E' quanto emerge dallo studio di due economisti che, lo stesso, lo avevano già condotto sui vini californiani. Per loro una conferma che la "rivoluzione" bio della Francia è giusta per il gusto e per l'ambiente. Ma bisogna cambiare il modo di comunicare

E’ un’approssimazione, ma che sia plausibile è un dato di fatto: i vini biologici e biodinamici conquistano punteggi più alti dei vini tradizionali. O almeno è quello che accade se si va ad indagare su quelli dati da 30 wine expert francesi che curano le tre guide principali del Paese: Gault & Millau, Gilbert Gaillard e Bettane Desseauve.

Sarebbe interessante fare un incrocio di dati simile a quello che hanno fatto due economisti, Magali Delmas dell’Università della California di Los Angeles e Oliver Geraud della Kedge Business in Francia, anche in Italia.

Per le Guide francesi i vini bio e biodinamici meritano più punti ed è una conferma: è così anche per quelli californiani

I due hanno aggregato 128mila punteggi di 30 wine experts d’oltralpe, come detto. Punteggi pubblicati tra il 1955 e il 2015 e compresi in una fascia di prezzo a dir poco ampia: dai 5 ai 450 dollari.  Ciò che è emerso è che i vini biologici e dinamici hanno mediamente punteggi molto più alti dei vini convenzionali o prodotti responsabilmente. Uno scarto di punteggio, per i biologici, di 6 punti e di ben 11,8 per i biodinamici. I vini sostenibili, a sorpresa, hanno punteggi più o meno identici a quelli tradizionali. Cosa che potrebbe essere anche determinata dal fatto che non hanno certificazione.

Abbiamo quindi cercato di approfondire la notizia navigando sui siti stranieri. Il documento è stato pubblicato su Ecological Economics e segue uno studio che i due hanno portato avanti già nel 2016 per i vini californiani. Anche in quell’occasione era emerso come i vini con etichetta ecologica ottenessero punteggi percentualmente del 4,1% più alto rispetto a quelli senza etichetta e non certificati. Anche se questi ultimi erano vini biodinamici o biologici. Il secondo studio, quindi, avrebbe dovuto rappresentare una conferma. E per Delmas e Gergaud la conferma c’è stata.

Secondo quanto riferito da Delmas, l’uva coltivata in modo convenzionale ha più pesticidi. E questo mette a rischio la salute dei lavoratori, della fauna e delle comunità vicine ai vigneti. Ad esempio porta una vicenda verificatasi a Bordeaux nel 2014. Insegnanti e studenti finirono in ospedale per l’esposizione a sostanze tossiche. Fatto che, sottolinea, ha spinto molti produttori a rivedere le loro pratiche. E la Francia ha davvero ingranato la marcia facendo crescere esponenzialmente la produzione biologica e biodinamica.

 

Sotto l’occhio di ingrandimento i vini biologici e biodinamici analizzati dalle Guide Francesi tra il 1995 e il 2015. E la svolta bio è anche in vigna…

A stupire è che a lanciare la tendenza, da quanto racconta Delmas, non sono stati i grandi produttori, ma i piccoli, che hanno messo più attenzione al fine di tutelare lavoratori e familiari, trattandosi spesso di aziende proprio a conduzione familiare. Per capire la velocità di crescita è sufficiente vedere come, così come afferma lo studio, dal 3,87% di vino certificato da terzi come biologico e biodinamico tra il 1995 e il 2000, si sia passati a un +7,37% tra il 2001 e il 2015. Per l’economista “un passo nella giusta dimensione non solo per la salute e l’ambiente, ma per la qualità del vino”.

Un problema però ci sarebbe, sostiene. Far capire alle persone che il vino biologico è davvero migliore (almeno secondo quanto sostenuto). Un problema che, secondo lo studioso, così come sostenuto nel suo libro “The Green Bundle: Pairing the Market with the Planet” pubblicato nel 2018, si potrebbe risolvere se i produttori imparassero a comunicare più che il prodotto, i benefici che ha per l’ambiente. Quello che si dovrebbe raccontare, sostiene in sostanza, è che la pratica biologica è molto più “tradizionale” essendo i pesticidi arrivati in vigna solo verso la fine degli anni ’30 del secolo scorso.

La criticità…

Questa la rileva WineNews che ha ripreso lo studio. Se da una parte la rivista sottolinea come anche per critici del calibro di Jancis Robinson e Robert Parker la qualità dei vini bio sia superiore, resta una difficoltà per oggettivare il dato. Ed è data dalla quantità di vini biologici e biodinamici che vengono analizzati. Negli Usa, ad esempio, ricorda WineNews, sono solo l’1%. In Francia sono l’8%, quindi da queste parti se non si può parlare di certezza, si può però affermare una tendenza.