potrebbero determinare una svolta. La Fondazione Mach mette insieme 6 Paesi; 'gli sconosciuti' di Sarragachies aprono a una nuova visione e anche a nuovi mercati. L'Italia rifletta

Il lockdown non ha allontanato quelle che sono le sfide che nel tempo si fanno “storiche” per il mondo del vino, e quella della lotta al Climate Change non è stata dimenticata. L’Europa si unisce in un progetto decisamente interessante con sei Paesi, Italia inclusa, guidati dalla Fondazione Edmund Mach.

Dalla Francia, e nello specifico dai Pirenei, intanto, arriva uno studio interessante che potrebbe trovare terreno fertile anche nei terreni più impervi dell’enologia italiana. Ora che i vigneti eroici sono stati riconosciuti, non è un’ipotesi da escludere.

 

Climate Change: in Europa a lavoro per combatterlo e capire come le viti potranno adattarsi

L’obiettivo è quello di creare una comunità innovativa dove ricerca e studio uniscano sforzi ed esperienze per garantire la sopravvivenza dell’enologia in tutta Europa. Che i vigneti si stiano spostando sempre più a nord è notizia di qualche tempo fa. Alcuni studi sono arrivati addirittura ad ipotizzare la sparizione dell’85% dei vigneti, cosa su cui fu Angelo Gaja a lanciare la sua provocazione.

Tutto nasce da un sondaggio lanciato nell’ambito del progetto Medcliv “Mediterranean Climate Vine ad Wine Ecosystem” coordinato dalla Fondazione Edmund Mach e che coinvolge otto partner del Mediterraneo Europeo e per l’Italia il Cnr-Ibe. Sondaggio rivolto a sei Paesi europei, cioè Italia, Francia, Cipro, Portogallo, Slovenia e Spagna che punta proprio a comprendere l’ecosistema vite-vino e clima. Anticipo fenologico, problema della siccità, le ripercussioni pratiche sulle pratiche in vigna e sulla qualità delle uve, la ricerca di soluzioni per la carenza di acqua (per cui un progetto interessante è stato promosso tempo fa) e così via, fino alla modifiche organolettiche dei vini: questi i temi al centro dello studio del progetto cofinanziato da Eit Climate-Kic, l’agenzia europea fondata nel 2010.

Andrà avanti fino al 2020 l’iniziativa che mira alla costruzione di “ecosistemi” nazionali delal filiera nell’ottica della lotta al climate change. Il sondaggio è stato quindi il primo passo. La cosiddetta analisi conoscitiva, da cui far derivare le priorità d’azione a seconda delle necessità dei singoli territori, partendo dunque da ipotesi di scenario su quella che dovrà diventare la “nuova” viticoltura.

 

Climate Change: dai Pirenei uno studio interessante che apre nuove prospettive, anche in termini di mercato

Ph: Sarragachies – foto Wikipedia

In questo studio ci siamo imbattuto sfogliando una delle riviste più prestigiose del settore: The Drink Business. Siamo nei Pirenei. E secondo quanto riportato proprio le viti che crescono qui potrebbero dare una risposta ai cambiamenti climatici.

Siamo in una regione particolare, a Saint Mont, nel vigneto più antico di Francia: Sarragachies. Qui, in sostanza, maturano le più antiche varietà di uva del Paese e i loro tratti naturali potrebbero fare la differenza. Una cosa che ci ha spinti a riflettere sull’Italia, che la viticoltura eroica la conosce e come poche altre conosce l’autoctonicità. Probabilmente sarebbe interessante condurre uno studio simile, ma nel frattempo cerchiamo di capire cosa è emerso da quello condotto in questo piccolo mondo ai piedi dei Pirenei, tra le vigne della famiglia Pèdebernarde.

Ciò che ha spinto i ricercatori a condurre qui lo studio è che questo vigneto è pre-filossera, per cui si ritiene sia stato piantato a inizio ‘800. Al suo interno ci sono ben 21 varietà di vitigni: sette dei quali ad oggi sconosciuti.

La storia, non c’è che dire, è ricca di fascino. Ad oggi, tra l’altro, è l’unico vigento classificato come monumento storico e la sua riscoperta è dovuta proprio alla famiglia che oggi qui vinifica che lo ha riscoperto, grazie alla cooperativa di produttori del territorio che ha deciso di sostenere questo progetto con lei.

 

Riscoprire per conoscere e capire

E’ proprio nel loro essere “dimenticate” e “sconosciute” che potrebbe racchiudersi il successo nella ricerca contro il climate change. E ancora una volta ci troviamo a riflettere su quante varietà di vitigni, in Italia, si stanno riscoprendo grazie alla tenacia dei produttori. Pensiamo al Cesanese d’Affile, il Magliocco calabrese o, ancora, le affascinanti “viti maritate”, ovvero l’Asprinio d’Aversa.

Nel vitigno dei Pirenei, dunque, ci sono viti che hanno saputo, nei secoli, tener lontani malattie fungine e affrontare temperature estreme. Hanno quindi, è questo che si sostiene, caratteristiche che li rendono, leggiamo testualmente, “opzioni entusiasmanti per un’industria vinicola fortemente focalizzata su una selezione ristretta di uve, molte delle quali inadatte per un clima più caldo e umido”. Uve che, in sostanza, possono maturare solo qui o in luoghi che abbiamo le medesime caratteristiche.

E’ su due varietà in particolare che si conduce lo studio. Due varietà capaci di dare vini a basso contenuto di alcol e alta acidità. Si chiamano Manseng Noir e Tardif. Una realtà, questa, definita come un vero e proprio “Giardino dell’Eden” dove trovare viti spontanee che nascono sugli alberi non è affatto strano. Un luogo dove da 300 anni i viticoltori producono le loro eccellenze portando in campo una viticoltura che, ancora una volta, ci ricorda alcune tecniche legate a vitigni che si riscoprono nei nostri territori.

 

L’obiettivo

Le viti, infatti, si fanno maturare attorno ad altri alberi da frutto. Sì la spesa è maggiore, ma  è pur vero che all’uomo si chiede “un’invadenza” minore. Una vera e propria unicità rispetto alle modalità di produzione ormai ampiamente diffuse non solo in Francia, ma in tutto il mondo. L’obiettivo del capo enologo di questa vigna, Oliver Bourdet è chiaro: riuscire a creare un vino più “equilibrato”, trovando al contempo una soluzione potenziale per un clima caldo, spesso anche più umido.

C’è poi un altro dato che ci ha colpito: a scegliere questi vini sono soprattutto i giovanissimi. Quelli tra i 20 e i 30 anni. Quel target che tutti cercano di accaparrarsi. Una lezione che, oltre che per la lotta al climate change, potrebbe far gola anche a tanti nostri piccoli produttori. Il resto lo fanno il marketing e la capacità di comunicare il valore della propria produzione.

Sostenervi è la nostra mission ecco perché non ci stancheremo mai di dire a tutti i produttori, anche i più piccoli, di scoprire i nostri servizi innovativi e fare delle loro piccole cantine, realtà capaci di conquistare ampi mercati.