Le viti d'Oriente volano in orbita: si cerca perfezione e produzione. Obiettivo: diventare primi nel mondo. Noi crediamo nella storia e nella tradizione.

C’è una nuova sfida nel mondo del vino. E’ quella tra Italia e Cina. Non abbiamo fatto in tempo a sperimentare le vendite nel Paese asiatico su Alibaba e a superare la Francia in produzione che la prima ha deciso di sbaragliarci. Che i cinesi abbiano manie di grandezza lo si è sempre saputo. D’altra parte è immensa per estensione e numero di abitanti. Ma in meno di 24 ore ha fatto sapere di avere due obiettivi: diventare il primo produttore di vino al mondo e di trovare il modo di creare vitigni “indistruttibili” spedendoli direttamente nello spazio.

Roba da fantascienza? A loro dire no.

 

Vino, Italia vs Cina: inizia la “guerra” della produzione. 

Vino - produzione

Abbiamo stappato tante bottiglie di prosecco per brindare al sorpasso della nostra produzione su quella francese. Soprattutto sul crescente range delle nostre bollicine che stando ai numeri iniziano a intaccare la supremazia di quelle francesi. Non solo. Il clima, nonostante alcune avversità soprattutto nelle zone del sud, sembra che ci abbia regalato un’ottima vendemmia al contrario delle terre di Champagne dove, hanno fatto sapere i cugini d’Oltralpe, la produzione potrebbe ridursi di oltre il 25% per il flute visto il continuo imperversare delle piogge.

Adesso, però, a lanciarci la sfida è proprio la Cina. Qualcuno in Italia ha mai bevuto un vino cinese? Probabilmente no. Magari per sfizio sì, ma non troppo. Eppure i numeri li fa già da tempo. E ora, forte della sua supremazia economica, sembra proprio che il lontano Oriente voglia “minacciare” il nostro primato. Sebbene di qualità non si parli affatto. Almeno non su questa terra.

 

Vino, Italia vs Cina: quel che non abbiamo lo compriamo.

vino - cina spagna

La ChangYu Pioneer Wine ha dichiarato: “siamo certo che in futuro diventeremo il più grande produttore di vino al mondo”. Una minaccia? Per loro no, ma noi un po’ minacciati ci sentiamo. L’azienda, la più antica della Cina fondata nel 1892, e permetteteci di dire molti secoli dopo della vecchia cara Europa, è attualmente la più grande sia in termini di volume che di produzione. E’ leader che nelle vendite in casa. Ma si sa. Un po’ la smania colonialista i cinesi l’hanno sempre avuta e nel crescere sono particolarmente bravi.

Ecco perché ora la ChanYu ha deciso di prendere letteralmente il volo verso i mercati internazionali. A darne notizia è stata agrinfrmacion, il portale spagnolo che, assicura, l’azienda sia già la quarta produttrice al mondo. L’idea, però, non tanto quella di produrre direttamente in Cina. E’ quella di comprare quanto più possibile all’estero per assicurarsi il primato. D’altra parte la Chan Yu lo ha già fatto proprio in Spagna. Nel settembre 2015 ha acquistato il 75% ella Botega Marqués de Atrio. 

 

Vino, Italia vs Cina: alla ricerca del vino perfetto.

vino - vigne neve

Sui nostri terreni, quelli terrestri sia chiaro, i nostri produttori, soprattutto i piccoli, portano avanti battaglie nobilissime. C’è chi cerca di recuperare vitigni dimenticati, vedi la Spergola; chi difende i vitigni autoctoni dai presunti attacchi dei grandi produttori che vivono proprio dietro l’angolo. Vedi il Carso. Chi preferisce perdere le denominazioni pur di tutelare la qualità dei propri prodotti. Vedi l’Emilia Romagna. Dall’altra parte del mondo, in Cina per l’appunto, c’è chi invece ha deciso che il vino deve essere perfetto.

Quasi inquietante diremmo. Ora, che le malattie della vite siano una realtà, che le vendemmie debbano i loro esiti proprio agli andamenti climatici e che i mutamenti di questo stiano spingendo a studiare, capire, fare ricerca per salvaguardare il più possibile le viti è una realtà. Ma, in fondo, è anche una bella realtà. E’ una sfida continua. E’ l’evolversi naturale del rapporto che l’uomo ha con la terra. Quel rapporto che lo ha spinto a piantare viti nei posti più impervi tanto da far guadagnare ai coraggiosi l’appellativo di “viticoltori eroici”. Ci ha spinti a studiare le tecniche di produzione, le modalità di innesto. Insomma: nei secoli ha fatto del nostro vino…il nostro grande vino!

Ai cinesi questo non basta. Loro il vino lo vogliono perfetto. Cosa poi si intenda per perfetto resta un mistero. Per loro più che dal gusto, ci sembra, sia legata piuttosto alla tecnica. Et voilà: si vola nello spazio.

 

Vino, Italia vs Cina: le viti fluttuano al di là dell’atmosfera.

vino - vigne nello spazio

Già. Volano proprio nello spazio. Nel senso stretto del termine. Che gli astronauti non siano nuovi a metter su piccoli orti per capire come sia il clima e se gli altri pianeti siano abitabili è qualcosa che si cerca di fare da moltissimi anni. E qualche piccolo risultato lo si è pure avuto. Non con le patate di Matt Damon in Martian, ma con il fiore sbocciato nella piccola serra dell’ISS non molti mesi fa. Parliamo della Zinnia. Se la sono portata oltre l’atmosfera e lì il fiore alla fine è sbocciato. 

I cinesi hanno deciso di portarci le viti. Perché? perché “gli scienziati sperano che far crescere un vitigno nello spazio provocherà delle mutazioni in grado di renderlo più adattabile al duro clima di alcune delle regioni dove sta prendendo piede la produzione vinicola”. Così si legge su DecanterChina.com. E in effetti, gli va riconosciuto, in quanto ad eroismo, siamo sulla Terra, il merito gli va riconosciuto. 

Per produrre vino sono arrivati sulle pianure tibetane, nella tersa arsa del deserto del Gobi e alle pendici rocciose della provincia di Ningaxia. Ma a loro non basta! I cinesi ora vogliono la vite perfetta come ci fa sapere il Guardian. Vite già arrivata oltre l’atmosfera a bordo del laboratorio Tiangong-2. Se proprio lo volete sapere sono volati lassù Cabernet Sauvignon, Merlot e Pinot nero.

 Vero è che sono polari le temperature con cui il vino cinese si deve scontrare qui tra i comuni mortali. Ora, con le radiazioni, gli scienziati “sperano di innescare delle modificazioni genetiche nei vigneti che li aiutino a sviluppare nuove forme di resistenza al freddo, alla siccità e ai virus“.

 

Vino, Italia vs Cina: ci si perdoni. Noi restiamo con i piedi per terra.

vino - terra uva

Siamo riusciti a mandare in crac molti nei nostri mercati. Questo è vero. Pensiamo al calcio. I cinesi ci hanno letteralmente comprati (e non solo loro). Ci sono cose del nostro Made in Italy che però, sono la nostra storia, il nostro marchio di fabbrica e la nostra identità. Il vino è certamente uno di questi. Tanto che il Testo Unico ha voluto proprio riconoscerlo come patrimonio. Con tutto il rispetto per una potenza come quella cinese, auguriamo loro di trovarla la vite perfetta. Ma da parte nostra ci sentiamo più affascinati dalle storie dei nostri piccoli produttori che con pazienza e nobiltà riscoprono eccellenze dimenticate, lottano per tutelare i patrimoni naturalistici e si impegnano tra gioie e fallimenti per far sì che un patrimonio così grande non vada perso.

Quello che alla fine ci chiediamo è. Una vite perfetta regalerà un vino perfetto? Ma soprattutto: siamo sicuri che la perfezione non sia la peggior nemica del sapore? Continuiamo a preferire i raggi del sole a quelli dello spazio. Magari cambieremo idea. Nel frattempo promettiamo di provare il Noble Dragón. Il rosso di della ChangYu Pioneer Wine. Un vino per il 40% Cabernet Sauvignon e per il 60 Cabernet Gernischt che nel 2015 ha portato fuori dalla cantina 450 milioni di bottiglie.

In cambio offriremmo una buona bottiglia di Chianti. Una di quelle con cui quest’anno si brinda ai 300 anni del Gallo Nero. E ne siamo certi il suo chicchiriare si farà sentire sin…nello spazio!

 

Crediti fotografici: prima foto in alto Cristiano Gatti – Flickr CC. Seconda foto dall’alto Federico Zanone – Flickr CC.