Siete tra quelli che le feste non le vivono con il cosiddetto spirito natalizio? Non preoccupatevi, se siete a rischio depressione o pensieri negativi, ci sono due ricerche per superare il momento dal gusto decisamente di-vino! E' neurogastronomia!

Ci siamo, mancano meno di 24 ore a dicembre, 25 giorni a Natale e, per tradizione, circa una settimana per iniziare ad addobbare la nostra casa. Per i più il Natale è una festa ricca di gioia. E’ calore, famiglia, condivisione, ma c’è anche chi il Natale non lo vive proprio benissimo.

Le ragioni possono essere diverse. Può essere che vi sia un’avversione personale (che francamente faticheremmo a comprendere), ma c’è anche l’anno no! Può essere che, ad esempio, alla vigilia del periodo più bello dell’anno qualcuno ci lasci e il nostro cuore si spezzi. Che le cose, in generale, non vadano proprio benissimo e che, magari si attraversi un periodo di depressione. Tranquilli ci pensa il vino! Qualcuno dirà…e grazie si sa che si beve per dimenticare! Eh no, diciamo noi, qui parliamo di neurogastronomia!

 

Con il Natale alle porte rischiate la depressione? Dite addio al panettone e dedicatevi a dieta mediterranea e vino!

Partiamo dalla prima ricerca. Una di quelle di cui andare fierissimi. Come sempre parlando di ricerche scientifiche, al di là del valore oggettivo che hanno, ci piace scherzarci un po’ su perché il vino si sa, non va neanche preso così sul serio: il suo aspetto ludico resta per noi un principio imprescindibile!

Non conosciamo i dati rispetto alla depressione come malattia riconosciuta, ma se è vero quanto dimostrato da un team di ricercatori statunitensi guidati dalla dottoressa Camille Lassale, associata presso il dipartimento di ricerca di Epidemiologia e Sanità pubblica presso l’University College di Londra, allora dovremmo perdere il brutto vizio che stiamo prendendo dei pasti fast, soprattutto nei fast – food, e tornare a seguire tutti la nostra inimitabile dieta mediterranea. Chi la segue, a quanto pare, ha meno possibilità di cadere in depressione.

 

Il dato scientifico: il 33% di coloro che seguono una dieta mediterranea rischiano meno di cadere in uno stato depressivo, anche clinico!

Passiamo alla parte seria della ricerca. Non molto tempo fa un’altra ricerca aveva affermato che cioccolata e vino fanno vivere di più. Perché? Perché sono antinfiammatori naturali. Bene a quanto pare il fatto che la dieta medieterranea si basi su cibi che hanno esattamente la stessa caratteristica, ci fa anche vivere felici. Frutta, verdura, legumi, cereali, frutti di mare e un consumo moderato di vino sono un toccasana per il nostro spirito (in tutti i sensi a quanto pare).

Lo studio è stato pubblicato a settembre sulla rivista Molecular Psychiatry e si è basata sull’analisi e il confronto di 41 studi sulle diverse abitudini alimentari esistenti. Il risultato è che il 33% delle persone che seguono quella mediterranea ha meno probabilità di sviluppare sintomi depressivi o depressione clinica. Che dire? Se con il Natale alle porte per una qualunque ragione il vostro morale scivola sotto i piedi, evitate il panettone e mangiatevi una bella insalata con un calice di vino!

 

Siete appena tornati single e non era nei vostri piani? Se vi concedete il vino, pensate positivo o proprio non vi piacerà!

Questa ricerca invece farà certamente discutere. Non solo per il contenuto, ma anche perché a condurla è stato uno chef. Vi ricordate che qualche giorno fa vi abbiamo parlato di una ricerca (forse un po’ folle) per cui l’intenzione umana potrebbe cambiare il gusto del vino? Una roba da meditazione insomma. Questa vi assomiglia parecchio, ma per dimostrare la tesi in questione, il vino non è dovuto finire al centro di un gruppo di meditazione, ma semplicemente nel calice al momento giusto o…sbagliato!

La gran parte di noi non conosce Heston Blumenthal, ma in Gran Bretagna è una star. E’ un cuoco ed è un volto televisivo conosciutissimo. Si è messo a fare un esperimento lontano dai fornelli. Ad ispirarlo uno studio di neurogastronomia in corso alla Harvard University che starebbe cercando di stabilire da cosa derivano le variazioni di gusto in relazione alla connessione tra stomaco e memoria. Studio che stanno conducendo insieme scienziati e cuochi.

Del suo esperimento Blumenthal ha parlato in un’intervista al Sydney Morning Herald. Il trucco, ha detto, è bere un sorso di vino mentre si immagina qualcuno. Poi farne un altro pensando a qualcuno che si detesta o che ci fa star male. La differenza, dice lo chef, “è segnata”: nel secondo sorso c’è un gusto amaro che non è evidente nel primo.

 

E se la lingua non fosse necessaria per la percezione del gusto? Panico!

Follia? Può essere. Sarebbe un po’ come affermare che, in fondo, tra vino e vino non c’è poi tanta differenza e che a determinare se ci piace o meno è la sensazione del momento. Peggio, quello a cui stiamo pensando. Se fosse vero sarebbe una tragedia per il mondo del vino e noi italiani, con il Sassicaia appena eletto miglior vino al mondo, non possiamo di certo permettercelo.

A supporto della tesi di Blumenthal ci sarebbe anche una ricerca degli scienziati della Columbia University che ha scoperto che la lingua potrebbe non essere necessaria per la nostra percezione interna del gusto. Cosa ancor peggiore perché dovremmo riscrivere tutti i libri di scienza a partire dalle elementari: non sappiamo più dove collocare il senso del gusto!

Arrivare ad immaginare che quando siamo tristi o pensiamo a qualcosa di brutto anche il miglior vino ci sembri amaro, ci pare francamente un’esagerazione. Come a dire che anche se compri un vino scadente se sei felice ti sembrerà buonissimo! Facciamo così…se per Natale siete di quelli che si sentono tristi, magari la bottiglia da collezione che avete pensato di acquistare o già tenete in cantina, stappatela il 7 gennaio e godetevela quando tutti quelli che amano il Natale saranno ormai depressi e voi, invece, felicissimi!