Per i millennials è una discriminante importante che può far spendere dal 10 al 15% in più per una bottiglia. Ma il gap col digitale è ancora troppo ampio. Enolò è la risposta

C’è un parola che, soprattutto tra i millennials, che riesce ad attrarre più dell’irrefrenabile trend del biologico: sostenibilità. Una parola dove il biologico è una voce, ma che deve sapersi comunicare su tre dimensioni: quella economica, ambientale e sociale.

E’ quanto emerso da una ricerca guidata da Lorenzo Zanni, dell’Università di Siena, condotta per Arnaldo Caprai, azienda leader del Sagrantino di Montefalco e all’avanguardia nel settore “sostenibilità” ed Equalitas. Sì perché, lo ha detto lo stesso Zanni, i millennials per la sostenibilità sono disposti a spendere, per una bottiglia, tra il 10 e il 15% in più, ma intorno a questa esiste ancora poca consapevolezza e i nuovi mezzi di comunicazione non sono sfruttati a sufficienza perché l’opportunità si trasformi in un importante volano di crescita.

 

La sostenibilità non parla la lingua dei social media. Bisogna puntare sull’online

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Sono stati coinvolti 330 millennials nella ricerca condotta dall’Università di Siena. La certezza che è emersa è che “la sostenibilità vale“, come ha sottolineato Zanni. Un fattore distintivo su cui ci sono driver, ha spiegato, cui oggi i giovani danno molto valore. Tra questi la tracciabilità del prodotto, il rispetto dell’ambiente inteso come paesaggio e il consumo delle risorse con l’etichetta che rimane un elemento distintivo. Eppure, ha sottolineato, c’è un gap che va colmato. Se ne parla molto, anche troppo, ma quanto realmente si fa per sfruttarne le potenzialità? Troppo poco.

I millennials sono molto social e molte delle loro decisioni e anche del loro ampliamento delle conoscenza passa per il web. Eppure nel mondo del vino, ha rilevato con stupore Zanni, “l’online sia sulla parte social che sulla vendita restano indietro. La conoscenza del prodotto non è altissima. La sostenibilità viene avvertita, ma si conosce poco il mondo del vino”.

C’è dunque un gap della comunicazione importante che non permette di sfruttare al meglio le possibilità dei mercati. E l’aspetto che viene maggiormente sacrificato è quello sociale. Quello che, in sostanza, fa più fatica ad essere comunicato.

 

Sostenibilità: l’incapacità di raccontarla è per il vino italiano come lavorare su “un tavolo senza una gamba”

Innovazione tecnologica e comunicazione delle buone pratiche non riescono a penetrare nel mondo del vino. E a rimetterci sono proprio le possibilità di crescita che sono a portata di click. E’ questo il dato della ricerca su cui si dovrebbe lavorare. Ed Enolò è una delle Start Up che nel panorama della wine economy offre i servizi innovativi utili per colmare questo gap arrivando a comunicare, grazie all’offerta integrata della sua piattaforma tecnologica, quegli aspetti meno conosciuti delle attività in cantina. Attività che spesso, come ha sottolineato Zanni nel suo intervento riportato da Wine News, esistono e spaziano, ad esempio, dall’education, quali ad esempio le attività svolte con i disabili, fino alla contrattualizzazione di tutti glia addetti ai lavori tenendo quinti lontana la piaga del caporalato.

Se dunque la sostenibilità come valore aggiunto che, soprattutto tra i giovanissimi, si traduce in economia, ambiente e valorizzazione sociale, altrettanto vero è, come ha detto anni “avere una di queste non valutata dai consumatori, è come avere una tavola senza una gamba”.

 

Il bisogno di essere digitali. E’ la sfida che dobbiamo vincere!

Social media e innovazione dunque. Innovazione che passa per il digitale. La sfida, ancora una volta, è qui. Eppure nonostante l’eccellenza, l’unicità, l’inimitabile ampiezza dell’offerta se parliamo di varietà e denominazioni, il mondo del vino, in Italia, fatica per la difficoltà di rapportarsi all’innovazione e, allo stesso tempo, per l’assetto di una filiera estremamente complessa in cui la burocrazia soffoca, e le eccessive attività di intermediazione erodono le marginalità disponibili rendendo difficili gli investimenti anche in quel settore cui oggi non si può prescindere: il digitale.

Lo afferma anche la ricerca dell’università di Siena: i consumatori, soprattutto i giovani, sono condizionati dal diffondersi della tecnologia. Le cantine però, a parte qualche best practice e soprattutto per quella costellazione italiana fatta non solo di grandi brand, ma di tante realtà medio-piccole che economicamente fanno fatica a fare sforzi eccessivi, riescono ad interagire poco e con difficoltà negli ecosistemi di cui fanno parte, non riuscendo così a trasformare il grande potenziale del mondo del vino in valore e affari.

 

Le risposte che chiedono i consumatori sono digitali: Enolò, nel panorama della wine economy, è la Start Up che fa la differenza

Le risposte esistono e sono digitali. Nel panorama della wine economy Enolò è stata una delle prime a comprendere il bisogno di offrire gli strumenti innovativi necessari alle cantine, anche alle più piccole. La Start Up, infatti, la prima platform economy B2B2C del settore del vino. Integra sevizi digitali online di marketing e comunicazione, con quelli offiline di logistica. E nella sua offerta c’è il marketplace B2B originale cartadeivini.wine che sembra essere la risposta perfetta non solo alle esigenze di gestione aziendale, ma anche a quelle dei consumatori che vanno “educati” alla conoscenza delle attività, ancor più quelle dai forti risvolti sociali, che le aziende mettono in campo.

 

Servizi innovativi e integrati. Tra i vantaggi proprio quello di colmare l’ampio gap creato dall’esigenza di comunicare con i consumatori

Proprio quelle su cui, è emerso dalla ricerca presentata, si annida quel gap che va comprato. Si tratta infatti di un hub logistico da cui vengono erogati servizi di warehousing in outsourcing e distribuzione dei prodotti, eseguiti seguendo processi operativi configurati in modo specialistico per il settore. Ma la piattaforma offre anche strumenti utili che consentono il content sharing per sviluppare la propria comunicazione social e servizi di direct marketing, advertising e customer service in outsourcing. Non esistono intermediazioni, né nella gestione delle proprie bottiglie, né in quella della propria comunicazione. I costi si abbattono offrendo il massimo della professionalità e permettendo dunque, nell’ambito già solo della comunicazione, di dare risposte a domande che spesso i consumatori non sanno neanche di porsi perché abituati a non pensarci o darle per scontate.

Un problema, in realtà. Vuol dire avere un tavolo senza una gamba, riprendendo le parole di Zanni. “I consumatori – ha ribadito – sono disattenti. Leggendo i dati della ricerca al contrario, emergono quali sono gli aspetti su cui lavorare”. E tra questi c’è proprio quella della comunicazione social, uno dei servizi integrati offerto dalla piattaforma tecnologica di Enolò. Se vuoi saperne di più perché non partecipare ad uno dei suoi AperitivOperativo?