Pubblicata l'indagine Omnicom Pr Group che fa il punto sull'utilizzo del web da parte delle 25 aziende vinicole italiane più importanti in quanto a fatturato. E sì, si inizia a capire che la rivoluzione è in atto e la pandemia la sta agevolando

E’ una delle ricerche che aspettiamo di leggere ogni anno quella della Omnicom Pr Group Italia che fa il punto sulla relazione digitale vino-cantine italiane analizzando la presenza online delle prime 25 aziende vinicole italiane per fatturato (dati Mediobanca).

Uno spaccato dei “big” che, però, va guardato con uno sguardo ben più ampio per comprendere l’importanza di essere online e di farlo con il massimo della professionalità.

 

Vino-cantine: in era Covid più follower, maggiore solidarietà, più responsabilità sociale, nuove formule di degustazione e rinnovamento dei contenuti

Partiamo dalla sintesi. La ricerca ha effettuato l’analisi alla luce del Covid-19. Cosa è emerso? Che i follower su Instagram sono cresciuti del 51%, l’ennesima conferma di quanto questo social faccia la differenza; di come le iniziative benefiche siano sempre più diffuse interessando 14 aziende su 25. La questione influencer? Sempre più presenti nelle strategie ‘food pairing’ delle cantine con il 50% che ora ne ha uno. L’e-commerce interno (quello diretto delle aziende per intenderci), a differenza di quanto sembri, non è cresciuto, ma ha affrontato la crisi con stabilità. Se parliamo di export le lingue da parlare sono inglese, tedesco e cinese. Altro dato da rilevare i contenuti veicolati dalle aziende che nel 100% dei casi hanno puntato sui vitigni autoctoni e la sostenibilità. Infine il focus sulla responsabilità sociale che vede un discreto incremento rispetto al 2019 quando a farne una bandiera erano 7 aziende su 25: ora sono 10.

Il vino, al tempo del Covid ha dunque visto consolidare i canali social, puntare sulla solidarietà, puntare su nuove forme di degustazione e formazione, e modificare la strategia dei contenuti puntando molto sul legame cibo-territorio. Una ricerca come sempre interessante quella della Omnicom Pr Group Italia, società di consulenza strategica della comunicazione attiva con oltre 80 uffici in 30 Paesi.

Scopriamo allora voce per voce come è evoluto il digitale nel comparto vino nell’ultimo anno.

 

I social spingono e Instagram, ancora una volta, si conferma quello più importante per le cantine

Si parte dai canali social. Come accennato Instagram sembra proprio non conoscere rivali. Le aziende poste sotto la lente d’ingrandimento dello studio, hanno visto incrementare il numero dei follower complessivamente del 51% e a dare la spinta sono stati gli influencer, sempre più importanti per veicolare messaggi attraverso il racconto delle proprie esperienze.

Oggi sono 16 su 25 le aziende che hanno un account. Nel 2014 erano solo 6. Chi lo aveva dato per morto dovrà ricredersi, Facebook ha ancora molto da dire. Ha infatti registrato una crescita dell’1,2% in quanto a fan, sebbene la frequenza di aggiornamento settimanale delle pagine non abbia subito variazioni. YouTube, strumento dal grande potenziale, continua ad essere “dimenticato”. Ad utilizzarlo “con poca intensità”, si specifica, sono state 11 aziende. Twitter, il social più “immediato” dove cinguettare spesso per guadagnare follower, è quello che resta più indietro: solo 9 aziende lo utilizzano. In quanti sono su Wikipedia? Soltanto in tre.

 

Vino-cantine: l’e-commerce? In realtà le aziende sui loro siti ne fanno a meno e preferiscono chiedere a terzi

Si è fatto un gran parlare di e-commerce negli ultimi mesi. Ma come sta andando davvero? Secondo l’indagine Omnicom, nel 2020 non ci sono stati cambiamenti: le aziende che ne hanno uno di proprietà sono 6 su 25, così come nel 2019. Ben 8 su 19 hanno dichiarato di preferire indicare sui propri siti enoteche, che hanno magari un wine shop online, dove procedere acquistare. Insomma ci si appoggia all’esterno.

Un dato, questo, che ci fa riflettere e non poco. Qui si parla di e-commerce nel senso stretto, quello B2C, e ci sembra che non si colga perfettamente il potenziale di essere protagonisti di una transazione. Bene è affidarsi a chi ha professionalità in grado di gestire le vendite, ancor meglio, crediamo, lo sia per il B2B se si arrivasse a comprendere come ormai la platform economy stia rivoluzionando la filiera enologica. Una trasformazione in cui noi di Enolò abbiamo sempre creduto e che invitiamo, ancora una volta, tutti a scoprire utilizzando il nostro marketplace, capace di gestire, in toto, le attività di una cantina, riducendo spese, assicurando efficienze e garantendo una presenza digitale importante.

 

Vino-cantine: online cambiano i contenuti. Tutti parlano di vitigni autoctoni e sostenibilità e i temi ‘caldi’ conquistano spazi e apprezzamenti

Passiamo ai contenuti digitali che hanno visto nel corso dell’anno protagonista il vino. L’emergenza Covid ha segnato un cambio di passo sui contenuti. Ben 14 aziende su 25, infatti, hanno comunicato le iniziative promosse per dare una risposta alla difficile situazione. Si sono organizzate degustaione online con sommelier e mixologist; aperitivi in streaming con influencer che raccontavano storie legate alla quarantena e così via.

Il focus sulla solidarietà verso dipendenti e comunità locali, passato anche attraverso raccolte fondi e donazioni, ha fatto la sua parte. Tutto è stato raccontato sui social: sono loro, ormai, i veri protagonisti della comunicazione al pubblico.

Come accennato una crescita c’è stata anche in riferimento ai contenuti legati alla Responsabilità sociale d’impresa con 10 aziende su 25 che hanno portato avanti e promosso iniziative legate all’arte e alla cultura. Il 100% delle aziende (nel 2019 erano il 76%, nel 2018 solo il 37%), ha puntato sulla sostenibilità, menzionando certificazioni, efficienza energetica, gestione sostenibile delle risorse naturali e agricoltura priva di pesticidi. Alcune aziende, rileva lo studio, hanno addirittura creato una sezione dedicata sui loro siti, fornendo informazioni, infografiche, dati e approfondimenti.

Tutte le aziende hanno parlato di vitigni autoctoni: nel 2018 e il 2019 erano il 64%. Non solo. Alcune lo hanno fatto dedicando ampio spazio alla loro descrizione, con quelle impregnate in programma di recupero che sui loro siti gli hanno dedicato una sezione a parte.

Stessa percentuale di aziende rispetto al 2019  (il 52%, cioè 13 su 25) quelle che hanno fatto riferimento ai percorsi di degustazione. Un dato comunque importante se si considera che nel 2014 erano solo il 15%. Ci sono state anche quelle che hanno sfruttato la vocazione turistica del territorio invitando a visitare luoghi e consigliando attività da fare. Interessante, infine, il fatto che il ‘food pairing’, cioè l’abbinamento vino-cibo, ha visto impegnate 11 delle aziende analizzate.

 

Vino-cantine: dimmi che lingua parli e dimmi quante possibilità di accrescre l’export? Ecco cosa ci dicono i big della produzione (o meglio i loro canali digitali)

Per comprendere quali sono i mercati più floridi in termini di export, un buon indice è quello di vedere quali sono le lingue su cui le grandi aziende hanno puntato Oltre all’italiano, infatti, inglese, tedesco e cinese sono sempre più presenti sui siti delle cantine. Tutte e 25, nel 2020, lo hanno aggiornato in inglese: nel 2019 erano 21. Il tedesco lo troviamo in 9 su 25 (nel 2019 erano 7). Il cinese su 4 siti su 25 (nel 2019 erano 2). Un trend che riguarda anche i canali social: 14 aziende su 25 propongono contenuti in lingua straniera (erano 10 nel 2019).

Vi stupirà sapere che è Messenger la chat più utilizzata per comunicare con le aziende. Si può migliorare nelle risposte: solo 15 aziende su 25 hanno risposto alla richiesta di informazioni. Sempre meglio del 2019 quando erano 12.

 

Si migliora con il digitale, ma ci sono ancora tante opportunità e per Omnicom la pandemia è il giusto acceleratore su cui spingere

Lo studio Omnicom chiude con le opportunità e punta su formati come i podcast, ancora poso sfruttati. Eppure, si spiega, le loro potenzialità legate alla narrazione del territorio e dei prodotti sono amplissime. Meglio sul fronte dell’user experience che ha investito più siti rispetto al passato quando questo era solo una vetrina di prodotti: solo 8 su 25, però, hanno un punteggio superiore al 7 in una scala da 1 a 10.

“La digitalizzazione del comparto vinicolo procede con intensità anche come risposta alla pandemia che ha messo a durissima prova ristorazione, export, turismo e fisicità dei luoghi di consumo e vendita. Oltre al consolidamento dei canali social, accompagnato spesso dalla scelta di esternalizzare l’e-commerce, abbiamo assistito alla creazione di nuovi formati online di degustazione – afferma Massimo Moriconi General Manager e A.D. di Omnicom PR Group ItaliaQuesto è potenzialmente un elemento di grande interesse per il futuro alla luce dello sviluppo tecnologico atteso relativo all’internet dei sensi”.

“Mentre continuiamo a dare valore alla fisicità dell’esperienza di consumo – aggiunge – , esistono diversi progetti volti a tradurre i sensi in digitale e viceversa. L’attesa per avanzamenti significativi in quest’ambito è il 2030 ma la pandemia potrebbe decisamente accelerare il trend. Alcune di queste tecnologie potrebbero caratterizzare il dialogo brand-consumatore prima di quanto ipotizzabile fino a poco tempo fa, sia nella fase di ricerca delle informazioni sul prodotto sia in quella di fidelizzazione. Gli effetti del covid-19 stanno dando opportunità per immaginare sempre più concretamente e velocemente il futuro.

Per l’edizione 2020, a guidare la classifica c’è Compagnia de Frescobaldi. Segue al secondo posto Villa Sandi e, al terzo, Mezzacorona (la classifica completa è consultabile nell’infografica allegata al presente comunicato).