Le scelgono tutti in Italia e all'estero. Lo dice l'indagine Uiv-Ismea mentre la Cia 'incorona' il cesto di Natale: è il regalo che ti puoi permettere, ma pieno di eccellenza e dentro il vino italiano è un 'dovere'!

Ebbene sì, ci siamo: le festività, ovvero il Natale e il Capodanno, sono alle porte e per le bollicine italiane è un anno da incorniciare! Lo è, in realtà, anche per il vino dato che è in cima alla lista dei prodotti che, nel tipico cesto natalizio da portare a casa di amici e parenti…non può proprio mancare!

Se è vero che il Natale è il periodo della magia, allora quest’anno avrà un sapore speciale: quello della voglia di ricominciare e farlo con un brindisi dal sapore nostrano! Ecco perché vi diamo anche qualche buona istruzione nel caso foste all’estero. Dovete sapere come si dice ‘cin cin’…nel mondo!

 

Festività da record per le bollicine italiane. L’estero sceglie il brindisi ‘tricolore’ come mai prima. Le denominazioni ‘nostrane’ protagoniste sulle tavole del mondo!

Partiamo dall’exploit delle bollicine del Bel Paese che saranno protagoniste assolute sulle tavole di tutto il mondo. Lo saranno a Natale e a Capodanno per incorniciare un anno da record nonostante i segni lasciati dalla pandemia. Secondo l’Osservatorio Unione Italiana Vini (Uiv)-Ismea si conteranno quasi 2 miliardi di brindisi (dal sapore italiano) e un valore della produzione di 236 milioni di euro. Quante le bottiglie pronte ad essere stappate? Beh 316 milioni, ovvero il 18,3% in più rispetto al 2020 e il 50% in più rispetto a cinque anni fa. Insomma per “l’effervescenza” non c’è crisi e se “effervescenza” è vivacità allora vuol dire che il settore…sorride!

E a sorridere saranno soprattutto i commensali d’oltreconfine dato che 3 bottiglie su 4 di bollicine italiane, saranno stappate tra Natale e Capodanno all’estero. In Italia ne resteranno 88 milioni, pari al 15%, cui si aggiungono le bollicine importate: 5 milioni quelle che apriremo e, sebbene il dato sia molto distante da quello “nazionale”, è bene che si sappia che anche in questo caso è…record! Sì, perché di bollicine estere, in casa, l’anno scorso ne abbiamo consumate il 50% in meno. Che dire? Abbiamo voglia di felicità. D’altra parte non è l’anno del pensare positivo?

A farla da padrone sono comunque le principali denominazioni italiane che crescono praticamente tutte…a doppia cifra! Si va dal Prosecco Doc (+25) all’Asti, passando per la magica Franciacorta e l’inimitabile Conegliano Docg, con tappa nell’unicità del Trento Doc fino all’all’italianissimo Oltrepò Pavese, passando per l’inimitabile Alta Langa e fino a nicchie come le bollicine Lessini Durello e Colli Asolani.

E c’è decisamente da brindare ad un anno che per molti aspetti è stato funesto, ma di certo non per il settore sparkling. Quello italiano, rileva Uiv-Ismea, chiuderà il 2021 con 900 milioni di bottiglie vendute e una crescita all’estero pari al 20% in volume.

 

A Natale puoi…regalare il cesto che vuoi…purché dentro ci sia un vino rigorosamente Made in Italy! E’ il trionfo della tradizione, ma sulle vetrine del web!

Bene ora sappiamo come brinderemo durante le festività. Ma molti, come emerge da altre indagini, lo faranno a casa propria con gli amici…o a casa di amici e parenti! Se siete gli ospiti non potrete di certo presentarvi a mani vuote. Il regalo del 2021? Il classico cesto di Natale che, in barba alla tecnologia, torna in auge. Abbiamo tutti voglia di qualcosa di buono e la tavola, simbolo di condivisione, resta il luogo più bello per ritrovarsi, ancor più dopo due anni di una pandemia che non vuole abbandonarci.

Il cesto, ha rilevato la Cia-Agricoltori Italiani, sarà sotto l’Albero di ben 12 milioni di famiglie. L’enogastronomia, dunque, resta un cult per gli italiani e di certo fare un bel regalo, con le restrizioni anche economiche cui siamo costretti tra aumenti di bollette, tasse e chi più ne ha più ne metta, non è semplicissimo. Andiamo tutti sul sicuro!

Il cesto lo sceglie dunque il 41% degli italiani e il prodotto che proprio non può mancare è…il vino! Ovviamente un’ottimo vino italiano. Con lui, nella cesta non possono mancare spumante, panettone e torrone e, per chi ama il salato, salumi, conserve, olio extravergine di oliva, miele e formaggi. Spenderemo per regalare i cesti tra i 650 e i 700 milioni di euro.

Siamo quindi tornati al passato? Beh…non proprio perché il web si conferma in forte crescita (+7%) al pari dei mercatini allestiti dagli agricoltori. Insomma la tecnologia si conferma un trend inarrestabile. Insomma per farvi venire qualche buona idea potete anche consultare la nostra Carta!

 

Cin-cin, ma anche cheers o skal o…beh insomma, visto che durante le festività saremo sulle tavole di tutto il mondo, impariamo a brindare in tutti i modi possibili!

Bene a questo punto internazionalizziamoci. Visto che le nostre bollicine durante le festività occuperanno le tavole di tutto il mondo (a Risiko sarebbe vittoria), tanto vale che impariamo a brindare in tutti i modi possibili. Stanchi del solito “cin cin”? Avete detto fino alla nausea “alla salute”? Bene allora aggiorniamoci.

 

In Europa si dice…

Alcuni esempi europei sono noti. Si va dal “Cheers” inglese che sta per ‘rallegriamoci’ a quello irlandese “Slantie” è la soluzione alternativa. Il termine sta per “buona salute” e visti i tempi è sempre un buon auspicio. Noto anche il “Prosit” diffuso in Germania e soprattutto a Berlino che diventa “Proost” in Olanda (‘evviva’…è il significato). In Spagna si opti per il classico Salut, se vi sentite più portoghesi optate per “Saude“. Raffinati francesi? A voi “Sante“!

Ora vengono i dolori. Lanciatevi in un bel brindis belga, se seite capaci. Ci riuscite a dire “op uw gezonheid”? Chissà che dopo due sorsi non vi venga meglio. Se ce la fate con il russo “na zdrorovje” sarà tutto molto più semplice. Restiamo al freddo e voliamo in Svezia…beh allora “Skal” a tutti eh! Brindisi finlandese…allora “Kippis“. Se il vostro spirito natalizio è religioso allora il brindisi per voi arriva dall’Albania dove il “Gesuaz” sta proprio per Gesù.

 

Fuori dai confini europei provate con…

Stati Uniti e Canada sono molto “europei” dato che cheers va per la maggiore. In Brasile potete fare riferimento al brindisi portoghese o magari augurare “Vida” che male non è. Più difficile da ricordare il brindisi del Venezuela con il suo “Salud y que dios te quiede” (dobbiamo tradurre?). Noi guardiamo al poi e ci concediamo un brindisi messicano con il suo “palante y andale” (andiamo avanti…non è forse il caso?).

Pensate che provare con l’Asia renda tutto più difficile. Sbagliato! La parola più classica per il brindisi e “Ganbei” (ce la possiamo fare a ricordarla). Vi prego non fatevi scappare cin cin nel Sol Levante. Navigando in rete abbiamo scoperto che si riferisce beh…all’organo sessuale maschile! A questo punto “Mbyhay” (lunga vita) a tutti come direbbe un filippino. In Africa affidatevi al classico cheers, se siete in uno Stato non islamico dove si sa, il consumo di alcolici è proibiti e, di conseguenza, il brindisi non previsto. Con il cheers andrete alla grande anche in Australia, ma se siete in Nuova Zelanda allora “Kia ora” direbbero i Maori!

Come si pronunciano? Beh scopritelo brinando e buon Natale a tutti voi!