Al Vinitaly la fotografia di Coldiretti: in un anno in vigna sono arrivati 1.200 under 25, mentre nei supermercati il bilogico nello stesso arco di tempo, ha registrato un +18% nelle vendite

Giovani e disoccupazione? Non nel mondo del vino. La bella notizia arriva dal Vinitaly o meglio dalla Coldiretti che ci regala una fotografia decisamente a colori per un settore, quello dell’enologia, che sembra non conoscere crisi. E la crisi, qui, non c’è neanche dal punto di vista occupazionale.

Non solo. Le tendenze evolvono così come evolvono le generazioni e il biologico si conferma ormai una certezza alla faccia di chi, qualche anno fa, la definiva una moda passeggera.

 

Il vino è giovane e bio: tra gli under 25 è boom! In un anno in vigna sono arrivati 1.200 viticoltori

In un solo anno in Italia hanno iniziato a lavorare nelle vigne 1.200 giovanissimi viticoltori: tutti della Generazione Zero, ovvero under 25. La crescita, in percentuale è stata del 38%. Un vero e proprio boom non c’è che dire. Le proiezioni di Coldiretti costruite sui dai Agea ci parla dunque di un forte cambio generazionale che, nel tempo, dovrebbe cancellare quel calo complessivo del 6% registrato a livello generale.

Ma a fare i vignaioli non sono solo i giovanissimi. Sarà la passione, sarà la voglia di trovare uno spazio in una società dove sistemarsi con il lavoro è sempre più difficile, ma certo è che l’attrattiva di diventare vignaiolo conquista sempre più anche la fascia di giovani compresa tra i 26 e i 35 anni. La loro presenza in vigna è aumentata infatti del 19 %. E per capire la portata del fenomeno basta guardare i dati forniti da Coldiretti: gli under 35 italiani che gestiscono un’azienda vitivinicola sono oggi quasi 7 mila 300 e rappresentano il 13% delle 56mila imprese agricole condotte da giovani che piazzano l’Italia prima in Europa per numero di giovani impegnati nel settore.

 

Giovani sì, ma con le idee chiare e aziende che fatturano più della media

E se l’età aiuta, la fatica rende. Le aziende agricole dei giovani, in Italia, sono mediamente più grandi dei colleghi più anziani di oltre il 54%, fatturano di più (70%) e danno anche più lavoro (50%). Ad essere cambiato è l’approccio con la terra. Le aziende sono ibride, si cerca di svolgere al meglio quante più attività possibile, di creare luoghi che non sono solo luoghi di produzione, ma che sono anche veri e propri strumenti di marketing. E’ questa la rivoluzione. Se la sostenibilità ambientale è un’esigenza, la comunicazione è lo strumento e i social rappresentano la svolta. Le aziende diventano così luoghi visibili e visitabili dove il lavoro va di pari passo con la capacità di offrire esperienze ai visitatori attraendoli proprio grazie agli strumenti innovativi che solo il digitale è in grado di fornire.

 

Il vino è giovane e bio: la sostenibilità ha visto aumentare le vendite in Gdo del 18%

Valori comunicati – valori acquistati. Potrebbe essere questo il binomio per comprendere la svolta green del vino italiano. Nei supermercati, e non solo, è il bio a farla da padrone e di certo con la grande attenzione che si rivolge alla sostenibilità ambientale le aziende giovani stanno facendo la loro parte perché questa realtà non sia più possibile definirla una semplice tendenza.

Nel 2018 le crescite di vino bio sono cresciute del 18% per un totale di 4,94 milioni di litri venduti nella Gdo. I dati sono stati forniti al Vinitaly dall’Infoscan Census, manifestazione in cui è stato anche sottoscritto il primo patto “salva-bio” per garantire la qualità dei prodotti biologici, da Federbio e Coldiretti. Per capire la portata del vino biologico basta un dato: la sua crescita è sei volte superiore rispetto a quella della media del settore.

Una particolarità va segnalata: bio nei calici sì, ma anche nei flute. A crescere, infatti, sono anche le vendite degli spumanti biologici che hanno avuto un’impennata del 12% per un totale di 405mila litri di bollicine bio consumate.

 

Crescono i vigneti biologici in Italia con Sicilia, Puglia e Toscana a farla da padroni

Tra i mercati quello tedesco sembra essere particolarmente attratto dal vino biologico italiano e le carte in regola per soddisfare le esigenze dei consumatori l’Italia le ha. Ad oggi, infatti, tra vigneti già bio e quelli in fase di conversione di ettari se ne contano 105mila 384. Di questi, nello specifico, 70.791 lo sono già e quelli che presto lo saranno sono 34.593.

Lo sguardo d’insieme ci regala il 12% dei vigneti destinati al biologico in tutta Italia per una produzione complessiva di 500 milioni di litri di vino. Una superficie di coltivazione raddoppiata negli ultimi cinque anni grazie soprattutto a Sicilia, Puglia e Toscana che, da sole, rappresentano i due terzi dei vigneti biologici italiani.

Non sembra arrestarsi neanche la crescita del biodinamico. Le aziende certificate nel 1924 da Rudolf Steiner sono oltre 4mila in Italia.

 

Il vino è giovane e bio e la sua crescita richiede maggiori tutele: ecco il preché di un protocollo d’intesa

Un settore che cresce, anche e inesorabilmente tra i consumi oltre che tra gli ettari vitati, ha bisogno di una crescente tutela. Ed è proprio con questo obiettivo che Coldiretti e Federbio hanno firmato al Vinitaly un protocollo d’intesa. L’obiettivo è quello di mettere in campo iniziative per riformare il sistema di certificazione così da tenere lontano il pericolo delle frodi e dare maggiore trasparenza alla filiera. Tra gli obiettivi anche la semplificazione per i produttori del settore, iniziative di formazione, comunicazione e promozione rivolte a scuole e cittadini.

Insomma il bio è, oltre che un calice, una presa di coscienza.