Dal 2019 le ricerche sono aumentate del 30 per cento, ma sono ancora troppo poche le cantine "digitali", eppure per il commercio il traino sarebbe pazzesco

Dire che la parola “vino” ha visto crescere la sua ricerca su Google del 30 per cento dal 2019 non vuol dire solo dare un dato “informatico”, ma dare un informazione molto importante che fa comprendere quanto la pandemia abbia oggettivamente cambiato il nostro modo di interfacciarsi al nettare di Bacco e quanto, tramite il web e i social, siano ampie le possibilità di conquistare i consumatori.

Insomma il dato che ha fornito Cyril Grira, direttore di retail e omnicanale di Google France, ha un “peso” importante.

 

Dal 2019 ad oggi la parola “vino” su Google ha registrato il 30 per cento in più di ricerche, è ora di capirlo quanto essere “online” sia importante”

Che la parola vino sia cresciuta esponenzialmente nelle ricerche su Google, Grira lo ha riferito in un suo intervento all’Act for change Vinexposium tenutosi a Bordeaux. A riportare a notizia è The Drink Business e il dato viene definito “impressionante” e in effetti lo è se si pensa che solo quest’anno la crescita è stata del 6 per cento.

Questo vuol dire tante cose. E’ importante per i produttori, è importante per i rivenditori, è importante per tutta la filiera del vino perché vuol dire avere tante possibilità di incrementare le vendite. E se è vero che internet è democratico vuol dire che spazio, sul web, possono trovarlo proprio tutti e i social, in questo scenario, aggiungiamo noi, diventano quell’ingrediente imprescindibile per ottenere un calice.. perfetto!

 

“Cantina vicino a me”: è una delle ricerche più frequenti su Google, ma ci sono due problemi…bisogna esserci e poi bisogna saper comunicare!

Nell’88 per cento dei casi le ricerche sul vino sono “generiche“, non ci cerca cioè a cercare un vino specifico però si cercano magari dei vitigni o regioni per scoprirne le eccellenze. A dire tutto è il fatto che il boom vero e proprio si è registrato nella ricerca “cantina vicino a me”. Non è difficile capire come questo apra a grandi possibilità se, stando su google e ottenendo una buona indicizzazione, l’occhio di chi legge cade sulla propria cantina. Da lì al sito web è un attimo, da lì ai social ne è un altro. L’attrattiva va creata e anche se questo nella ricerca non c’è, sappiamo quanto importante sia farlo attraverso il linguaggio giusto e questo è un altro tema di cui si dibatte tantissimo.

Il vino bisogna saperlo comunicare. Bisogna capire a che target ci si vuole rivolgere e diventare quella “cantina accanto a me” che diventa, per me, un vero e proprio riferimento. Ecco perché, non ci stancheremo mai di dirlo, niente si improvvisa, affidarsi a dei professionisti è fondamentale e su questo la nostra azienda ha davvero dato un input importante al settore in tempi in cui di pandemia non solo non si parlava: la pandemia non era neanche immaginabile.

 

Anche i “vini analcolici”, soprattutto negli Usa, sono sempre più digitati

Andando nello specifico delle tendenze, emerge che il vino naturale ha registrato un vero e proprio exploit in Francia tanto è vero che ha i volumi di ricerca standard su Google sono tre volti superiori rispetto agli ultimi cinque anni. E cari puristi mettetevi l’anima in pace perché la ricerca “vini analcolici” negli Stati Uniti è aumentata di cinque volte.

Su Champagne, Bordeaux e Borgogna non ce n’è per nessuno per ora: sono loro i tre più ricercati.

 

Tutti su Google cercano il “vino”, peccato che in troppi siano “invisibili” perché siti web non ne hanno e così si finisce per andare nella cantina “vicino a casa di un altro”

Nonostante tutto questo e nonostante l’accelerata innegabile data dal covid, è stato sottolineato, il commercio del vino ha ancora “una scarsa maturità digitale”. E sapete perché? In troppi, soprattutto i piccoli produttori, un portale web non ce l’hanno e se ce li hanno non sono adeguati e non facilmente accessibili dagli smartphone e oggi questo è davvero insensato.

Probabilmente ha ragione Grira quando afferma che non ci dovrebbero esserci differenze in termini di vendite al dettaglio di vino, nessuna differenza tra online e negozio fisico. “Non dovrebbe esistere l’e-commerce, la parola giusta dovrebbe essere solo ‘commercio'”, ha detto. “La vendita – ha aggiunto – è una combinazione, una dipendenza reciproca a vantaggio di entrambi”.

Noi, concludiamo, crediamo che il discorso valga non solo per il B2C, ma tanto, oggi, anche per il B2B ed è per questo che il nostro business lo abbiamo creato abbattendo le barriere fisiche e puntando su quella rivoluzione che soprattutto in Italia si fatica a comprendere e che si chiama Platform Economy.