Ad organizzarla la Fondazione Edmund Mach. Appuntamento il 18 e il 2 novembre con i vini Piwi. Ma sai cosa sono?

I ‘vini resistenti’ per la prima volta prtagonisti di un evento dedicato interamente a loro. L’appuntamento sarà in autunno, ma intanto per le aziende che vogliono partecipare, possono iscriversi…entro il 25 ottobre.

Ad organizzarlo la Fondazione Edmund Mach di San Michele dell’Adige. Si tratta di una vera e propria rassegna, una prima nazionale, che strizza l’occhio a quella che è già una realtà. Due gli appuntamenti: il 18 novembre con la valutazione dei vini curata da una qualificata commissione e il 2 dicembre quando si terrà la premiazione.

Ma quanto ne sappiamo dei vini e vitigni resistenti? Ne abbiamo parlato spesso, ma tanto vale dare una rispolverata alle nostre conoscenze.

 

Vini resistenti o se preferiti Piwi: cosa sono e perché sono sempre più diffusi!

Forse li avete sentiti nominare come vini Piwi (PilzWidersandsfaigh), che significa letteralmente “resistente al fungo”. I vitigni da cui questi nascono, infatti, resistono ai principali parassiti della vite ovvero l’Oidio (Erysiphe necator) e pa Peronospora (Plasmopara viticola), e hanno ridotta sensibilità a Botrite e Marciume acido oltre ad essere resistenti al freddo.

Piwi International è dunque un’associazione che promuove lo scambio di informazioni tra istituti di ricerca, allevatori, coltivatori e produttori di questa tipologia di vino. Lo scopo, ovviamente, è quello di diffondere le varietà di vite resistenti a livello globale. E’ stata fondata nel 1999 e oggi conta più di 550 membri in 21 Paesi in Europa e Nord America.

In realtà la loro origine è francese e la gran parte dei vitigni resistenti è di origine tedesca dato che proprio la Germania è quello che negli ultimi anni si è dedicato di più alla selezione di vtigni resistenti ai funghi. Seguono Austria e Svizzera. In Italia avanguardisti in questi termini sono Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia.

Non abbiamo ancora detto però, cosa sono. I Piwi sono vini che nascono da incroci da cui vengono poi selezionati gli esemplari più resistenti che sono poi valutati dal punto di vista enologico. Il processo, insomma, è complesso. Per capirlo, come abbiamo scoperto facendo alcune ricerche, basti pensare che il primo vitigno resistente, il Regent, ha iniziato la sua sperimentazione nel 1967, ma l’iscrizione nel registro è arrivata soltanto nel 2001.

 

 
Negli ultimi decenni, in realtà, la ricerca si è concentrata sugli incroci multipli, più complessi, ma più efficaci. In sostanza gli ibridi di prima generazione sono stati incrociati con altre varietà del genere vitis, al fine di ottenere vitigni che sono geneticamente quasi interamente riconducibili alla vitis vinifera, con il vantaggio della resistenza delle specie caucasiche e americane. Una questione, questa de dna quas interamente identificabile con la vitis vinifera, determinante dato che proprio per questo, le nuove varietà possono essere ammessa alla produzione di ‘vini di qualità’ dalle leggi comunitarie e dunque anche essere inserite nel Registro Nazionale delle Varietà e della Vite con il limite di non essere però utilizzabili per i vini a Denominazione di Origine.
 
 

Grazie alla fonazione Mach la prima rassegna nazionale dei ‘vini resistenti’. Imparare a conoscerli è il primo passo per farne comprendere il significato

 
Tornando alla prima rassegna dei vitigni resistenti che organizza la Fondazione Edmund Mach questa prende le mosse non solo dalla ricerca portata avanti, ma anche dal raggiungimento di un obiettivo importante: aver ottenuto l’iscrizione proprio nel registro nazionale di quattro nuove varierà.
 
Di qui l’idea di dare spazio a una realtà che esiste e va conosciuta. La manifestazione ha quindi lo scopo di promuverla questa conoscenza attraverso un confronto tra i vini prodotti con lameno il 95% di uve provenienti da varietà Piwi.
 
 
Il concorso
 
Sono 24 gli esperti (enologi, enotecnici, giornalisti, sommelier e ricercatori) che valuteranno i vini che che parteciperanno. A loro il compito non solo di dare un punteggio, ma anche di attribuire parametri descrittivi ai vini per ogni singola categoria. Il 18 novembre, come accennato, si terrà la degustazione, mentre il 2 dicembre, alla premiazione che vedrà anche la partecipazione di Luigi Moio (presidente Oiv, professore di Enologia all’università di Napoli e direttore dell’Istituto di Scienza della vigna e del vino”.

Queste le categorie in gara: rossi, bianchi, bianchi a macerazione prolungata Orange, spumante metodo classico bianchi, spumante metodo classico Rosè, spumante metodo classico Charmat bianchi, spumante metodo charmat Rosè, vini frizzanti con fondo e vini da uve soggette ad appassimento.
 
 

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