16 professionisti insieme per scoprire e far riscoprire il valore di un pezzo di storia. Ecco gli intenti e tre bottiglie in 'purezza' per scoprire tutto il gusto di questo pezzo di Calabria

Avete mai sentito parlare di un autoctono dolce che si culla tra il Tirreno e il Mediterraneo noto come Magliocco Calabrese? Lo abbiamo detto tante volte. L’espandersi di scenari, l’aprirsi dei mercati e le possibilità che il mondo del vino italiano vede nel futuro sono tante e tutte, giustamente, percorribili. Nel guardare al globale, però, si rischia sempre di perdere qualcosa. Nel caso specifico l’autenticità. Ecco perché sono sempre più le storie di quelli che, quella memoria, hanno deciso di non perderla, ma anzi di recuperarla e far sì che si trasformi in un’opportunità ancor più ghiotta proprio nell’universo della globalità.

Laddove nascono grandi Doc, dove invece si cerca di impedirne la creazione, il Paese si costella sempre più di esperienze tese a conservare il passato con l’obiettivo di trasformarlo in un futuro “noto”. Globale e particolare, come sempre accade, si intersecano nella prospettiva, ma perché ciò avvenga è necessario far sì che ciò che esiste non si dimentichi. Esperienze riuscite ce ne sono. Un esempio è certamente quello del Cesanese d’Affile, unico vitigno a bacca rossa autoctono del Lazio. Bene si sta facendo per Spergola e Ambrusche, tanto per citarne un paio, ma in Calabria, ora, è nata anche un’Accademia. Quella per la valorizzazione del vitigno Magliocco.

Autoctono che, tra l’altro, sarà tra i protagonisti del Vinitaly 2017 grazie al bel progetto de Le Donne del Vino. 

 

Magliocco Calabrese: 16 professionisti al servizio dell’identità

 

magliocco calabrese vite generico

 

L’Accademia è, in realtà, un’associazione. O meglio nasce dalla volontà di 16 professionisti che operano in modo diversi nel settore dell’enogastronomia, di unirsi per far sì che i vitigni calabresi ottengano i riconoscimenti che meritano. D’altra parte siamo in pieno mediterraneo. Nella culla della cultura di olio e vino. Di qui l’importanza di promuovere la cultura, la diffusione e la valorizzazione del proprio patrimonio. Anche quello enologico che tanto ha da raccontare della nostra storia. Di qui l’idea, ora realtà, di creare un’associazione in grado di valorizzare proprio quel patrimonio in Calabria puntando su tutti i vitigni autoctoni, ma spingendo su uno in particolare: il Magliocco da secoli radicato nelle Terre di Cosenza Dop e del Savuto Dop. 

I 16 professionisti che hanno dato vita all’Accademia del Magliocco ruotano attorno al settore vitivnicolo, della comunicazione enogastronomica, delal promozione territoriale, della ristorazione, dell’imprenditoria e della cultura. 

 

Gli obiettivi

 

“L’associazione Accademia del Magliocco – hanno fatto sapere i 16 promotori – nasce con lo scopo di attivare studi e attività di ricerca in ambito storico, culturale e tecnico-scientifico sui vitigni autoctoni calabresi e sui vini da essi derivanti. Lo scopo è di colmare le lacune di conoscenze che attualmente ne rallentano e penalizzano la competitività sui mercati nazionali e internazionali”. E in effetti, anche provando a fare qualche ricerca in rete, di informazioni, se non quelle prettamente legate all’aspetto “naturalistico” se ne trovano ben poche”.

 

Perché il Magliocco

 

Per questo negli intenti l’attività di ricerca opererà a largo raggio. Dai prodotti gastronomici alle ricette storiche e tradizionali dovranno procedere di pari passo con la proposta e l’elaborazione di progetti che possano intervenire sulle emergenze ambientali, architettoniche, storiche e artistiche materiali e immateriali. Tutto questo puntando soprattutto con la scoperta più che riscoperta vista la difficoltà di conoscerne il passato, sul Magliocco.

 

Come raggiungerli

 

Un piano di lavoro, almeno iniziale, c’è. Innanzitutto l’informazione. Far conoscere a consumatori, operatori del commercio e ristorazione, tutto il valore dei vitigni autoctoni calabresi, quali sono i vini che ne derivano e quali i territori di origine. Avere consapevolezza rende più semplice valorizzare la produzione vitivinicola. Accanto alla formazione anche la sperimentazione e la divulgazione degli intenti del progetto e dei suoi contenuti attraverso materiali cartacei e multimediali. 

 

Magliocco Calabrese: quel che sappiamo di questo vitigno

 

magliocco calabrese uva generica

 

Prima cosa: esistono il Magliocco e il Magliocco canino. Due vitigni calabri con lo stesso nome, ma dal profilo genetico totalmente differente. Il nome deriverebbe dal greco. Uno “strettissimo nodo”, questa l’etimologia, così chiamato per la conformazione del grappolo: medio piccolo, piuttosto allungato con un anicono di dimensioni spesse di colore blu-nero. 

E’ solo negli ultimi anni che si è iniziato a vinficarlo in purezza dedicando a queste uve grande attenzione vista la loro capacità di regalare vini di grande personalità.  La sua maturazione è tardiva e questo ne aveva determinato quasi l’abbandono. Così, fortunatamente, non è stato, ma di certo è un vitigno che è ancora lontano dal tornare agli antichi splendori. Della sua storia si sa ben poco se non che il primo riferimento risale al 1500 e che la sua massima diffusione, nelle province di Cosenza e Catanzaro, si ebbe nell’800. Epoca in cui, peraltro, il vitigno più importante era il Gaglioppo. Il suo carattere deciso rende il vino prodotto da quest’uva dal grande potenziale d’invecchiamento. 

 

Magliocco Calabrese: scopriamolo attraverso 3 bottiglie in “purezza” 

 

basileusA San Demetrio di Crotone (Cosenza) nell’azienda Poderi Marini nasce un Magliocco in ‘purezza’ di grande struttura, eleganza ed equilibrio salino: il Basileus. Il termine richiama una figura regale. Nell’antica Grecia il Basileus era anche una sorta di re-sacerdote. Un simbolo di giustizia e, di conseguenza, di purezza proprio come questo vino rubino brillante. Austero e profondo regala forti sensazioni prima al naso poi alla bocca. Perfetto per scoprire il potenziale del Magliocco calabrese

Prezzo: tra i 20 e i 25 euro.

 

 

 

magno-megonioTra Rocca di Neto e Casabona (Crotone) nasce un altro Magliocco in purezza: il Magno Megonio dell’azienda Librandi. Siamo nella terra del Cirò, ma anche qui il Magliocco ha molto da raccontare. Questo rosso della Val di Neto è il frutto di un lungo lavoro e della passione dei fratelli Librandi. La loro avventura è iniziata nel 1950. Un vero e proprio punto di riferimento per l’enologia regionale che questo Magliocco lo affina per 16 mesi in barrique regalando un vino corposo, intenso, morbido e avvolgente. Da provare.

Prezzo: tra i 10 e i 15 euro. 

 

 

 

patros-pietroSpostiamoci a Reggio Calabria. per la precisione a Melito di Porto Salvo. Qui, nell’azienda Malaspina, nasce un Magliocco in purezza dedicato proprio a chi, per primo, in questa vigna ha creduto: Pietro Malaspina. Il Patros Pietro è dedicato proprio a lui che con dedizione e passione ha sostenuto l’attività dando impulso all’azienda. Un Magliocco Calabrese solido e pieno di dignità come colui cui è ispirato. Forte ed elegante. Un’altra bottiglia perfetta per scoprire le proprietà di queste uve.

Prezzo: tra i 15 e i 20 euro.