Valoritalia fa il punto sulle denominazioni, punto di forza della nostra enologia. Ma l'Istat avvisa: tra nord e sud, nell'export, il divario è imbarazzante

I bianchi crescono, i rossi soffrono e le bollicine, o meglio il Prosecco, vola: luci ed ombre non mancano, ma lo stato di salute del vino a denominazione è decisamente buono. Lo attesta l’annuale report Valoritalia riferito al 2018 e presentato a Roma nei giorni scorsi.

E l’export come va? A targhe alterne. Tra sud e nord la differenza è ancora troppa: lo dice l’Istat.

 

Nel sistema vino italiano c’è una peculiarità, sono le denominazioni e i loro numeri sono ottimi per fatturato e occupazione

Che nel Bel Paese la denominazione faccia la differenza lo si sapeva. Così come che è un elemento discriminante al momento dell’acquisto. Ma quanto vale il settore. L’Italia conta oltre 1,5 miliardi di bottiglie certificate per un controvalore di 6,3 miliardi di euro. Sono 220 le denominazioni controllate, 171 Dop e 49 Igp. Uno spaccato che rappresenta il 42% del totale nazionale per una quota sulla produzione che sfiora il 50%.

Nel corso dl 2018 sono stati analizzati 47mila campioni di vino per un totale di 12mila verifiche fatte nel 30% dei casi in cantina e per il 70% in campo. I contrassegni gestiti del sistema vino italiano sono stati oltre un miliardo. 330mila le determinazioni chimico analitiche effettuate e 2.812 le commissioni di degustazione. Le non conformità rilevate sono state 2.900, ma meno di 300 quelle classificate come gravi. Sono solo alcuni i numeri di Valoritalia presentati il 18 giugno che raccontano di un mondo, quello delle Denominazioni, ricco di sfumature.

A questi si aggiungono quelli della forza lavoro con 80mila operatori accreditati che gestiscono 5mila tipologie di vino appartenenti alle 220 denominazioni italiane. E da sottolineare è il boom del biologico e delle certificazione integrate. Sono 1.750 le aziende bio in Italia e 10.55 quelle con, appunto, certificazione integrata.

 

I chiaro-scuro delle denominazioni: bene bianchi e spumanti, il prosecco al top, ma rossi e passiti vanno giù

A tradurre i numeri è il direttore generale di Valoritalia, Giuseppe Liberatore che sottolinea come la scarsità della vendemmia 2017 abbia di certo condizionato i risultati. “Tuttavia – spiega – lo scorso anno si è verificata una netta inversione di tendenza, con un incremento di produzione sul 2017 pari a circa il 32%, ma con punte che in alcune Igt hanno superato il 50%. Più stabile l’imbottigliato che ha fatto registrare un incremento medio dell’1,5%. Si conferma il trend più che positivo dei bianchi e gli spumanti. Nel triennio 2015 – 2018 sono cresciuti rispettivamente del 26 e del 24%. I rossi scendono (-6%), i passiti precipitano (-24%). Ancora una volta è il “sistema prosecco” a fare il botto con una crescita del 27% e 556 milioni di bottiglie consumate nel 2018.

 

Export: il vino italiano fa bene nei primi tre mesi del 2019, ma al Sud è un crack. Eccezione è solo la Sicilia

Se le denominazioni fanno numeri e creano occupazione, cosa succede nell’export? L’inizio del 2019 sembra luminoso, ma la verità è che la luce splende quasi tutta a nord. Al Sud l’unica regione che tiene il passo, infatti, è la Sicilia.

Lo dicono gli ultimi dati Istat che parla di una crescita di spedizioni del 3,8% nel primo trimestre dell’anno rispetto al 2018, ma a trainare è il centro-nord.

Chi sale…

Su tutti c’è il Veneto che anche in forza di quel “sistema prosecco” che non si arresta ha raggiunto 504 milioni di quota export con una crescita, registrata in un solo anno, del 4,7%. Fattura meno, ma cresce di più il Piemonte che segna un +7,8% toccando i 232 milioni di euro nelle esportazioni con la Toscana che è ad un passo con i suoi 220 milioni e una lievissima crescita del 0,7%. Ancora nord con il Trentino Alto Adige che rifornisce i calici soprattutto di Austria e Germania e che con il suo 3,9% in più porta il suo export nei primi tre mesi del 2018 a 128 milioni di euro.

Si inizia a scendere lungo lo Stivale. Al quinto posto, infatti, c’è l’Emilia Romagna con 75 milioni di euro di export e una crescita elevatissima: +8,2%. La Lombardia cresce dell’1,6% attestando le sue spedizioni a 68.8 milioni di euro. Il piccolo Abruzzo fa bene: +4,1% rispetto al 2018 e 45 milioni di euro incassati.

Chi scende…

Se si eccettua la Sicilia che con i suoi 34,3 milioni di euro registra una crescita nel primo trimestre dell’anno del 2,7%, il resto del sud Italia crolla. Accade in Puglia dove si registra il -4,2% nell’export (36,6 milioni di euro), in Campania (-4,5% per 11,5 milioni di euro) e la Sardegna (-2,2% per 5,6 milioni di euro). La maglia nera va alla Calabria che scende del 6,4% con solo 1,17 milioni di euro in quota export.

Qualcosa, nel sistema vino, va rivisto. E non è una questione di fondi, ma di utilizzo. O il divario non troverebbe spiegazione.