Un'ottima notizia per il settore enologico ma anche per quello delle carni: stessa sorte infatti per quella rossa. Sono entrambe fuori dalla black list, ma l'attenzione resta alta per il Made in Italy

Vittoria. E’ proprio il caso di dirlo. La levata di scudi ha dato i suoi frutti e il Made in Italy o meglio il nostro vino e la nostra carne sono finalmente fuori dalla black list europea dei cibi dannosi.
Una decisione quella Ue che aveva fatto letteralmente imbestialire il mondo dell’enologia italiana e non solo, ma che alla fine ha visto prevalere le sue ragioni anche grazie all’impegno delle istituzioni che, va riconosciuto, sin da subito si erano adoperate per fermare quella che tutti avevano definito una vera follia.


Una vittoria che è un vero e proprio sospiro di sollievo: tanti i danni che potevano derivare dall’entrare nella black list europea

I rischi erano tanti: perdere i finanziamenti europei per la promozione nei mercati esteri, penalizzare le aziende mandandone probabilmente in crisi molte e, non ultimo, il danno di immagine che ne sarebbe scaturito qualora il vino italiano, così come la carne, fosse finito per essere etichettato come dannoso.

Ampio era stato il dibattito sulla differenza tra essere amanti del buon bere ed essere alcolizzati. Due cose totalmente diverse e che rischiavano di finire nello stesso calderone. A far sapere che grazie a Dio il pericolo è stato scampato è stato il ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida che parla di “grande risultato in Europa”.

“E’ una notizia importantissima per tutta la Nazione, una vittoria che abbiamo ottenuto lottando con determinazione a difesa delle eccellenze italiane – ha aggiunto il ministro – . Non solo, adesso ci sono anche più risorse economiche per le indicazioni geografiche, con altri 2 milioni di euro, proprio come avevamo chiesto noi. Tutto questo dimostra che il nostro nuovo approccio paga”.

In un tempo difficile una buona nuova che arriva in un momento di forte affermazione

Una buona notizia che arriva in un momento importante per il vino italiano che proprio in questi giorni ha dimostrato tutta la sua forza nell’export e che nelle denominazioni ha una leva importantissima. A rischiare quando ad ottobre Bruxelles, sulla scia dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che punta a bandire cibi il cui consumo eccessivo fa male alla salute, aveva inserito anche la carne rossa e il vino nella black list, erano stati soprattutto i produttori Dop e Igp.

Non dimentichiamo poi cosa avrebbe significato essere letteralmente etichettati come “dannosi” a livello globale in un’epoca in cui l’attenzione alla salute, alla qualità e alla sostenibilità la fa da padrone.
Sarebbe stata una scure sulla nostra filiera, ma fortunatamente così non è stato e oggi si può tirare un sospiro di sollievo.

In attesa dell’ufficialità si brinda già alla vittoria ottenuta ma le associazioni sono chiare: soddisfatti sì, ma l’attenzione resta alta per la difesa del Made in Italy

L’ufficialità non c’è ancora, ma arriverà a giorni con la presentazione della commissione agricoltura del governo del “Programma di lavoro 2023”, ma i giochi sarebbero ormai fatti e il mondo del vino esulta a cominciare da Assoneologi.

Il presidente Assoenologi

Soddisfatto il presidente Riccardo Cotarella che ringrazia il ministro Lollobrigida e ricorda che per arrivare a questo risultato l’associazione si è battuta per anni chiedendo supporto a scienza medici e dimostrando a più riprese, ha tenuto a sottolineare, “che il vino, se assunto con moderazione e con consapevolezza, non arreca alcun danno alla nostra salute. Se da una parte si plaude alla decisione della commissione europea Cotarella ricorda comunque che la guardia resta alta perché esiste comunque un documento dell’Oms che indica il vino come potenzialmente pericoloso.

La Coldiretti

Anche la Coldiretti è soddisfatta anche perché in quella decisione vedeva il tentativo di escludere alcune produzioni che in Italia sono fortissime proprio dai finanziamenti europei. Si sarebbe però colpita al cuore e per mero “approccio ideologico”, sottolinea, molti degli alimenti che fanno parte della dieta mediterranea universalmente riconosciuta come la più sana.

Al risultato si è arrivato grazie al confronto con i commissari europei Timmermans (Clima e Green Deal), Wojciechowski (Agricoltura) e Gentiloni (Affari Economici) “e quello fatto dal nostro governo ha rotto il fronte a livello europeo”, tiene e precisare il presidente Coldiretti Ettore Prandini. Anche per lui però non è il momento di abbassare la guardia “perché nel prossimo regolamento non si torni a demonizzare alcuni prodotti invece che lavorare a una corretta informazione sulla quantità di alimenti che devono essere consumati nell’arco della giornata”.

Il commento di Filiera Italia

“La politica di promozione dell’Ue deve continuare a sostenere tutti i prodotti agricoli dell’Unione respingendo gli atteggiamenti discriminatori che rischiano di favorire la propaganda del passaggio a una dieta unica mondiale, dove il cibo sintetico si candida a sostituire quello naturale”, dice da parte sua Luigi Scordamaglia, consigliere delegato Filiera Italia. Non può esserci dunque criminalizzazione: l’obiettivo da perseguire, concludono Filiera Italia e Coldiretti, è quello dell’equilibrio nutrizionale.

 

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