Su Forbes alcune storie 'assurde' sulla difficoltà di essere donna nel mondo del vino: sei troppo giovane, troppo bella, troppo 'vecchia'...le donne sono sempre troppo in accezione negativa. E spesso sono le donne stesse a discriminare. E' tempo di avviare un vero cambiamento culturale

Se wine girl diventa un insulto! Esordiamo così oggi. Ci è capitato, ultimamente, di parlarvi di razzismo nel mondo del vino, oggi, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, vi parliamo proprio di donne, nello specifico di sessismo nel mondo del vino che, purtroppo c’è eccome. 

Per farlo riprendiamo un interessante articolo apparso su Forbes in cui oltre che degli atteggiamenti degli uomini, dalle storie vissute, si evince che spesso, a discriminare siano le donne stesse. Due volti di una medaglia che non è bello guardare da alcun punto di vista. E la storia inizia da quella raccontata da Victoria James in occasione della nona edizione del Women in Wine Leadership Symposium (Wwls).

 

Wine Girl: dietro quell’insulto la capacità di riscattarsi, ma è una storia che continua a ripetersi e che non deve più accadere

La storia è questa. In un ristorante di lusso degli uomini attendono attendono una costosa bottiglia di vino bianco di Borgogna. A portarla al tavolo è una sommelier, una donna. La accusano di indossare profumo e di rovinare così l’esperienza di annusare il calice. Uno di loro arriva a definirla “wine girl” e manda indietro la bottiglia. Umiliante.

E come oggi ricorda WineNews se provate a digitare l’hashtag #winegirl quelle che appariranno saranno, nella gran parte dei casi, donne nude o in atteggiamento sexy. Fate lo stesso con #wineboy e noterete la differenza.

A gestire la conversazione nata attorno alla storia della James è stata Dorothy J, Gaiter, senior editor di Grape Collective, scrittrice con 47 anni di giornalismo alle spalle e ideatrice con il marito, della rubrica Tastings del Wall Street Journal e candidata per due volte al Premio Pulitzer proprio per i suoi scritti riguardo la discriminazione.

E’ strano sentir raccontare questa storia dalla James, che quel Wine Girl lo ha trasformato in un libro sugli ostacoli, le umiliazioni e i trionfi della più giovane sommelier americana. E’ in quelle pagine che, nero su bianco, a messo tutta la difficile storia che, però, non le ha impedito di diventare la più giovane sommelier di un ristorante stellato Michelin negli Stati Uniti a soli 30 anni, facendola anche finire tra le persone più importanti di tutto il settore.

Ha iniziato come cameriera, a 13 anni, dopo un’infanzia affatto facile. E di molestie, racconta, ne ha subite tante. Persino aggressione sessuali che, da giovane, pensava facessero parte del gioco, consapevole anche del fatto che in pochi le avrebbero creduto.

 

Il ristorante dove la tutela delle dipendenti passa per un “codice blu” che fa sentire loro al sicuro e educa ai giusti comportamenti

Oggi Victoria è in prima linea per combattere il fenomeno della violenza sulle donne, intesa in senso fisico e psicologico, che purtroppo in questo mondo ancora c’è. E lo scandalo sulle molestie scoppiato alla Corte dei Master Sommelier ne è la prova più lampante.

Interessante ciò che accade nel ristorante dove lavora oggi. qui il proprietario Simon Kim, e la direttrice generale Amy Zhou, hanno ideato un vero e proprio “sistema di codici di colore” per levar via da ogni possibile imbarazzo le dipendenti. Una tecnica con cui si può segnalare il disagio di fronte ad un cliente dicendo semplicemente “codice blu” ad uno dei manager, così che lo si possa allontanare da quella situazione valutando lui stesso cosa stia accadendo. Può quindi accadere che si smetta di dare da bere a chi sta eccedendo o invitare chi ha assunto comportamenti non tollerabili, a prendere un taxi che sarà chiamato dal manager stesso. Se si arriva a molestie risiche o verbali il cliente sarà non solo invitato ad andarsene, ma invitato anche a non tornare mai più.

Cosa che, ha spiegato James, non accade spesso, ma fa sentire comunque i dipendenti al sicuro. Un codice che, pensiamo, potrebbe diventare “internazionale”. Da sottolineare che sempre la James è co-fondatrice di Wine Empowered, un’organizzazione educativa senza scopo di lucro che offre lezioni di vino gratuite a donne e minoranze nel settore dell’ospitalità.

 

Puoi non essere ‘wine girl’, ma essere nera e donna: la storia, di successo, di Tonya Pitts che 30 anni fa non aveva nessuno che le somigliasse

L’altra ospite dell’interessante dibattito partito dalla Wine Girl è stata Tonya Pitts. Lei, di colore, è direttrice del vino al One Market Restaurant di San Francisco e lavora nel settore da oltre 30 anni. Due, nel suo percorso le difficoltà: essere donna ed essere nera. Nessuno, ai tempi, le somigliava.

Se la pandemia, con tutti i suoi aspetti negativi, ha avuto dalla sua l’essere riuscita a far emergere con ancor più forza il fenomeno della violenza sulle donne, non è stato diverso ciò che è accaduto nel mondo del vino. Tante le voci che si sono alzate per promuovere quelle dei neri, siano essi produttori o sommelier. Sono nate anche molte associazioni come la ocmunità Bipoc (Black, indigenous and People of color); o Wine Unify di cui la PItts fa parte.

La sua Carta dei Vini è una di quelle premiate e riconosciute come le migliori in circolazione, senza contare che è direttrice del vino in uno dei luoghi simbolo del distretto finanziario di San Francisco. Eppure quando ha iniziato non solo non conosceva nessuno che potesse aiutarla, ma non conosceva nessuna donna con ruoli di rilievo. Figuriamoci poi se di colore! Basti pensare, ha raccontato, che ancora oggi le capita che qualche cliente chieda del responsabile della Carta dei Vini. Come se lei non possa esserlo! Atteggiamento assunto, ha raccontato, anche da un ragazzo di colore che era lì per lavorare, ma che con lei non voleva avere nulla a che fare. Un teatro dell’assurdo.

 

Ora anche l’età è una discriminante: sei troppo giovane, sei troppo vecchia…sei troppo! Le prime a dover cambiare approccio sono le donne!

Se la Pitts il trauma della discriminazione lo ha superato, ora quello che le si trova a vivere, ha detto, è un altro: quello dell’età. Assurdo pensare che, perché donna e magari anche perché nera, invece di essere vista come donna di esperienza sia vista solo come una “donna anziana”. Lei lo racconta così: nonostante sia una “giovane di 53 anni” che quell’età neanche la dimostra e si presenti ancora impeccabile, c’è chi si chiede se possa continuare a fare ciò che fa. Un problema che, al maschile, non esiste.

Assurdo per assurdo se per qualcuno lei è troppo “vecchia” per qualcun altro la James è “troppo giovane”. Insomma come la metti la metti, non c’è mai una soluzione che soddisfi. D’altra parte, ammette la James, capita che siano proprio le donne giovani a indicare come “vecchie” quelle d’esperienza. Una cosa che definisce “scoraggiante” spiegando che è spesso lei a dover far notare questa cosa alle giovani sommelier.

Se dunque da una parte è vero che c’è bisogno che i maschi si alleino con le donne per vincere queste battaglie, è ancor più necessario che tale solidarietà si trovi “in rosa” a tutti i livelli. “Le donne – ha detto la moderatrice Dorothy J, Gaitersono state collocate in scatole superficiali per troppo tempo. E’ tempo di smettere di competere”. Gli abusi verso le donne non finiranno mai “se altre donne – ha sottolineato – le consentono e talvolta le incoraggiano”. Sì perché ogni volta che una donna ne sminuisce un’altra per l’età, il fisico o qualunque altra invalida ragione, è anche lei una discriminatrice. Se vogliamo uguaglianza, conclude l’articolo di Forbes, devono essere loro le prime a promuoverla e non possiamo che essere d’accordo.

 

Mai più ‘wine girl’: #Metoo del vino parte dagli States con il Be The Change

Il fatto che si parli così tanto di queste tematiche è comunque un buon segno. Vuol dire che c’è una presa di coscienza ed è questo il punto di partenza per cambiare una visione così limitata e priva di senso. Bene allora l’iniziativa Be The Change che sarà lanciata il 2-3 dicembre negli Usa e che coinvolge le più importanti professioniste del vino. Lo scopo? quello di affrontare le disuguaglianze nell’industria del vino e promuovere l’inclusione e la diversità, affrontando queste tematiche in sessioni virtuali innovative e lavorando per un cambiamento legislativo a lungo termine.

Un #metoo di settore!