Le prime stime reali dell'Ovse nell'articolo di Giampiero Comolli. La situazione è difficile, ma la colpa non è tutta del lockdown!

L’Ovse fa il punto sulla situazione bollicine francesi in vista delle festività e della possibilità che di brindisi se ne faranno pochi se non per niente. E’ Giampiero Comolli sulle pagine dell’Osservatorio che illustra l’attuale situazione in prossimità della raccolta dati che si sta portando avanti e si avvia alla conclusione.

La posizione della Francia, forse il Paese più colpito dalla possibile impossibilità (perdonate il gioco di parole) di sollevare i flute, i media l’hanno raccontata così: ‘il n’y avait pas de clientèle’. Un vero e proprio grido di dolore, sottolinea Comolli. Vediamoli allora i dati fin qui raccolti dall’Ovse e la fotografia che ne emerge in vista delle feste natalizie.

 

Bollicine francesi e non solo: per il settore vino d’oltralpe si stima nel 2020 una perdita di 2 miliardi di euro nell’export, pari al 20%

Parliamo di dati reali e definitivi: quelli che fanno riferimento alla situazione fino al 30 novembre. Le prime stime sono “allarmanti” perché, questo il monito di Comolli, “sembra che nessuno beva più bollicine in Europa”. Ma è davvero così? I dati che arrivano dalla Champagne, ma anche dalla Spagna (Cava), incoraggianti non sono.

Si stima nell’export, in termini di valore, un calo per i vini dei cugini d’oltralpe di almeno 2 miliardi di euro (dai 10 miliardi del 2019 agli 8 miliardi del 2020). In percentuale un calo del 20%. Un numero che, nonostante l’Italia sia destinata anch’essa a calare, con l’allarme lanciato già da produttori e associazioni di categoria, ci metterebbe comunque in una situazione migliore. Per il Bel Paese, infatti, il calo stimato dall’Ovse è, in termini di volume, tra il 6 e il 6,1% con in termini di valore di una perdita decisamente inferiore a quella delle bollicine francesi: si passerà dai 6,45 miliardi del 2019 ai 6,05 del 2020. Il tutto, ovviamente, con differenze importanti a seconda delle tipologie “risultando più colpite – sottolinea Comolli – le fasce intermedie di brand e di prezzo”.

Ad allarmare di più, ovviamente, tornando al tema principale, quello delle bollicine con l’allarme apparso su tutte le testate francesi, alsaziane e svizzere con riferimento allo Champagne.

 

Crollano le bollicine francesi e lo Champagne teme: ma è davvero tutta colpa del lockdown? Soffrono le etichette intermedie, per i premium è un gran momento

La tensione è alta. Il lockdown il crollo lo ha mostrato e dimostrato. Tutti lo hanno subito anche a causa del settore horeca, “mentre fa discutere – sottolinea Comolli – il diverso andamento ancora più marcato per le etichette più pregiate, quelle destinate alla ristorazione stellata e medio alta”.

Eppure, ed è questo il dato da sottolineare, non si può dare tutta la colpa al lockdown. Lo hanno riferito gli stessi produttori di bollicine francesi ai media dichiarando che il calo dei volumi nei mesi peggiori è stato anche del 33-41%, mentre è stato minore il danno economico corrispondente che si stima tra il 19 e il 28% in valore di entrate per le aziende.

Sull’articolo dell’Ovse si dice chiaramente: “le chiusure forzate da Covid-19 hanno inciso, ma non solo”. A cambiare sono state le richieste di etichette da un livello ad un altro. E, sorpresa, spesso si è deciso di spendere di più e puntare su un brand piuttosto che un altro.

Ecco che allora nella fotografia scattata si scopre che a rimetterci sono state le etichette intermedie, mentre quelle premium hanno aumentato la loro presenza. “Un segnale – si legge – che oggi il governo francese sta studiando con un tavolo di rappresentanti del mondo della produzione, ma anche degli intermediari e dei distributori. Infatti anche queste ‘tappe’ della filiera – sottolinea Comolli –, che per lo Champagne sono spesso più numerose, stanno subendo grossi danni e difficoltà”.

 

Per tornare a fare i numeri pre-covid ci vorranno almeno due anni. Un recupero, in Francia, lo tenta la Gda

E allora vediamo i numeri risultati da quanto dichiarato all’Ovese-Italia da alcuni intermediari. Secondo quanto riferito al 30 novembre 2020 invece di aver trattato 300 mila bottiglie di Champagne ne hanno trattate 200 mila: il 33% in meno. Con il fine anno si spera in sostanza di recuperare un po’ e fermare la discesa al -20%.

Quanto ci vorrà per tornare alla situazione pre-covid? Secondo gli economisti, sottolinea ancora Comolli, almeno due anni. Un tempo che sembra infinito. Anche perché a non essere incoraggianti sono anche i dati della distribuzione al dettaglio e le spedizioni dove le perdite maggiori, per la Francia, sono proprio nel mercato interno secondo quanto emerso dai sondaggi Ovse.

A tentare di frenare la discesa, annunciano le catene Gda d’oltralpe, le operazioni di “promo prezzo” sui marchi più noti che potrebbero essere venduti fino al 40% in meno. “Il rischio – si sottolinea nell’articolo pubblicato – è uno scontro con i prezzi già definiti e pubblicati sulle piattaforme e-commerce e i siti online delle cantine”.

 

A rimetterci in un quadro così complesso e delicato è anche l’occupazione…addio cestini natalizi!

A rimetterci è anche l’occupazione. Scendono le assunzioni di cantine e negozi per il confezionamento pacchi, l’assistenza nella spedizione e la distribuzione che, ricorda Comolli, normalmente da lavoro a circa 70mila persone. In una situazione così difficile non stupisce dunque l’indiscrezione riportata secondo cui il Civc, il comitato interprofessionale francese, considererebbe “salva” l’annata in termini di export se si riuscissero a superare 250 milioni di bottiglie a fronte delle 303 del 2018 e i 320 milioini record di qualche anno fa.

L’auspicio è che si possa presto parlare di ripartenza, anche attraverso nuove strategie che, il Covid, ha comunque imposto a tutto il settore.