Giampiero Comolli, presidente dell'Osservatorio Ovse-Ceves-Uni sull'andamento del settore: quasi recuperati i volumi pre-pandemia del 2019 in Italia, bene nell'export con gli stanieri che ci scelgono sempre di più a fronte di un mercato nazionale dove l'incertezza e la disuguaglianza nelle scelte c'è. Un vero exploit quello dei prezzi e i luoghi di consumo...cambiano!

Le bollicine riprendono a “frizzare” e il 2022 è decisamente un anno che si chiude con un recupero molto importante.

A fare il punto è il presidente dell’osservatorio Ovse-Ceves-Uni Giampiero Comolli che spiega come i volumi pre-pandemia del 2019 siano stati quasi recuperati in Italia con l’export che cresce ancora nell’affidabilità e i nostri calici sempre più apprezzati dagli stranieri. A fare da contraltare il consumatore italiano che all’insegna della disuguaglianza e dell’incertezza fa i suoi acquisti, mentre luoghi e tempi di consumi cambiano incidendo anche loro sulle loro scelte.

L’Italia resta leader nella produzione mondiale delle bollicine, ma è ora di capire che l’identità e la professionalità dei produttori sono un valore da esaltare

L’Italia sempre leader nella produzione mondiale di vini spumanti sia per il metodo tradizionale che per il metodo italiano.

Primato anche nell’esportazione e l’Italia delle bollicine prima anche per notorietà e richiesta, ma un monito Comolli lo fa e a ragione. “Basta chiamare charmat o martinotti il nostro metodo di produrre spumante: è dequalificante. E’ assurdo usare il cognome di una persona come indicazione di metodo produttivo! E’ sminuente della identità e della professionalità del produttori”. Eh sì, è ora che si esca da ottiche sbagliate e anacronistiche e che si dia il giusto peso all’eccellenza che nel nostro Paese c’è. Lo si sa, ma sembra quasi che si faccia finta di non saperlo, ma essere fieri del proprio valore è sempre un’ottimo abito da indossare per mostrare sicurezza e capacità.

I numeri, in questa esigenza di affermare chiaramente il valore che si ha, fanno la loro parte e parlano in modo chiaro e indiscutibile. Secondo le primissime stime dell’osservatorio Ovse il 2022 di chiuderà alla grande. A fronte di una produzione intorno a 870 milioni di bottiglie per un valore di 3,3 miliardi di euro ci si attendono consumi (Docg, Doc, Igp e VS) di 855-865 milioni di bottiglie per un fatturato mondiale al consumo di 7,3 miliardi di euro. Un numero che ci avvicina sempre di più al record della Francia, ma che lo fa solo grazie a distribuzione, commercio e importazione.

“Occorre ancora riflettere su questo dato economico, ma in una ottica di strategia nazionale anche istituzionale e di scelte di politica degli asset agroalimentari nazionali”, confida Comolli alla fine di un anno caratterizzato da forti rincari su tutto che incidono, sottolinea, di più su etichette di primo prezzo rispetto a bottiglie premium sia per i vini spumanti che tranquilli. Si preannuncia un dato finale anno 2022 per le bollicine nazionali, con crescita leggera dei volumi, crescita forte dei valori.

Solo la notte di Capodanno salteranno tra 36 e 39 milioni di tappi con l’horeca in grande ripresa: ecco come va, anche con prezzi e previsioni di spesa

Come andrà dunque il periodo natalizio? Si sa che le festività, capodanno in primis, vedono saltare molti tappi. A quanto pare si venderanno meno bottiglie di vino e più spumanti da grande distribuzione, e ci sarà una crescita della distribuzione organizzata e l’ecommerce rispetto al 2020 e il 2021.

A recuperare saranno i volumi e consumi in horeca e nella ristorazione commerciale. Una ripresa avviata già in estate e che va dal 4 al 9 per cento. Diminuiti invece gli acquisti in Gda (-3,5%) rispetto al 2021 e 2020. Nel complesso, questo il dato rilevante, una buona ma contenuta crescita dei volumi a fronte di una forte crescita dei valori al consumo.

Una crescita così importante da riportare quasi ai numeri del 2019, ma con delle differenze. Quelle dei modi, delle condizioni e degli ambienti di consumo.

Per quanto riguarda il numero di bottiglie che saranno protagoniste dei festeggiamenti ci si attendono 75-78 milioni di tappi saltati, un dato decisamente in linea con quello del 2019 quando sono stati 78,4 milioni. Si privilegeranno le bottiglie con costi tra 6 e 9 euro di prima fascia e tra i 15 e i 20 euro di prezzo al consumo: intorno a 35-45 euro, il valore al ristorante più gettonato). Solo la notte di Capodanno si prevedono 36-39 milioni di bottiglie stappate per un giro d’affari di circa 400 milioni di euro. Numeri delle festività che per le cantine si tradurranno in un pacco natalizio di circa 280-290 milioni di euro che, al consumo sulla tavola, diventano circa 700 milioni di euro.

Entrando nel dettaglio delle scelte il 2022 farà sentire ancor di più la forbice tra le etichette di primo prezzo e quelle premium. Negli ultimi 6 mesi del 2022, evidenza l’Osservatorio, si sono registrati sugli scaffali e nelle liste rincari fra il 5 e il 10 per cento delle bottiglie di vini e spumanti, anche non giustificati per contratti sottoscritti nei primi mesi del 2022. Rincari che sembra non dipendono dalle aziende produttrici.

Finalmente si torna a festeggiare fuori casa con le bollicine territoriali sempre più protagoniste nelle carte dei ristoranti più noti e premiati

Finalmente si torna a festeggiare fuori casa, soprattutto alla vigilia e a Natale tanto che già sembrano essere quasi tutti esauriti i posti in ristoranti e trattorie. Capodanno torna protagonista in pizze e strade, ma con l’uscita dalle quattro mura domestiche e il ritorno nei locali notturni.

In quanto alla scelta delle bollicine a presentarsi con uno sfavillante abito da sera sono soprattutto le bollicine autoctone di zone spumantistiche non tradizionali, soprattutto del sud Italia, anche molto innovative come quelle ottenute con uve Negroamaro o Primitivo. Cresce in continuo il numero di nuove etichette di bollicine anche in Toscana, in Piemonte e in Sicilia.

Fra i metodo tradizionali-classici, emerge dall’indagine, bene la posizione crescente sul mercato degli Alta Langa e Trento anche per una qualità oramai riconosciuta: fra i consumatori nessuna scelta prioritaria Docg rispetto Doc. Trentodoc in crescita grazie a brut e i millesimati. Franciacorta stabile, con buona ripresa per Saten e Dosaggio Zero. In crescita il Conegliano Valdobbiadene Cartizze Docg e Asolo Docg; si consolida la leadership del Prosecco Doc nella distribuzione commerciale.

Ed è una buona nuova anche il fatto che nei ristoranti più noti e più premiati sono sempre di più in carta le bollicine e i vini delle cantine vicinali e regionali a testimonianza della forza della territorialità sempre più presente nelle scelte dei consumatori.

La rivincita dei vini Moscato dopo anni di difficoltà

Buone notizie anche per i vini Moscato soprattuto i passiti dal grande valore identitario come lo Zibibbo di Pantelleria dorato dorato naturale “non liquoroso e non moscato qualsiasi”, sottolinea Comolli, ancor più per quelli di piccole cantine sconosciute. Per loro dopo 5-8 anni di calo, finalmente il recupero.

I consumatori sempre più diretti e semplici nella scelta del vino, ecco quali sono i criteri con cui decidono spiegati dal presidente Comolli

Per quanto concerne le scelte “i consumatori – sottolinea Comollisono sempre più diretti e semplici nella scelta del vino. Deve piacere, essere identificabile, facile da trovare, di prezzo contenuto e rispondente alle iniziative”.
Quest’anno una famiglia italiana su tre dovrà comunque rinunciare a una bottiglia di spumante in più rispetto al 2018 e il 2019 e il calo dei consumi e della spesa complessiva nelle festività ci sarà con una media di discesa del 9 per cento.
Le etichette di largo consumo restano quelle privilegiate, ma resta un trend regolare quello delle etichette premium che non risentono incertezza e diseguaglianza durante le festività.

Come detto si torna a vivere le feste fuori casa e in questo contesto horeca, luoghi di vacanza, abbinamenti speciali cibi&vini sono al centro dell’attenzione . “I consumi – sottolinea ancora il presidente dell’osservatorio Ovse – sono più legati a condizioni e sensazioni estemporanee. Nel 2022 accentuata la voglia di uscire. Nella scelta di una bottiglia come molti altri prodotti, i consumatori sono più attenti a bisogni e a opportunità soggettive”.

Un segno di consapevolezza in uno scenario in cui, prosegue l’osservatorio, le etichette di vino massmarket (quelle più presenti-pubblicizzate e con più volumi ed etichette in vari canali) non risentono la stagionalità “festaiola” dei consumi. Tutti i vini spumanti italiani e stranieri hanno perso nell’anno una percentuale significativa di consumi destagionalizzati: “nel 2022 si è già notato un ritorno al consumo di bollicine più occasionale, più mirato, più eventistico – prosegue Comolli -mentre cresce il consumo quotidiano di vino bianco tranquillo”.

Cresce la concorrenza estera, ma l’Italia non retrocede: lo scenario fotografato dall’osservatorio

Uno sguardo anche all’estero dove la concorrenza al prodotto italiano cresce soprattutto da parte dei piccoli produttori francesi di champagne e di multinazionali della distribuzione multimarche mondiali.

Per lo Champagne si registrano consumi di bottiglie di primo prezzo, ma identificate geograficamente (al di sotto di 45 euro). Crescono le etichette dei RM, i piccoli vitivinicoltori imbottigliatori ex soci delle cantine sociali di cui molti usufruivano del conto-terzismo cooperativo; con 30-35 euro la bottiglia si scoprono vini ottimi di piccole aziende sconosciute (sono oltre 5mila i marchi esistenti e circa 100 arrivano in Italia).
Si stimano in 2,1 milioni i tappi di Champagne che voleranno, ma con un calo del 35 per cento rispetto agli anni d’oro del 2015-2019.

Reggono le etichette premium: il mercato italiano è fra i più richiedenti. Prezzi ancora più contenuti per altre bollicine straniere. Nei pacchi dono, continua e si accentua la presenza di almeno una bottiglia di bollicine: fra le etichette nazionali vince il Franciacorta, fra le estere vincono i brand più diffusi e più massmarket di Champagne.

Nell’export l’Italia si conferma leader in Paesi “noti”, ma dall’Oriente arrivano segnali importanti perché le nostre bollicine significano “festa per tutti e ovunque”

Quindi l’export in cui l’Italia si conferma leader in Paesi come Stati Uniti e Gran Bretagna e non solo grazie al cambio delle monete. Ottimi segnali arrivano anche da Asia, Oriente e Cina.

Durante le feste fuori dai confini nazionali voleranno 225-240 milioni di bottiglie di spumante (più 8,5 per cento). Un boom di fine anno mondiale non marginale con i vari rincari pari a 5,3 miliardi di euro. Un record per qualunque vino mondiale nell’arco solo di 30 giorni di consumo.

Ovse-Ceves registra un Oriente asiatico molto attivo con un più 11 per cento di bottiglie di spumante acquistate per le feste. Incrementi in alcuni Stati anche del più 18 o più 24 per cento dei valori al consumo. Benissimo anche i vini rossi tranquilli italiani, stabili i vini bianchi. La dichiarazione più ripetuta dagli stranieri intervistati sul perché la scelta delle bollicine nazionali è “perché spumante italiano vuol dire festa per tutti e ovunque”.

Ecco come va nei confini nazionali

In base ai dati raccolti e alle interviste degli operatori commerciali, emerge che in Italia c’è una tenuta delle etichette dei Valdobbiadene e Conegliano Docg, benissimo in horeca la scelta delle Vigne e Rive, soprattutto per aziende vitivinicole sotto le 200 mila bottiglie prodotte. Asolo Docg segna un altro exploit all’estero. Anche il Prosecco cresce ancora (più 11 per cento) nel mercato interno Ue.

Il Prosecco, non gli Spumanti, sono sempre più alternativa diversa allo Champagne. Anche il Prosecco inizia a subire le rivendite fra Paesi, sottolinea l’osservatorio, come il caso del Belgio che esporta Prosecco in Uk e Norvegia diverse casse al mese.

Scelte dei consumatori e consumi generali di cibo e vino: ecco cosa chiedono i consumatori e cosa chiedono le imprese

Dall’indagine svolta da Ovse-Ceves sulle scelte dei consumatori e sui consumi generali cibo&vino 2022, emerge come il consumatore chieda un riposizionamento dell’iva e un patto fiscale su prodotti alimentari di prima necessità che possono alleviare l’inflazione.

Dalle imprese del consumo arriva anche la proposta che beni e prodotti di lusso, soprattutto elitari e di alto valore aggiunto per marchio e per concentrazione consumo, possano avere una aliquota fiscale differente. Fra i consumatori di vini è forte e provata la sensazione di una speculazione che non viene bloccata o eliminata.

Nelle scelte solo due strade per i consumatori: o spendere il 10-15 per cento in più del 2020 e 2021 o rinunciare a qualche bene non indispensabile, come già sottolineato. Dilemma e incertezza fra cambio del cellulare e acquisto del panettone o di una bottiglia di spumante in più? Nelle risposte il 65 per cento degli intervistati si dichiara pronto a rinunciare al panettone ma non alla bottiglia di spumante, indipendentemente dal costo del panettone più contenuto sullo scaffale.

Il potere di acquisto delle famiglie, in particolare in riferimento ai single o chi ha due figli piccoli, è in calo: “le decisioni del governo Draghi e Meloni non possono essere immediate, non agevolano i consumi 2022 e non sono risolutive. Solo a metà 2023 avremo un risconto reale”, conclude l’osservatorio.

 

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