Il vitigno occupa solo l'1% del territorio provinciale di Reggio Emilia. La sua compagnia si allarga e punta si mercati europei

Spergola. Siamo sempre presi dai grandi numeri. Dall’export che sale, dai vini che tirano di più, dai gusti, dai consumi. E’ così che dimentichiamo, a volte, che eroici non sono soltanto quei viticoltori che coltivano le loro vigne nei comuni più impervi, ma anche quelli che, di un antico vitigno vogliono fare un prodotto d’eccellenza. Non solo. Nonostante l’impercettibile estensione dei suoi filari l’obiettivo è quello di farne un vino, o meglio uno spumante, così competitivo da guadagnarsi i mercati europei.

Il nome del vitigno? Spergola di Scandiano. Colore? Bianco. Regione? L’Emilia Romagna. La sua coltivazione? L’1% di tutta la Provincia. La scommessa è iniziata quattro anni fa e la “Compagnia della Spergola”, con lo spirito etico che ricorda la piccola brigata monicelliana di Brancaleone, continua dritta per la sua strada. E di questo cavallo di razza dimenticato come fosse un ronzino, promette di fare un purosangue da intenditori.

 

Spergola, la prima sfida vinta nel 2000: non è Sauvignon.

Spergola - uva

Per troppo tempo questo antico vitigno le cui prime testimonianze risalgono al XV secolo è stato confuso con il Sauvignon. Il primo passo per giungere alla sua valorizzazione è stato dunque questo: riconsegnargli la sua autenticità. Come? Con uno studio approfondito e un’analisi del dna che ha consentito di inserire la Spergola nel Catalogo Nazionale delle varietà della viti e, di conseguenza, delle Doc Colli di Scandiano e Canossa e la Reggiano

 

Spergola, nel 2011 la nascita della Compagnia e il riconoscimento del vitigno.

E’ passato qualche altro anno, ma alla fine “Spergola” si è ripresa il suo nome al di là di quello della località omonima del Comune di Scandiano. Nel 2011 a raccogliere la sua eredità la “Compagnia della Spergola”. Sono in quattro, come i fantastici cinematografici. Ma il loro superpotere non è né diventare invisibili, né malleabili né altro. Il loro superpotere è nella volontà di iniziare a riscrivere una storia partendo dalle prime parole. E’ così che Alijano, Arceto, Bertolani e Casali, cambiano quel “C’era una volta la Spergola” in un più orgoglioso “C’è ancora…”.

Lo scopo dell’associazione? Intraprendere azioni strategiche e congiunte supportate dal Comune di Scandiano di cui proprio Spergola è frazione, volte alla valorizzazione e la commercializzazione di questo patrimonio locale. Iniziative che, nei loro progetti, porteranno vantaggi non solo ai viticoltori, ma anche al territorio favorendo tra l’altro l’occupazione. Un progetto concreto di autenticità insomma che merita di essere raccontato. 

 

Spergola: cinque anni dopo la Compagnia si allarga.

Spergola - vigneti - generico

Pensare di fare di un vino che occupa l’1% di un territorio pari a circa 80 ettari di filari per 150mila bottiglie l’anno sembra un’utopia? Affatto. La qualità, si sa, ha molto più peso della quantità e l’eccellenza, spesso, passa per la capacità di infilarsi in una nicchia. Nicchia che, la Compagnia, cerca tra gli spumanti. Un mercato dove, al contrario, c’è sempre più massificazione. Ci sono numeri sempre più grandi e dove, l’eccellenza è spesso vittima di becere imitazioni. Di qui la controtendenza di un prodotto che nasce per essere destinato a pochi e nel cui potenziale credono ora anche altri quattro produttori unitisi proprio nei giorni scorsi, con un Protocollo d’Intesa, al progetto della Compagnia. Si tratta delle aziende reggiane Fantesini di Bibbiano, Agricola Reggiana di Borzano, Colle di Rondianara e Sociale di Puianello.

 

Spergola: una storia lunga 600 anni.

Valga il detto “non è mai troppo tardi”. Neanche per un vitigno dimenticato. Non solo. Dimenticato e assimilato ad un altro comunque prestigioso. Ma alla fine, in qualche modo, la storia rende sempre giustizia e grazie alla Compagnia anche la Spergola si prepara a vivere la sua seconda giovinezza. Sui Colli di Scandiano e Canossa questo vitigno c’è almeno dal XV secolo come già detto. Ed è proprio a Matilde di Canossa che dobbiamo far riferimento per sapere qualcosa della storia della Spergola. Fu lei a farne omaggio a Papa Gregorio VII. Successivamente è la Granduchessa di Toscana, moglie di Francesco I de’ Medici a prenderne nota. Era il 1580 quando sul suo taccuino di viaggio scriveva: “Il buon vino di Scandiano, fresco e frizzante”.

 

Spergola: è il momento della riscoperta.

Quale momento migliore per un vitigno in grado di regalare un vino con questa caratteristiche per riportalo in auge? I vini frizzanti, gli spumanti, il prosecco e le bollicine in generale in Italia vivono un momento d’oro. E per un prodotto di nicchia come questo il potenziale c’è eccome! Un plauso ai viticoltori lungimiranti che hanno saputo cogliere. Ora però serve l’impegno, quello vero, per far sì che la Spergola diventi uno di quei vini che quando qualcuno lo versa e si chiede “cos’è” alla risposta si pronuncia un “ohhh” o magari si sbarrano gli occhi e con la testa si accenna ad un gradito assenso. 

 

Spergola: ma quali sono le caratteristiche di questo vitigno? 

spergola - spumante

Per questo ci affidiamo alle parole di chi ne sa più di noi. L’habitat in cui cresce la Spergola è costituito da un terreno argilloso ricco di gesso con una bona resistenza alla siccità. “Alata” è così che viene definita la Spergola perché i suoi grappoli sono sempre accompagnati da altri più piccoli. Dalle sue ali insomma. Dalla sua pigiatura si possono ottenere un vino frizzante o uno spumante. A quanto pare perfetto per accompagnare aperitivi e pesce non può non trovare il giusto abbinamento anche un’altra eccellenza del territorio: il Parmiggiano Reggiano.

Insomma la storia di questo vitigno dimenticato è stata riscoperta e pian piano nuove pagine sul suo futuro si stanno scrivendo. A questi produttori coraggiosi che sfidano le industrie puntando realmente sulla tipicità, non si può che augurare il meglio sperando che la Spergola alata torni a volare alto. 

 

Crediti fotografici: ultima foto Juju 84 – Flickr CC.