L'indagine Wine Trade Monitor 2018 delinea le prospettive del vino nel prossimo biennio. I rossi francesi restano ineguagliabili, ma l'Italia ha molto da dire, anche in termini di innovazione

Il punto lo hanno fatto i professionisti del settore e quel che è emerso sembra essere una vera e propria certezza: il futuro del vino italiano è roseo! L’indagine internazionale sul mercato vinicolo condotta dal gruppo Sopexa sotto l’egida di Wine Trade Monitor 2018 ha delineato il futuro del vino a livello globale.

Se la Francia resta irraggiungibile, l’Italia sembra avere molto da dire nei mercati nei prossimi due anni. Il metodo Sopexa è davvero unico. Si rivolge direttamente agli operatori locali, gli intermediari tra brand e consumatori cercando di definire le tendenze e le prospettive di un settore che, nel mondo, è forse l’unico a non registrare crisi.

 

Il futuro del vino è roseo, ma serve credere di più nell’importanza della denominazione regionale

L’indagine Sopexa si concentra su sei Paesi chiave: Belgio, Stati Uniti, Canada, Cina, Hong Kong e Giappone. Mercati tra i più importanti anche per l’export italiano. Ad essere ascoltati sono stati 781 professionisti. Si tratta di importatori, agenti, grossisti, distributori e player dell’e-commerce, rappresentanti, nel 77% dei casi da AD, Sales Manager e Buyers: quelli che nel mondo del vino fanno la differenza.

Nell’indagine sono stati inclusi i vini frizzanti e le novità che sono emerse erano in qualche modo immaginabili. Per la prima volta, infatti, i vini bio sono entrati nella top 3 delle categorie più promettenti. Smentendo tutti quelli che nella tendenza vedevano solo una moda, il 35% degli operatori si è detto certo di un’ulteriore crescita per i vini frutto di un regime biologico. Non è così per Cina e Hong Kong. Parametro, questo, che andrà considerato nelle prossime azioni di mercato sui Paesi Terzi.

Su tutti, però, resta la denominazione regionale. Inutile dire quanto questo parametro possa favorire l’export e l’acquisto dei vini italiani. E’ un fatto inequivocabile: la nostra biodiversità è ineguagliabile eppure, ancora oggi, nonostante se ne sia presa consapevolezza, resta più un mito che una peculiarità capace di trasformarsi in concreto vantaggio.

 

Il futuro del vino è roseo: ne è certo il 41% degli operatori e il Prosecco continuerà a far parlare di sé

La buona notizia è che i nostri vini sono sempre più conosciuti all’estero. Per il 41% degli operatori intervistati, infatti, l’Italia sarà uno dei Paesi per cui, entro il 2020, le vendite di vino progrediranno. E che si possa sorridere sul futuro lo aveva già fatto intuire l’ultima analisi Eurostat divulgata dall’Ice. Le esportazioni aggregate del Bel Paese, in valore, ha infatti toccato nei primi 5 mesi del 2018 i 2,9 miliardi di dollari: il 18% in più del 2017. Analisi che include, va specificato, vini fermi, spumanti, vini fortificati, mosti, imbottigliati e sfusi.

Certo, con la Francia sembra non esserci ancora competizione. Per tutti, emerge da Sopexa, restano i vini d’Oltralpe quelli destinati a crescere sempre di più mantenendo la leadership. Eppure, si aggiunge, sui mercati cinesi e canadesi sembra che l’Italia potrebbe dire la sua e addirittura spodestare i cugini. Certo è che, sebbene i numeri in generale restino lontani, la rivincita, con i bianchi, ce la siamo già presa. Non solo. Per quanto riguarda i vini frizzanti l’attenzione è quasi tutta per il nostro Prosecco con cui sembra concorrerà il Cava spagnolo.

 

Il futuro del vino è roseo, ma la Francia, soprattutto con i suoi rossi, resta un mito ineguagliabile

La Francia dunque. A crescere di più, nei prossimi due anni, saranno ancora una volta i suoi vini. Ne sono certi 9 operatori su 10. Il fascino dei suoi calici che hanno saputo trasformarsi in miti, non conosce tramonto se non quello del rosso delle sue eccellenze.

Sono infatti proprio le quattro regioni francesi di Bordeaux, Languedoc, Côtes du Rhône e Borgogna quelle destinate ad avere le migliori performance nel prossimo futuro secondo l’indagine Sopexa. Tra i bianchi il neo neozelandese Marlbourgh sembra essere quello con le maggiori possibilità nel mondo, eccetto che in Belgio. Negli Usa i conti si dovrà farli di nuovo con i francesi, o meglio con i bianchi della Loira che hanno letteralmente rapito i palati degli statunitensi.

Restando nel Pays des Grand Cru, ottimi risultati li hanno ottenuti e sembra continueranno ad ottenere, i rosé della Provenza e della Corsica che per il 63% degli operatori entreranno nella top 3 delle vendite dei vini rosati.

Se la classifica dei 4 vitigni classici rimane stabile (Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Pinot Nero, Merlot), il successo dello Chenin Blanc negli Stati Uniti potrebbe essere l’elemento di punta di una nuova tendenza da monitorare.

 

Il futuro del vino è roseo: sono nostri i vini per tutti i giorni più apprezzati

C’è poi una questione di immagine. I vini italiani sembrano destinati ad incrementarla in modo esponenziale in Cina. Lo afferma il 42% degli operatori che afferma che i nostri vini, nella terra d’Oriente, aumenteranno di molto le vendite. Cina dove l’appeal francese sembra in calo, seppure a livello globale il suo fascino rimane quello da battere.

Ce la giochiamo con Spagna e Cile se si parla di “vini per tutti i giorni”, sebbene loro in quanto ad “attrattività dei prezzi” saranno leggermente avanti a noi.

Sul fronte dei formati e dei packaging ogni Paese avrà il suo. In Asia, in particolare, si confermerà sì la classica bottiglia, ma per il 66% degli intervistati il mercato si aprirà non poco alle mezze bottiglie e altri piccoli formati. E sempre qui le etichette “smart” andranno per la maggiore.

Il futuro del vino è roseo? Sì, ma se si sapranno sfruttare i vantaggi dell’innovazione che, dalle nostre parti, non manca

 

Una nota che ci piace sottolineare. L’Italia nel futuro porterà ottimi risultati nell’ambito dell’innovazione. E’ emerso dall’indagine Sopexa e per una Start Up come Enolò il dato è quanto mai importante.

Con i mercati in continua evoluzione, la necessità di essere competitivi e di soddisfare i sempre più esigenti palati dei winelovers, anche chi opera nel settore della ristorazione, in ogni sua forma, deve iniziare a comprendere l’importanza di accogliere l’innovazione sia per agevolare il suo lavoro che per dare risposte adeguate ai consumatori.

Ecco perché, nell’ottica dell’e-commerce, il B2B acquisisce sempre maggiore importanza. Ed Enolò, con la sua Carta dei Vini e la scelta di puntare sulla Platform Economy è uno di quei buoni esempi di innovazione di cui la nostra filiera ha sicuramente bisogno.