Andare in bianco non è mai stato così bello! I nostri calici conquistano i palati dei winelovers di tutto il pianeta con una crescita esponenziale dettata da nuove tendenze e tanta femminilità

Prima c’è stato l’exploit della sua coltivazione, ora arriva la conferma della sua ascesa: il vino bianco italiano è il più venduto al mondo e, è giusto specificarlo, il merito non è solo delle bollicine. L’indagine Nomisma Wine – Monitor “Bianco come il vino” presentata nell’ambito di Collisioni Jesi fa il punto sui fermi italiani. E non ce n’è per nessuno!

 

Altro che Cenerentola; Il vino bianco italiano è un vero e proprio re!

Non chiamatelo più la “Cenerentola enologica”. E’ ormai un dato di fatto: il gusto fresco e il sapore fruttato stanno modificando il palato dei winelovers. Se il rosato vive ora il momento di rinascita e ha appena iniziato la sua crescita per affermarsi come vino a tutti gli effetti, l’eterno rivale del calice rosse, il bianco appunto, ha oramai una voce autorevole.

Quello italiano ovviamente. E’ lui, come abbiamo detto, il bianco più bevuto al mondo. Con 1,287 miliardi di euro l’anno, è infatti il più venduto a livello globale e fa meglio anche della Francia con i suoi 1,276 miliardi. Inutile dire che contro i rossi francesi non c’è nulla da fare così come contro le sue bollicine nonostante la crescita costante di Prosecco e Spumante. Ma se si parla di bianco possiamo affermare senza alcun dubbio che i più apprezzati al mondo sono proprio i nostri. Così come non ce n’è per la Francia, non ce n’è neanche per Nuova Zelanda, Spagna, Germania e Australia.

E gli italiani? Anche noi stiamo diventando dei “bianchisti”. I consumi sono per il 40,1% “bianchi” per il 39,8% rossi. E come abbiamo già detto all’inizio la rivoluzione è iniziata in vigna. Nell’ultimo decennio la bacca bianca ha preso il sopravvento facendo raggiungere al vino bianco il 54% della produzione.

 

‘Fermi’ tutti: contro il vino bianco italiano non ce n’è e ad amarci di più sono gli americani

L’indagine Wine Monitor, presentata in occasione dei 50 anni di un grande bianco italiano, la Doc Verdicchio di Jesi, racconta di una vera e propria favola #MadeInItaly scritta nell’ultimo decennio.

Se il boom è stato infatti quello delle bollicine che nel quinquienno ha aumentato l’export dell’88%, a risentirne meno nel Bel Paese tra rossi e bianchi fermi è stato proprio quest’ultimo. I primi hanno infatti registrato una crescita del 16%, mentre i white sono arrivati al traguardo del 26%.

Chi ama di più i nostri calici bianchi? Gli americani. In Nord America negli ultimi 10 anni la richiesta a valore ha toccato il 73%. Solo negli Stati Uniti la crescita è stata del 36,6%. Tornando in Europa ad amarci di più sono i tedeschi (16,5%), seguiti dai britannici (14,2%).

 

Il vino bianco italiano è sì il più venduto (e bevuto), ma i nostri prezzi sono ancora troppo poco competitivi

Proprio Stati Uniti, Germania e Regno Unito, rivela la ricerca di Wine Monitor, sono i tre principali buyer su cui si concentrano i 2/3 delle vendite made in Italy, primo paese esportatore per volume e primo anche a valore nonostante un prezzo medio molto più basso dei propri competitor.

Basti pensare che il vino italiano è venduto, in media, a 2 euro e 80 centesimi a litro, quello della Nuova Zelanda a 4 euro e 93 al litro e quello della Francia a 4 e 69. Se è vero che da una parte risultiamo essere i migliori in termini di qualità-prezzo, come dimostra un’altra ricerca fatta sui vini da collezione, dall’altra questo stacco è forse troppo grande e, oltre alle ovvie conseguenze economiche, può far pensare che ciò che costa meno vale meno. Se il vino bianco ha superato la sindrome di Cenerentola, il nostro mercato dovrebbe superare quella dell’incompreso.

 

Perché si va così “in bianco”? Merito, soprattutto, delle donne!

Diciamolo subito. I rossi resistono ancora. Restano, con il 55%, i più consumati al mondo. Ma i bianchi si avvicinano di gran carriera? Come mai? Lo ha spiegato il responsabile di Wine-Monitor Denis Pantini: “la crescita è trainata da nuove modalità di consumo contraddistinte dalla ricerca di prodotti più versatili e da consumare in particolare fuori casa. L’aumento della diffusione dei consumi di vino tra le donne – ha aggiunto – rappresenta poi un altro «fattore propulsivo» per la tipologia”.

I bianchi fermi, infatti, fuori casa battono i rossi anche in Italia. Sono loro i più consumati nei ristoranti, mentre nei wine bar spadroneggiano le bollicine. I rossi restano i più bevuti in casa, ma se guardiamo alla crescita delle vendite nell’ultimo lustro si nota come la tendenza stia anche qui cambiando. Nella Gdo, infatti, i bianchi sono cresciuto nel 14%, i rossi del 7%.

 

Vino bianco italiano e non solo: il nostro appeal è tutto nell’autoctonicità

L’Italia ha una carta in più che è quella che la rende unica nel mondo. La grande varietà e, di conseguenza, l’autoctonicità. E’ un discorso che si affronta ormai da tempo e che inizia ad affermarsi come necessità impellente. Quella di puntare sugli autoctoni. Per il 45% degli italiani sono loro i vini del futuro meglio se biologici (apprezzati dal 38%) e sostenibili (preferiti dal 18%).

“I vini bianchi stanno dimostrando tutta la loro versatilità – ha detto il direttore dell’Istituto marchigiano di tutela vini, Alberto Mazzonie quelli italiani piacciono perché sono in gran parte frutto di uve autoctone molto diverse tra loro e in grado di far scoprire tutta la varietà e le diverse caratterizzazioni del nostro vigneto. Con il Verdicchio, che fa della versatilità la propria arma vincente, abbiamo lavorato molto anche sulla sua longevità: i risultati sono sorprendenti per freschezza e struttura ma soprattutto perché si prestano ad abbinamenti impensabili fino a qualche tempo fa”.

Molto si sta facendo per la riscoperta dei vitigni autoctoni. Un esempio per tutti è quello della Spergola, lo “strumento di pace di Matilde di Canossa”. Molto impegnate sul fronte del recupero dei vitigni rari Le Donne del Vino che proprio a Collisioni, l’anno scorso, hanno intrapreso un viaggio per la riscoperta di queste eccellenze.

 

Vino bianco su Carta…

Anche le Carte dei Vini ampliano la loro offerta di bianchi, al calice e in bottiglia. Se c’è stato chi ha creato una Carta dei Vini tutti al femminile, con proprio Wine Monitor che l’anno scorso ha stilato la Carta dei bianchi più presenti nei ristoranti, magari a qualcuno verrà voglia di crearne una di soli bianchi. Potrebbe essere una promozione settimanale magari, una serata creata ad hoc o un qualunque altro evento per la loro valorizzazione. A questi, allora, sentiamo di poter consigliare la nostra di Carta, capace di avere quella versatilità che, ad ognuno, permette di ampliare e modificare continuamente la propria offerta. E se può servire per valorizzare l’autoctonicità…ben venga!