Superata anche la Francia. Non si cercano solo i "grandi noti", ma la regionalità. L'analisi di Wine Business Solution è un brindisi di positività con l'occhio puntato sul futuro

Buone notizie per il vino italiano: nelle Carte dei Vini di tutto è lui il protagonista. Secondo l’analisi condotta da Wine Business Solution, in percentuale, c’è stato anche il sorpasso sui cugini francesi. Cosa ci premia? La qualità. Quali eccellenze riconosce? Tutte, non solo i brand e i vitigni più noti e blasonati.

 

Carte dei Vini: in Canada e negli Usa è un vero e proprio exploit. Brexit e dazi Usa sembrano lontani. Chi ci ‘ama’ di più? La Germania

 

In Europa…

Secondo lo studio condotto il vino italiano nelle Wine List di tutto il mondo rappresenta il 24,1% dell’offerta nei ristoranti della Gran Bretagna. E se resta leggermente indietro rispetto al 28,8% dei vini francesi, il dato da sottolineare è che i nostri calici dal 2015 ad oggi hanno incrementato la loro presenta del 19% in questo mercato, a fronte del calo del 2% di quelli d’oltralpe. Dato ancor più confortante se si guarda al futuro della Brexit.

Chi ci ama di più? I tedeschi! In Germania, infatti, non solo nelle wine list i vini italiani registrano una presenza del 33%, ma superano di gran lunga i francesi al 17%, e soprattutto i vini “di casa” che si attestano al 31%.

 

Nei mercati extraeuropei…

In Canada il vino italiane “straripa” letteralmente nelle Carte dei Vini. Dal 2013 la crescita è stata del 44% con le nostre etichette che oggi rappresentano il 27% di quelle che si possono ordinare. Una crescita enorme che fa il paio con il crollo della Francia che ha perso l’11,6% facendo registrare la sua presenza al 17,7%.

Ci è capitato di recente di parlare del caso di New York, dove ad essere maggiormente presenti sono i vini nazionali. Ma conforta il dato nazionale degli Usa registrato da Wine Business Solution. In tutto il Paese, infatti, i vini nazionali rappresentano il 40,2% nelle wine list, ma la loro presenza in soli due anni è scesa ben del 15%. Chi ci ha guadagnato. Proprio noi. Con il 26,1% della presenza nelle Carte dei Vini statunitensi, infatti, il Bel Paese ha incrementato la presenza delle sue eccellenze enologiche, nello stesso lasso di tempo, del 50%. Un vero e proprio exploit che ha penalizzato anche la Francia scesa al 12,2% con un calo di etichette sulle Carte dei Vini americane del 20% dal 2017 ad oggi.

Bene anche in uno dei mercati più “nuovi”, quello australiano. I vini italiani qui ci sono e nonostante siano solo il 10,7% dell’offerta (dietro quelli del Sud del Paese e di Victoria rispettivamente al 29,7% e il 14%), la loro crescita è anche in questo caso notevole: il 31% in più rispetto al 2017 che ha determinato anche il sorpasso dei francesi fermi al 10,1% con una perdita del 9%.

 

In conclusione…

Brexit e dazi fanno paura, ma le basi da cui parte il vino italiano sembrano decisamente solide. E piace leggere dall’analisi di Wine Business Solution, che ad essere sulle Carte dei Vini di tutto il mondo non sono solo Prosecco e Pinot Grigio. La territorialità, la regionalità sono determinanti a e spazio ce n’è per tutti. Un punto di partenza importante soprattutto per quelle cantine che cercano di farsi spazi in un mercato sempre più competitivo.

A fare la differenza è dunque la qualità e la capacità dei calici di abbinarsi ai piatti diventando, insieme, rappresentanti dell’identità di ogni singolo ristorante. Ed è proprio la crescente curiosità dei ristoratori a permettere di guardare con positività al domani. Curiosità cui si aggiunge quella dei consumatori che sono sempre più informati e amano conoscere, anche grazie all’aiuto dei sommelier, novità da portare nei loro calici. L’Italia, Paese della Vecchia Europa con una delle storie più antiche anche nel campo della viticoltura, dunque, è anche il Paese che può guardare ad un futuro in crescita nelle Carte dei Vini e nei mercati di tutto il mondo facendo leva sull’unicità della sua biodiversità.

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