Ma è davvero un mercato concorrente? Ecco cosa emerge dal report Iswr. Il Bel Paese non è ancora tra quelli dove i consumi crescono, ma per l'export il settore è florido e no...non è una guerra!

Che vi piaccia o no, quello dei vini low alchol o a zero gradazione alcolica è più di una tendenza e nel 2021, a livello globale, ha fatto registrare un valore di 10 miliardi di dollari. Lo dice l’Iwsr e se è vero che tra i Paesi dove spopola l’Italia non c’è, è altrettanto vero che l’Italia, a queste nuove realtà strizza l’occhio perché il loro peso, nell’export ce l’hanno eccome.

 

Vini low alcol o zero gradazione? Crescono in tutti e 10 i mercati principali delle bevande e il segno più non è destinato ad arrestarsi

Vino e non solo. Il cosiddetto “low alchol”, ma anche lo zero alcol sono ormai sempre più diffusi e i prodotti di questa categoria crescono nel mercato delle bevande. Nel 2021 la crescita è stata di ben il 6% e hanno rappresentato il 3,5% dei consumi nei 10 mercati principali, ovvero Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Giappone, Sud Africa, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti.

A rilevarlo l’indagine “No-and low-alchol strategic study 2022” Iwsr che in numeri ci dice quanto il loro consumo sia aumentato. Se oggi infatti il suo valore è 10 miliardi di dollari, come detto, solo nel 2018 era di 7,8. E il trend non si arresta tanto che da qui al 2025 si immagina una costante crescita dell’8% fino al 2025. E gli alcolici (quelli che tanto amiamo) devono far fronte ad un piccolo, ma significativo assalto se si considera che, secondo le proiezioni, per loro la crescita sarà dello 0,7% l’anno.

Amanti del vino anche per il nettare di Bacco quello del low and zero alcol è una realtà. Lo dicono i numeri. Sebbene sidro e birra restino inarrivabili con il loro 75% dei volumi complessivi e una crescita prevista dell’11% fino al 2025, a fare il botto è proprio il vino per cui si valuta il 20% in più tanto da essere considerati molto più buoni dai “classici” dal 9% dei consumatori. E anche per i ready-to-drink analcolici le previsioni sono rosee: per loro la crescita prevista da qui a tre anni è del 14%.

 

La Germania è il Paese dove il low alchol o la zero gradazione piace di più, ma la gran parte di quelli che fa questa scelta, ad un calice alcolico non rinuncia

Guardando ai mercati dove il vino a bassa o zero gradazione alcolica fanno maggiori conquiste, su tutti c’è la Germania, seguita dalla Spagna a notevole distanza. Entrambi i Paesi, nel 2021, hanno fatto registrare una crescita del 2% dei consumi. A fare boom, però, sono stati gli Stati Uniti dove la crescita è stata del 31%, seguiti dal Regno Unito (+17%): Il Giappone, invece, non solo non cede, ma ci ripensa e scende nei consumi dell’1%.

La discriminante che, a quanto pare, influisce molto sulla scelta, è l’idea della moderazione che le bevande low and zero alcol portano con loro. Secondo Iwsr, infatti, il 43% di coloro che le acquistano ha dichiarato di farlo proprio perché poco alcoliche e dunque più adatte ad essere consumate soprattutto in determinate occasioni. Cosa che, in sostanza, permette loro di godere di un buon vino, ma senza dover alzare il gomito.

Se c’è una buona notizia è che questo tipo di bevande non cancella la scelta degli alcolici, ma li sostituisce, diciamo così, al momento giusto e, soprattutto, permette di godere di un buon calice e o un’ottima pinta, in qualsiasi momento tenendo però a bada i rischi legati al consumo esagerato di alcol. Solo il 17% degli intervistati, infatti, ha detto di evitare gli alcolici seppur sceglie le bevande a bassa gradazione. Certo è che il 37%, come anticipato, sceglie queste nuove tipologie per evitare gli effetti degli alcolici, mentre un altro terzo lo fa per questioni di sapore.

 

Per i millenial sono ottimi anche dopo l’attività fisica, ma le bevande a basso o zero alchol dopo cena…proprio no

Quando si consumano di più le bevande low o zero alchol? Normalmente, hanno risposto a Iwsr gli intervistati, la sera, durante i pasti e soprattutto in casa. Non è così per i Millennial che le scelgono anche dopo l’attività fisica. Pochi quelli che li scelgono per il post serata, cioè dopo le 23: sono solo il 5-6%.

Un’analisi che, ci pare di capire, più che parlarci di una guerra alchol-no alchol, ci parla di una buona convivenza in cui, un mercato, non esclude l’altro.

 

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