Un'interessante studio Wine Intelligence ci spiega quanto conti e il ruolo dei marchi per la sua promozione. E intanto in Toscana nasce Suvereto Wine: il territorio fa rete!

Il brand dell’Italia del vino si chiama denominazione. Una conferma, in un certo senso, che ci dice ancora una volta come sia l’intero comparto a dover comprendere come, al di là del valore dei singoli, sia la capacità di veicolare i valori dei territori a fare dei nostri calici un elemento distintivo nel panorama internazionale.

Una peculiarità tutta nostrana. A confermarlo uno studio di Wine Intelligence sul rapporto tra i consumatori e i marchi che, a quanto pare, è molto più complesso del previsto.

 

Quanti brand si conoscono? Se si guardasse solo a questo avremmo un problema , ma è davvero così?

La cosa interessante dello studio è che a differenza della gran parte dei Paesi produttori ce ne sono due dove, più che conoscere ogni singolo marchio, quello che si conosce è ben altro. Quali? Ovviamente Francia e Italia. Andiamo con ordine e cerchiamo di capire. Se guardassimo solo ai numeri quasi quasi potremmo spaventarci, ma la riflessione, in realtà, è successiva.

Secondo quanto rilevato dal sondaggio, infatti, in Cile dove esistono 31 marchi di vino i consumatori dichiarano di acquistarne circa 8,6. In Portogallo dove se ne contano 28,8 se ne comprano in media 5,2. In Spagna i brand conosciuti sono 24,4, la media di acquisto 3,9. Spostandoci in terre lontane, come la Nuova Zelanda, di marchi se ne contano circa 24,3: se ne comprano in media 4.

Cosa succede in Italia? Beh mediamente i consumatori dicono di conoscere solo 11,6 marchi e di acquistarne al massimo tre. In Francia, vista così, va anche peggio con soli 9,7 brand conosciuti e 1,5 di questi acquistati. C’è quindi meno conoscenza dei vini dei territori “storici”? E’ esattamente il contrario.

 

La denominazione: è questa a fare la differenza. Per il Made in Italy la territorialità è l’elemento che ci fa conoscere e amare nel mondo nel mondo

Provate a chiedere nomi di territori o di denominazione e voilà…le cose cambiano eccome! Certo, il brand la sua importanza ce l’ha. E ce l’ha nella misura in cui è in grado di identificare un territorio. Diversi i punti di vista da cui si potrebbe dunque analizzare lo studio. Sì perché i grandi nomi, in fondo, sono gli ambasciatori di territori dove di eccellenze se ne trovano moltissime e, soprattutto, proprio il sistema di tutela dei territori e delle denominazioni si differenzia nelle diverse parti del mondo con Italia e Francia che il sistema lo hanno molto simile così come la Spagna.

Se dunque da una parte il marchio ha ovviamente la sua importanza, in territori come il nostro, è un veicolo importante non solo per valorizzare la singola realtà, ma per portare il nome di tutto il territorio nel mondo e soprattutto nei calici di tutto il mondo.

Saper far rete, espressione così abusata da sembrare desueta, di fronte a tale consapevolezza dovrebbe trovare nuova linfa e in alcuni casi sembra proprio averlo fatto.

 

Modestamente…

Sì, beh, modestamente il record mondiale per il più antico vino certificato Doc al mondo, tanto per parlare di denominazioni, ce l’abbiamo proprio noi. La notizia è di qualche giorno fa ed è una di quelle curiosità che merita di essere raccontata. Si tratta di un Barolo prodotto a Serralunga D’Alba dal 1961. Il titolo è stato rivendicato da Maurizio Paschetta, “detentore di ben otto record mondiali agricoli”.

Lo vorreste assaporare? Non si può! La bottiglia è infatti conservata al museo popolare Robe Veje di Luigi Varrone a Fontanelle Boves (Cuneo). Un buon motivo per andare alla scoperta della meravigliosa enologia piemontese quest’estate!

 

Denominazione e territorio: in Toscana nasce Suvereto Wine. 15 cantine insieme per raccontare e promuovere la magia dei suoi luoghi e dei suoi calici

Ph: pagina Fb Suvereto Wine

Ci piace vedere anche in quest’ottica, infatti, l’iniziativa che arriva dalla Toscana. E’ quella della Suvereto Wine, neonata associazione che raccoglie 15 aziende vitivinicole della regione che hanno deciso di mettersi insieme per promuovere e valorizzare i luoghi, partendo proprio dal vino, ma estendendo la volontà ad una vera e propria promozione di tutta la cultura territoriale.

La leva giusta è proprio nel luogo: Suvereto, uno dei borghi più belli d’Italia che si affaccia sulla costa Toscana. L’incontro tra pubblico e privato che inizia ora la sua avventura e che, se riuscirà (e siamo certi che lo farà), dovrebbe essere uno di quegli esempi positivi cui guardare per fare di ogni realtà italiana un brand capace di integrarsi perfettamente in quell’unica realtà enologica a marchio Made in Italy.

 

Un’offerta a 360 gradi tra turismo esperenziale, formazione e divertimento

E’ infatti il Comune il primo a sostenere l’iniziativa con un obiettivo chiaro: incrementare il turismo e, in questo caso ovviamente, anche l’enoturismo. L’obiettivo è quindi quello di ampliare l’offerta e farlo tutti insieme. Lo chiamano turismo esperenziale oggi ed è quello che i consumatori cercano.
Se è vero che quando si parla di vino italiano la denominazione e quindi il territorio fa la differenza, come emerge dallo studio di Wine Intelligence, altrettanto vero è che allora sono proprio iniziative come queste a far sì che un territorio diventi un brand capace di veicolare le eccellenze prodotte dalle cantine che lo costellano.

Seminari, master, workshop per viticoltori, ristoratori, enotecari, strutture ricettive e appassionati sono solo alcune delle iniziative che saranno portate avanti. Con loro anche tanti eventi a cominciare dalla Notte di Vermentino dal 24 al 26 luglio, e Calici di Stelle, in programma dal 5 al 16 agosto.

Ah quasi dimenticavamo…eccole le 15 cantine che si sono fatte promotrici di un’iniziativa di cui, in un momento complesso come questo, avevamo decisamente bisogno: Bulichella, Colle Vento, Gualdo del Re, Il Bruscello, I Mandorli, Incontri, La Fralluca, Macchion de’ Lupi, Petra, Petricci e Del Pianta, Rabitti, Tenuta Casadei, Tenuta Sasso Orlando, Terradonnà e Tua Rita.