La rilevazione di Registro.it: nel 2021 sono stati 4mila i nuovi domini, ma il numero è già stato superato nell'anno in corso. Bene sì, ma si può fare davvero di più!

Il digitale guadagna terreno nel mondo del food: nel 2021, complice la pandemia, sono stati attivati 4mila domini e il 2022 si apre con ottime premesse. A fare di più è il settore che più ha sofferto i due anni che ci lasciamo (si spera) alle spalle: la ristorazione. E il vino? Si può fare di più, come ci ricorda una indimenticabile canzone sanremese, ma i segnali sono buoni.

E’ quanto emerge dall’indagine di Registro.it rilanciata da Horecanews. Si tratta dell’anagrafe del web italiano nonché dell’organo dell’istituto di informatica e telematica del Cnr-lit che dal 2016, insieme al dipartimento di informatica dell’università di Pisa e Infocamere, ha messo in piedi un vero e proprio osservatorio permanente (FINe) per capire quanto la digitalizzazione sia presente nel settore agroalimentare italiano.

 

Il settore ristorazione è e resta il più digitale, ma dal 2016 ad oggi in troppi hanno fatto…troppo poco: il 2022 sarà l’anno della svolta?

Per la precisione nel 2021 sono stati attivati 3.834 siti nel settore il 41,94% dei quali, come detto, nella ristorazione. E nel primo trimestre del 2022 i numeri parlano già di 4.680 nuovi domini: siamo già sopra la media dell’anno precedente. Tornando all’anno passato dietro la ristorazione ci sono siti che riguardano i prodotti farinacei (12%). Al terzo gradino del podio il vino che ha visto crescere la sua presenza digitale del 10,17%. La classifica prosegue fino al 5,36 per cento degli agriturismi (eppure per loro esserci sarebbe importantissimo), e il 4,90% delle coltivazioni.

A livello generale in Italia esistono 101.605 siti di agroalimentare. E ancora una volta in testa c’è la ristorazione al 37,8%. Il vino, stavolta, è secondo, ma la distanza è sempre tanta (12,3%), chiudono i farinacei con l’11,3%.

 

Bene, ma sarebbe meglio…di più!

Il dato positivo è che dal 2016 al 2021 la presenza digitale sul web del settore agroalimentare è cresciuta dell’8,4%, ma soprattutto che i numeri rilevati già solo tra gennaio e marzo 2022 potrebbero portare a quel boom che si attende da fin troppo tempo. Bene sì, ma se si va a guardare la crescita dei singoli settori nel quinquennio 2016-2021, la sensazione è che di più lo si sarebbe potuto fare.

Quando l’indagine è iniziata, infatti, i siti registrati erano 93.730: il 36,1 per cento della ristorazione (ed è lei a rappresentare buona parte di quel salto fatto fino ad oggi), mentre vino e agriturismi hanno fatto molto meno, seppur in crescita. Rispettivamente rappresentavano l’11,5% e l’11,3% in termini di digitalizzazione.

 

La pandemia, è inutile negarlo, ha dato una forte spinta al digitale: è ora di fidarsi al nuovo ed affidarsi a chi ne sa!

Alla luce di questi numeri ci verrebbe da dire…”eppur si muove”! Il cambio di passo sembra davvero essere ormai prossimo e forse un po’ di ritardo c’è. Che sull’innovazione, proprio in termini di digitale, si dovrebbe investire è qualcosa che si predica da anni. Qualcosa sta cambiando e di certo la pandemia ha costretto molti a rivedere gli investimenti in questo senso. Non poter più garantire la presenza, e i ristoratori di questo ne sanno qualcosa, ha portato a reinventarsi, ma anche a cercare di superare quella diffidenza verso i nuovi mezzi di comunicazione che, oramai, non ha più ragione di esistere.

Lo abbiamo visto di recente con TikTok dove il vino è riuscito ad avere un vero e proprio exploit tanto da guadagnarsi l’acronimo di WineTok. Certo, e questo lo vogliamo sempre ricordare, investire sì, ma farlo sempre con consapevolezza. Un sito, una pagina social e tutto quanto può essere utile al proprio marketing, ad accrescere la propria brand reputation, deve essere affidato a chi, di questi strumenti, ha conoscenza