L'Uiv esulta per il decreto sostenibilità e chiede che si lavori subito al disciplinare. Il vino deve fare la sua parte per il bene del pianeta e della stessa umanità

E’ con un certo orgoglio che l’Italia può dire di essere il primo Stato in Europa ad aver adottato uno standard pubblico di sostenibilità per il settore enologico grazie al via libera arrivato dal Ministero delle Politiche agricole al decreto Sostenibilità con cui si costituisce il Comitato della Sostenibilità Vinicola accolto con grande soddisfazione dall’Uiv (Unione Italiana Vini). Ma cos’è questo Comitato? Quali sono i suoi compiti e chi ne farà parte? Scopriamolo insieme.

 

Cos’è il Comitato della Sostenibilità Vinicola, cosa deve fare e chi è chiamato a fare cosa cosa…capiamoci di più!

I compiti

Quattro, sostanzialmente, i compiti del Comitato della Sostenibilità Vinicola che sarà costituito nel Bel Paese: definire il disciplinare della sostenibilità vitivinicola e tenerlo aggiornato; definire il sistema di monitoraggio della sostenibilità dell’intera filiera compiendo indagini a campione; indicare gli indicatori necessari a valutare la sostenibilità del settore e dare supporto al Mipaaf nella fase di confronto e consultazione del partenariato economico e sociale sui contenuti del disciplinare.

 

Il disciplinare

Cosa, dunque, dovrà contenere il disciplinare? Ovviamente dettare le regole produttive e le buone pratiche che garantiscono rispetto per l’ambiente, qualità e sicurezza alimentare, ma anche tutela dei lavoratori e dei cittadini e, di conseguenza, un adeguato reddito agricolo. Sì perché, vale la pena ricordarlo, la parola “sostenibilità” non riguarda solo l’ambiente, ma anche gli aspetti socio-economici che hanno quindi ricadute importanti e dirette su chi nella filiera lavora, a tutti i livelli, e chi dei suoi frutto ne gode. Saranno quindi le norme nazionale e internazionali quelle da cui farsi guidare, in un’ottica che non può non tenere conto delle esigenze che il pianeta, con la pandemia, ci ha decisamente mostrato.

 

Il monitoraggio

Ma se normare è importante, controllare, probabilmente, lo è ancora di più. Non è sufficiente dire “cosa fare” ma dimostrare “che si fa”. Ecco perché il monitoraggio, in questo quadro, assume una grande rilevanza. Compiere indagini a campione per verificare che si rispettino gli standard richiesti, diventa elemento fondamentale. Sarà quindi il Comitato ad indicare quali sono gli indici di valutazione, quelli, insomma, da rispettare. Indici che saranno connessi alle politiche agricole comunitarie e nazionali. Saranno quindi introdotti degli indicatori di performance per valutare quanto, in termini di sostenibilità, saremo in grado di migliorare.

 

I componenti

Infine chi ne farà parte. Il Comitato sarà costituito da due rappresentanti del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (Mipaaf), quattro rappresentanti delle Regioni e le Province Autonome, due esperti del Crea, un rappresentante di Accredita e , a titolo consultivo, un rappresentante per ciascuno dei sistemi di valutazione della sostenibilità nel settore vitivinicolo facenti parte del Gruppo di lavoro per la Sostenibilità in Vitivinicoltura (Viva, Equalitas, Tergeo).

 

Uiv: con il Comitato della Sostenibilità Vinicola compiuto grande passo, ma ora subito il disciplinare

Per il presidente dell’Unione Italiana Vini (Uiv) Ernesto Abbona, l’approvazione del decreto Sostenibilità “rappresenta per il vino italiano un passaggio fondamentale in chiave socioeconomica. Saremo i primi in Europa – sottolinea – a dotarci di uno standard pubblico sostenibile per il settore vitivinicolo, un motivo di orgoglio che condividiamo con il ministro delle Politiche agricole e tutto il settore”.

Se il passo è stato compiuto ora Abbona chiede celerità nell’elaborazione del nuovo disciplinare di produzione così da avere un modello già dalla prossima vendemmia.

il decreto è stato approvato ieri e anche per Paolo Castelletti, segretario generale Uiv, quello messo “è un primo tassello sostanziale di un percorso fortemente voluto dall’Unione. La chiusura del cerchio di uno strumento normativo e di mercato che sarà in grado di rispondere positivamente a sfide e obiettivi della nuova Politica agricola comune e della strategia Farm to fork, che sarà al centro della prossima assemblea generale di Unione italiana vini, il 6 luglio”.

 

I consumatori

Per far capire l’importanza di questo passaggio, l’Uiv ricorda i risultati di una recente indagine condotta da Wine Intelligence, il cui aggiornamento sarà presentato proprio in occasione dell’Assemblea generale dell’Unione. Un indagine condotta su 17mila intervistati in 17 Paesi e che ci dice come i vini prodotti in modo sostenibile sono al secondo posto tra 13 giovani tipologie produttive che offrono maggiori opportunità di crescita, dietro solo ai biologici e molto più considerati dai consumatori rispetto, ad esempio, ai vini senza conservanti, senza solfiti, gli orange, i prodotti a basso tenore alcolico, ai biodinamici o i vegani.

 

I mercati

E l’attenzione è anche verso i mercati visto che dall’indagine risulta che la maggior sensibilità dei consumatori ai vini sostenibili arriva da tre dei mercati top del nostro export: Stati Uniti, Germania e Regno Unito. Cui si aggiungono i Paesi del Nord Europa, la Svizzera, il Brasile e l’Austria.

 

C’è un compito ancora più grande cui adempiere con la Sostenibilità Vinicola: sostenere il pianeta e garantire la nostra stessa sopravvivenza

Se ci sono i consumatori e ci sono i mercati, c’è anche un altro motivo per cui “fare in fretta” come ha chiesto Abbona. Ed è il futuro stesso del pianeta. Il settore vino non può certo tirarsi indietro dalla sfida di dare un futuro a tutti noi. Questo alla luce di quanto rilevato di recente dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell’Onu che ha lanciato un nuovo allarme: anche in Europa il numero di persone ad alto rischio di mortalità triplicherà se si dovessero raggiungere i tre gradi Celsius di riscaldamento. Quello che ci aspetta entro il 2050, se nulla cambierà, saranno la carenza d’acqua, l’esodo, la malnutrizione e persino l’estinzione.

Qualcuno ci vedrà delle esagerazioni, ma che il problema esista è innegabile e allora tutti sono chiamati a fare la loro parte. Se non vi spaventano abbastanza i termini vi diamo i numeri. Secondo la bozza del rapporto 420 milioni di persone in più dovranno affrontare “ondate di caldo estremo” e fino a 80 milioni potrebbero essere minacciate dalla fame. Solo alcuni dei dati allarmanti che emergono da un rapporto che non conosceremo fino a febbraio 2022. E’ ora di fare scelte diverse. Il nostro futuro, dipende da noi e ci piace pensare che, nel 2050 potremo brindare ad un successo: quello dell’umanità.