutano a tenere allenata la menta e prevenire malattie come l’Alzheimer.

 

Formaggio-vino e non solo. Lo studio sull’attività cognitiva che ci dice che consumarli è un toccasana per la nostra mente!

Bene. Secondo quanto emerso il formaggio ci protegge, il vino rosso fa funzionare meglio il nostro cervello. L’articolo scientifico è stato pubblicato nel novembre 2020 sul Journal of Alzheimer’s Disease. Una cosa decisamente seria, a dirla tutta. A guidare il team Auriel Willette, assistente professore in Scienza alimentari e nutrizione umana e Brandon Klinedinst, dottorando in neuroscienze che lavora nel dipartimento Scienze alimentari e nutrizione umana dello Iowa State.

Uno studio unico sul suo genere che forse come mai, a quanto pare, indaga l’importanza di alcuni cibi per il nostro benessere mentale e, di conseguenza, anche fisico. La ricerca ha interessato 1.787 adulti e anziani che hanno un’età compresa tra i 46 e i 77 anni del Regno Unito attraverso la Uk Biobank, un database biomedico e una risorsa in cui sono contenute le informazioni genetiche e sanitarie dei soggetti. Un databese ovviamente accessibile a livello globale per tutti i ricercatori che intraprendono ricerche vitali sulle malattie più comuni e pericolose per la nostra esistenza.

 

Tra le carni consigliatissimo l’agnello, ma il sale è out. L’importanza di capire come gli alimenti influenzano la nostra attività cognitiva per sconfiggere l’Alzheimer

I partecipanti allo studio hanno quindi completato un Fluis Intelligent Test (Fit) come parte del questionario touchscreen che gli è stato sottoposto tra il 2006 e il 2010. Poi ci sono state due valutazione follow-up, una condotta tra il 2012 e il 2013 e una tra il 2015 e il 2016. Con il primo strumento, il Fit, si è quindi potuta scattare un’istantanea nel tempo della capacità di un individuo di “pensare al volo”. I partecipanti hanno quindi risposto a domande sul loro consumo di alcol e cibo attraverso le valutazioni follow-up.

Diversi gli alimenti contemplati. Parliamo di frutta fresca e secca, verdure crude e insalata, verdure cotte, pesce azzurro, pesce magro, carne lavorata, pollame, manzo, maiale, formaggio, pane, cereali, tè e caffè,birra e sidro, vino rosso, vino bianco, champagne e liquori.

Ecco cosa è emerso: il formaggio ci protegge da molti problemi cognitivi legati all’età. Il consumo quotidiano di alcol, e in particolare i vino rosso, migliora invece le funzioni cognitive. Altra particolarità emersa è che il consumo settimanale di agnello, e solo di agenllo, le capacità cognitive la migliora a lungo termine. Il sale, e questa è una conferma, fa sì male, ma soprattutto a chi è già a rischio di ammalarsi di patologie come l’Alzheimer cui, dunque, ne è sconsigliato l’uso.

 

La genetica sì, ma non solo…

Va da sé che la genetica fa la sua parte. “A seconda dei fattori genetici di cui si è portatori – ha infatti sottolineato uno dei ricercatori – alcuni individui sembrano essere più protetti dagli effetti dell’Alzhaimer, mentre altri sembrano essere più a rischio. Detto questo – ha però sottolineato –, credo che le giuste scelte alimentari possano prevenire la malattia e il declino cognitivo. Forse il proiettile d’argento che stiamo cercando è migliorare il modo in cui mangiamo. Sapere cosa ci comporta contribuisce a una migliore comprensione dell’Alzheimer.

Insomma il lato serio della ricerca è evidente. Con un pizzico di ironia potremmo dire che ora, soprattutto sotto Natale, ci sentiremo un po’ meno in colpa nell’accompagnare un buon pranzo o un’ottima cena con ottimo formaggio e pregiato vino. Sempre, ovviamente, all’insegna della moderazione.